Liceo Ranchibile, tra vittime di mafia spunta anche Salvo Lima Le scuse del preside Filippone: «È stato un errore materiale»

«Purtroppo, la foto che avrebbe dovuto riprodurre Lenin Mancuso, a causa di un errore materiale, era invece quella di Salvo Lima. Ci scusiamo dell’accaduto». Si chiude così la nota di scuse a firma del preside Nicola Filippone, dirigente scolastico dell’Istituto Salesiano Don Bosco Villa Ranchibile. Un  messaggio doveroso, dopo la pioggia di commenti e critiche che lo hanno raggiunto per lo strafalcione accaduto durante l’evento Notte bianca del liceo classico, che si è svolto ieri a scuola. Durante la serata, infatti, qualcosa è andato storto, in particolare subito dopo l’esibizione di alcuni alunni del terzo anno conclusa con la citazione del Somnium Scipionis di Cicerone, accompagnata da una riflessione sull’importanza dell’impegno civile e politico in nome della libertà propria e dei posteri.

Mentre i ragazzi leggevano, sullo sfondo si veniva proiettato un collage fotografico in cui si volevano ricordare le vittime della mafia: Carlo Alberto Dalla Chiesa, Giovanni Falcone, Lenin Mancuso, Peppino Impastato, Rita Atria, Paolo Borsellino, Boris Giuliano, Pino Puglisi, Rocco Chinnici. Questi i nomi scelti. Solo che a proiezione in corso qualcuno ha notato che al posto della foto del poliziotto ucciso nel ’79 insieme al giudice Cesare Terranova, c’era l’onorevole Salvo Lima, anche lui ucciso dalla mafia nel ’92, ma con la differenza che il suo ruolo, in vita, era stato quello di essere uno dei principali referenti politici della mafia siciliana.

                                                 

«La scelta di questi nomi nasceva dalla volontà di presentare un quadro rappresentativo della società e di tutte le categorie di persone accomunate dal medesimo sacrificio», continua la nota del preside Filippone. Ma un errore materiale ha guastato la serata. Soprattutto ai genitori dei ragazzi, che non hanno risparmiato all’istituto e al suo dirigente frecciatine al vetriolo anche a mezzo social. Una reazione, la loro, che ha costretto la scuola a divulgare la nota e a prendere le distanze dall’accaduto.


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