«L’ho uccisa perché mi ha infettato», ma tamponi negativi Dubbi sullo strano tentato suicidio del giovane infermiere

Si trova al carcere di Gazzi in attesa della convalida del fermo Antonio De Pace, l’infermiere 27enne che ieri ha strangolato Lorena Quaranta, nell’abitazione che condividevano in via delle Mimose a Furci Siculo. «L’ho uccisa perché mi aveva trasmesso il coronavirus». È quanto avrebbe detto a caldo al magistrato, spiegando così il suo gesto. Ma gli investigatori della procura di Messina, che hanno aperto un’inchiesta, non hanno creduto alle parole del 27enne. Hanno comunque eseguito i tamponi sui due ragazzi ed entrambi sono risultati negativi al Covid-19. 

Resta quindi da capire cosa sia successo alle 4 di ieri mattina nell’appartamento che i due condividevano da settembre, quando dopo tre anni di fidanzamento erano andati a vivere insieme. Avevano scelto di affittare una casa a Furci Siculo per venire incontro alle esigenze lavorative di Antonio che è infermiere e che nel piccolo comune ionico esercita la sua professione. Lorena viaggiava per recarsi all’università dove frequentava l’ultimo anno di Medicina. Una coppia felice e affiatata. Così la descrivono gli amici. Nessun segnale che potesse lasciar pensare al tragico epilogo.

Nei confronti di Antonio De Pace l’accusa formulata dal sostituto procuratore Roberto Conte è quella di omicidio volontario. Gli investigatori non crederebbero nemmeno al tentativo di suicidio del ragazzo, che ha chiamato il 112 diverse ore dopo l’omicidio. Ha detto di aver ucciso la sua ragazza e ha chiesto l’intervento dei carabineri. Il corpo di Lorena è stato portato all’obitorio del policlinico di Messina. Qui la medica Daniela Speranza dovrà eseguire l’autopsia per accertare la cause della morte. Sembrerebbe che prima di strangolarla, De Pace l’avrebbe ferita all’addome con un coltello

Il magistrato ha interrogato per tutto il pomeriggio e la serata di ieri il ragazzo, tornato nella caserma dei carabinieri di Santa Teresa a mezzogiorno dopo essere stato portato al Policlinico di Messina per medicare le ferite ai polsi che si è procurato con una lametta. Davanti al sostituto procuratore, assistito dal suo avvocato, ha confessato di aver ucciso Lorena. Ad occuparsi delle indagini sono i carabinieri che hanno sequestrato i telefoni cellulari dei due ragazzi. Pare abbiano escluso che possa essersi trattato di un reato passionale. Si cerca di capire se la convivenza forzata, dettata dalle prescrizioni governative imposte per il contenimento del coronavirus, possa aver avuto un ruolo in questa tragedia.


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