Una piccola libreria catanese fa partire il coro di no alla vendita del libro scritto dal figlio di Totò Riina su suo padre. Il giorno seguente all’intervista su Rai Uno a Salvatore Riina junior, la presa di posizione della proprietaria del negozio fa il giro dei social e viene sposata anche da altri negozi nel resto d’Italia. «Non lo ordiniamo e non lo vendiamo. Riina sarà stato anche un padre amorevole, come racconta il figlio, questo però è un pericoloso tentativo di revisionismo storico», spiega a MeridioNews Maria Carmela Sciacca, titolare della libreria Vicolo stretto di via Santa Filomena. Ma non sono solo di consenso i commenti che le sono arrivati, mentre altri esercizi commerciali valuteranno se mettere in vendita il volume.
Affisso alla vetrina della stradina del centro storico c’è un foglio che avverte che il libro non è in vendita. «Dopo avere assistito all’intervista rilasciata a Bruno Vespa ho provato lo stesso sdegno di quando in tv fu intervistato Massimo Ciancimino», spiega la libraia. Altri giornalisti hanno, in passato, dato voce a boss mafiosi, da Pippo Fava a Enzo Biagi: «Ma il modo di gestire la notizia – commenta – è stato ben diverso a confronto di quanto andato in onda ieri». Sulla stessa linea il commento rilasciato all’Ansa da Claudio Fava, vicepresidente della commissione antimafia: «Non importa chi intervisti, ma come lo intervisti».
E rispetto alla possibilità di perdere clienti, la libraia aggiunge: «Non mi importa. Davanti a certi temi bisogna schierarsi seguendo l’etica civile. Non lo facciamo per pubblicità, come alcuni rimproverano». Adesso proprietaria di un negozio di libri, da piccola sognava di fare la magistrata, mentre sua sorella minore Angelica – co-proprietaria della libreria – voleva diventare poliziotta. Maria Carmela ricorda ancora quando, a 12 anni, il giorno della sua comunione, volle onorare la scomparsa di Giovanni Falcone: ucciso a Capaci il giorno precedente. Strage per la quale Totò Riina fu condannato come mandante. «Durante la funzione religiosa, prima di leggere un passo della Bibbia, dissi “Dedico questa giornata a Falcone, ucciso dalla mafia“». La sua iniziativa di non vendere il libro di Riina junior è stata letta e accolta anche da altri colleghi.
Da Catania a Palermo, passando per il Friuli e l’Emilia Romagna, si sommano una dopo l’altra le librerie che su suo input hanno scelto di non mettere sugli scaffali il contestato volume che racconta, dal punto di vista del figlio, il boss definito il capo dei capi. Ma le posizioni che, almeno per adesso, non sono così nette non mancano. «Siamo un punto di informazione. Vendiamo libri di ogni genere, anche il Mein Kampf di Hitler – spiega Anna Cavallotto, proprietaria dell’omonima catena di librerie – Il volume non è ancora arrivato, e in passato ne sono stati venduti di simili che hanno suscitato polemiche. Decideremo se metterlo o meno in vendita».
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