Vanno avanti da ieri e promettono di riservare ulteriori sorprese le operazioni con le quali la procura della Repubblica di Agrigento ha disposto il sequestro del porto turistico di Licata. Oltre ai 1500 posti per le imbarcazioni di Marina Cala del Sole, il provvedimento emesso dal gip Stefano Zammuto riguarderebbe anche tutti gli immobili attinenti: dalle aree commerciali ai servizi portuali fino ai due borghi turistico-ricettivi. A eseguire il provvedimento sono stati decine di agenti della squadra mobile e della guardia costiera di Agrigento.
Nella complessa operazione, che verrà illustrata domani in una conferenza stampa, risulterebbe anche un folto numero di indagati. La vicenda del porto turistico di Licata si è rivelata un vero e proprio ginepraio. A partire dall’assenza del pagamento degli oneri di concessione non corrisposto al Comune dalla società privata che ha realizzato le strutture, vale a dire Iniziative Immobiliari srl. Un mancato introito di circa sette milioni di euro, per il quale è stato chiesto il rinvio a giudizio del dirigente comunale Vincenzo Ortega e dell’imprenditore Luigi Francesco Geraci. Il 26 marzo è previsto l’inizio del processo davanti al gup Malato.
Questa volta poi a essere danneggiata dall’operazione potrebbe essere anche la Regione Siciliana. Alla base del sequestro, infatti, ci sarebbe anche la presunta occupazione abusiva delle aree demaniali, cioè di competenza proprio della Regione. Oggetto della questione sarebbe dunque la concessione che gli uffici regionali hanno concesso il 22 maggio 2006, riguardante una superficie complessiva di 501mila 698 metri quadrati di specchio acqueo per la durata di 99 anni e che prevedeva espressamente la realizzazione delle opere di progetto in tre distinte fasi e con precise scadenze.
Come evidenziato dagli atti pubblici raccolti dall’associazione antimafia A Testa Alta, che segue le vicende del porto di Licata da alcuni anni, oltre all’inadempienza agli obblighi contrattuali e in particolare a quelli connessi al pagamento (anticipato) dei canoni di concessione, le opere sarebbero state realizzate in difformità al cronoprogramma, con priorità data a opere che rientravano nella seconda fase. Come la costruzione dei due centri commerciali e delle altre attività commerciali che insistono sulla zona.
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