Lentini, distrutta lapide per le vittime di mafia Cittadini lasciano rose con scritta di Impastato

Ignoti, nel corso della notte, hanno distrutto la lapide che commemorava il poliziotto Filadelfo Aparo, Cirino Catalano, l’operaio Carmelo Di Giorgio, Alfio Pisano e l’imprenditore Francesco Vecchio, tutti cittadini lentinesi vittime di mafia. La targa era stata collocata in una piccola aiuola della villa Marconi lo scorso 23 maggio, su iniziativa del primo istituto comprensivo Vittorio Veneto e della coop Beppe Montana, in occasione della strage di Capaci. 

Sconcertato il sindaco di Lentini, Saverio Bosco: «È un gesto vigliacco, che tradisce un chiaro messaggio di intolleranza rispetto alle iniziative antimafia adottate dall’amministrazione interpretando i sentimenti della stragrande maggioranza dei cittadini lentinesi. Abbiamo denunciato l’accaduto all’autorità giudiziaria che ha avviato le indagini del caso». Secondo alcune testimonianze raccolte dai genitori che stamani erano presenti sul luogo, «la targa era, oltre che completamente distrutta, anche cosparsa di escrementi».

La condanna dell’atto compiuto proprio a pochi passi da una scuola elementare, arriva anche da Giovanna Raiti, referente di Libera e sorella di Salvatore Raiti, lentinese ucciso dalla mafia: «Studenti e insegnanti avevano contribuito con grande impegno alla realizzazione di quella lapide commemorativa – spiega a MeridioNews – perché la memoria è importante sia per i familiari delle vittime di mafia, sia per l’intera società civile. Non so chi ha compiuto questo vile gesto, ma vorrei ricordarvi che la mafia ha manovalanze di ogni età, tra cui anche minori. Dobbiamo combattere questo lato di Lentini, per questo invito la cittadinanza ad alzare la testa e ribellarsi a tutto questo, a schiena dritta».

Dopo l’azione vandalica, questa mattina qualcuno è recato su quel che resta della lapide evocativa e ha posato un mazzo di rose, con un bigliettino: «La mafia è una montagna di merda». Una frase di Peppino Impastato che calza a pennello secondo Raiti: «Peppino diceva che dalla merda può nascere un fiore. La lotta alla mafia deve ripartire assolutamente da villa Marconi. Io ci sono».

Il primo cittadino di Lentini si impegnerà a realizzare «una targa più grande e più bella per commemorare i nostri concittadini uccisi dalla mafia». E intanto anche l’ex sindaco Alfio Mangiameli, che il giorno in cui venne collocata la targa memoria era presente, ci tiene a dire «che la condanna istituzionale, ma soprattutto la voce del popolo, deve essere determinante a scuotere gli animi dei cittadini. Ciò che è successo stanotte – aggiunge Mangiameli – è veramente vergognoso. I responsabili dell’atto vandalico vogliono che la gente sia omertosa e questo non lo possiamo permettere. Dobbiamo reagire».

Danilo Daquino

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