CHI C’E’ DIETRO RENZI E’ PIUTTOSTO NOTO: MEDIOBANCA, INTESA SAN PAOLO, GENERALI, SNAM, GRUPPO CALTAGIONE, UNICREDIT, CONFINDUSTRIA, DE BENEDETTI
di Lorenzo Borla
Confuso, dispiaciuto, irritato, arrabbiato: questo è il sentimento oggi di chi vota Partito democratico. Non certo a causa della caduta del governo Letta: governo di piccolo cabotaggio, indeciso a tutto; dopo più di nove mesi di esercizio, neanche lombra delle riforme indicate nel programma di apertura. Ma lelettore renziano condanna luomo nuovo il quale, tanto per cominciare, è venuto meno alle dichiarazioni di non belligeranza più volte ripetute: insomma, ha mentito. Chi sta comunque dalla sua parte, cita un altro segretario fiorentino di cinquecento anni fa, per il quale politica e morale, politica e promesse, politica e parola data, non vanno necessariamente daccordo. Si cita anche la celebre massima di Rino Formica per cui . Si dice anche che dopo venti anni di balle spaziali del cavalier Berlusconi, dovremmo esserci abituati. Eppure è proprio il contrario: ci aspettavamo un diverso modo di agire.
Si evocano anche trame e complotti, sulla scia che portò DAlema a silurare Prodi nel 1998 e poi Veltroni a far cadere lo stesso Prodi nel 2008. Ora, tutto si può dire, eccetto che Renzi abbia pugnalato Letta alle spalle; la direzione del Partito democratico che ha votato il documento di sfiducia, si è svolta addirittura in diretta televisiva. Naturalmente qualcuno dice: . Il vizio della dietrologia non muore mai. Chi cè dietro Renzi è piuttosto noto. Giuliano Ferrara sul Foglio, ne ha tracciato un quadro abbastanza preciso e dettagliato: Alberto Nagel (ad di Mediobanca), Jacopo Mazzei (presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo), Gian Maria Gros-Pietro (presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo), Mario Greco (amministratore delegato di Generali), Giorgio Squinzi (presidente di Confindustria), Marco Tronchetti Provera (presidente di Pirelli, vicepresidente di Mediobanca), Gianfelice Rocca (Assolombarda), Lorenzo Bini-Smaghi (presidente Snam), Renato Pagliaro (presidente di Mediobanca), Francesco Gaetano Caltagirone (presidente del gruppo omonimo ed editore del Messaggero), Fabrizio Palenzona (vicepresidente di Unicredit), Andrea Guerra (ad di Luxottica) e ovviamente Carlo De Benedetti (editore del gruppo Espresso).
Sempre lElefante precisa che Il primo, tra le tante cose, è consigliere dellEnte Cassa di Risparmio di Firenze (azionista di Intesa Sanpaolo); il secondo è il tesoriere della fondazione Big Bang di Renzi, fratello di Francesco Bianchi, capo del Maggio musicale, ex direttore responsabile dello sviluppo strategico in Banca Intesa, fino al 2011 consigliere nel Cda di Banca Popolare di Milano. Con molti altri il rapporto è invece diretto, e in diversi casi linput di mettere fine alla defunta esperienza di governo il segretario lha ricevuta personalmente. E andata così con Tronchetti Provera (con cui Renzi è andato a colazione la scorsa settimana). E andata così con De Benedetti (con cui Renzi ha costruito un rapporto cordiale). E andata così con Della Valle (che dopo un periodo di rapporti burrascosi con Renzi è diventato un sostenitore della linea della rottamazione del governo, e che ogni tanto a Milano, negli uffici della Tods in Corso Venezia 30, organizza pranzi per il sindaco con alcuni osservatori stranieri). Ed è andata così, per esempio, anche con Mazzei (che prima di arrivare ai vertici di Intesa è stato presidente dellEnte Cassa di Risparmio di Firenze e che proprio a Firenze ha accompagnato la figlia Violante sposare Bruno Scaroni, figlio di Paolo, ad dellEni)>.
Questo è il quadro per quel che riguarda trame e complotti. Certamente questi poteri, più o meno forti, devono aver fatto pressione perché agisse subito, e dunque stanno dietro la mossa di Renzi. Che cosa si aspettino in cambio, e che cosa avranno effettivamente in cambio, può essere oggetto di fantasie ma non di certezze. Ci sono poi altre ragioni che possono aver spinto Renzi ad agire subito. Le ha elencate in un suo intervento Alberto Ferrari del Circolo Rosselli: . Provo a concludere con una affermazione ovvia: the proof of the pudding is in the eating (la prova del budino sta nel mangiarlo). E, di già che ci siamo, unaltra banalità: Renzi rischia grosso, perché la vittoria ha molti padri, ma la sconfitta uno solo.
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