A Punta Secca un gruppo di cittadini ha messo al riparo decine di uova che si schiuderanno a fine estate. «Il nuovo nido è stato riprodotto con le stesse caratteristiche di grandezza, profondità e umidità di quello originale», spiega uno dei promotori. Guarda il video
Le uova di caretta caretta nella spiaggia di Montalbano Il video dei volontari che salvano il nido da mareggiata
L’hanno chiamata operazione Tarty. Obiettivo: mettere al sicuro le uova di tartaruga caretta caretta che sono state depositate sulla spiaggia di Montalbano la notte del 18 giugno. A lanciare l’iniziativa un gruppo di cittadini volontari, supportati dalla protezione civile del Comune di Santa Croce Camerina, dove ricade Punta Secca. Il timore era che l’annunciata mareggiata potesse distruggere in maniera definitiva il nido con decine di uova. Per questo sono state spostate più a monte nella stessa area e protette.
Tarty from Toto Clemenza on Vimeo.
«Dalla segnalazione dell’avvistamento della ovodepoisizione da parte di Tarty – scrive Silvio Rizzo, uno dei promotori – sono state informate le autorità competenti, la Ripartizione Faunistica Venatoria di Ragusa con il suo responsabile Carmelo Alfano, in stretto contatto con il direttore Giuseppe Lombardo che da subito hanno monitorato il sito. Sin dal primo sopralluogo, avevano già riscontrato varie problematiche insormontabili di minaccia del nido. Dopo 48 ore è scattato un protocollo per trasferire, sempre nella stessa area, l’intera covata. È un protocollo che prevede autorizzazioni varie, e l’intervento di personale specializzato».
Sul posto sono quindi arrivati Grazia Muscianisi, responsabile del Centro Recupero Fauna Selvatica di Catania e Luigi Lino, naturalista del del centro Pro Natura Catania- Ragusa. «Il nido si può spostare – continua Rizzo – come in questo caso, per una minaccia che può compromettere la schiusa, si può fare, solo nei primissimi giorni della ovodepoisizione, perché non si sono ancora cementificati fra di loro. Inoltre, il nuovo nido è stato riprodotto con le stesse caratteristiche di grandezza, profondità e umidità di quello originale. La trasposizione all’altro nido, è avvenuto con una modalità ben precisa. Le uova, hanno una cronologia “numerica” di come sono state depositate, questa cronologia è stata rispettata. Chi era presente ha potuto vedere le vari fasi e la tecnica adoperata».
Adesso la protezione usata per le mareggiate continuerà a essere utile. «I sacchi che noi volontari abbiamo messo per proteggere il nido dalle onde della mareggiata, hanno funzionato, sono stati determinanti – continua il volontario -. Adesso i sacchi sono stati rimessi nella nuova collocazione del nido, non più per difenderlo dalle mareggiate, ma dall’eventuale accumulo di sabbia della duna antistante, che potrebbe sotterrare troppo il nido e non poter permettete la corretta schiusa delle uova». Nelle prossime settimane sulla spiaggia di Punta Secca i volontari si alterneranno per vegliare sul nido, in attesa che le uova – che hanno un periodo di incubazione tra i 42 e i 65 giorni – si schiudano.