Libera nos a malo, la danza si guarda anche online «Per liberarci dal virus dell’egoismo della società» 

Non poteva non esordire con la performance Sud-virus il cartellone online degli spettacoli di repertorio proposti dal coreografo Roberto Zappalà, a seguito della chiusura dei teatri e dell’isolamento forzato determinati dalla emergenza Covid-19. Un viaggio composto da circa sei spettacoli, raccolti sotto al nome Libera nos a malo, con cui si attraversa il linguaggio performativo nato sul palco di Scenario pubblico e la sua evoluzione nel tempo. Ma anche un inno alla guarigione, voluto per restare in contatto con il pubblico più lontano.

«Lo scopo principale – spiega il coreografo a MeridioNews – è mantenere un filo diretto con coloro che ci seguono da tanti anni, soprattutto a livello internazionale; ma anche fare conoscere al pubblico nuovo cosa facevamo nel passato, per mostrare il cambiamento creativo messo in atto. Come su un binario con due linee diverse». Un progetto dal titolo evocativo, che assomiglia a una preghiera del passato. Coerente al contempo con il presente, ovvero con il calendario in scena quest’anno in via Teatro Massimo: Maturità, omaggio ai trenta anni di attività della compagnia.

«Abbiamo ritenuto interessante – prosegue Zappalà – mettere in rete le opere più datate, con una storia più lunga, perché il nostro linguaggio Modem si è molto evoluto negli anni». Ma il progetto ha anche un altro significato: «Liberarsi dal male sia della società che del virus. Libera nos a malo, infatti, ha una doppia valenza letterale che non è casuale. La nostra epoca è connotata da un egoismo eccessivo. Mi ha fatto impressione, ad esempio, sentire le lamentele di chi non potesse fare una passeggiata o, addirittura, l’aperitivo. La verità è che si può fare a meno di qualunque cosa».

Insomma, la danza deve fungere anche da rimedio «per stimolare ad essere civilmente corretti nei confronti degli altri, soprattutto al Sud. È necessaria una rinascita del senso civico allargato e questo può essere un momento di grande riflessione, unico nella storia degli ultimi cento anni». La pubblicazione integrale delle performance sarà graduale, ma l’esordio è già avvenuto con Sud-virus (2011). «Era calzante», sottolinea il coreografo. Fosse solo per il titolo. Con la differenza che il virus della danza – il sud-virus, appunto – non genera tossine velenose ma è portatore di salute. Esso, infatti, è capace di generare abilità, valori morali ed estetici, che dal Meridione possono diffondersi ovunque. 

In programma anche Pasolini nell’era di internet del 2000 e un duetto del coreografo con il musicista Giovanni Sollima, risalente a 15 anni fa. Il numero esatto degli spettacoli previsti dipenderà comunque dalla durata della quarantena. Nel frattempo la compagnia si è necessariamente divisa. Chi è tornato a casa, chi è rimasto a Catania. «Tutti i danzatori fanno il loro dovere allenando il proprio corpo – conclude Zappalà – Ma il ritorno alla danza sarà lento: il nostro è un lavoro che più degli altri è fatto di contatto e di viaggi».


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