Il futuro del presidio ospedaliero di via Plebiscito sembra ormai segnato: l'amministrazione regionale ha rilevato il complesso per realizzare un polo museale. La rete di associazioni D'Ove - Ripensare la città chiede un tavolo di confronto sulla destinazione
Le idee dei cittadini sul futuro del Vittorio Emanuele «Processo di partecipazione per scegliere che farci»
Il futuro dell’
ex ospedale Vittorio Emanuele di Catania sembra oramai segnato: l’amministrazione regionale ha rilevato il complesso per realizzare un polo culturale museale. Dopo l’annuncio della convenzione che sancisce il trasferimento del presidio ospedaliero di via Plebiscito dall’amministrazione dell’azienda sanitaria Policlinico Vittorio Emanuele San Marco alla Regione, dal comitato cittadino D’Ove – Ripensare la città hanno scritto una lettera aperta indirizzata al governatore Nello Musumeci, al sindaco di Catania Salvo Pogliese e al direttore generale dell’Asp Maurizio Lanza per chiedere, ancora una volta, un tavolo di confronto.
«La
destinazione degli enormi spazi serviti per decenni a funzioni ospedaliere ormai
dismesse rappresenta – scrivono gli attivisti – una scelta di grande rilievo per le
sorti sociali e urbanistiche del
quartiere e della città
. Solo un’accurata
analisi dei bisogni e delle esigenze, che scaturiscono anche da un
processo di partecipazione, può evitare errori che non potranno che ripercuotersi sulla città e sulle donne e gli uomini
che la abitano».
Evitare l’abbandono, mettere da parte le mire dei vandali e pensare a un recupero funzionale alle esigenze del quartiere. Sono queste le tre linee che hanno guidato le diverse associazioni che si sono messe in rete per dare vita al comitato D’Ove.
«Le ipotesi di riuso ipotizzate sembrano improvvisate e denotano la
mancanza di un
approccio ragionato al problema
», denunciano facendo riferimento anche al progetto del polo museale che «ci sembra non sfuggire a un approccio superficiale». La prima volta che viene messa sul tavolo questa soluzione è la fine di dicembre del 2018. È il presidente Musumeci ad annunciarla a Palazzo d’Orleans, durante la cerimonia di auguri per le feste natalizie alla stampa. Fino a quel momento, l’idea che andava per la maggiore era quella di sistemarci mensa, alloggi, aule studio, palestra, biblioteca e altri punti di aggregazione in grado di offrire servizi per gli studenti. La proposta era stata lanciata, nel 2013, dall’allora candidato sindaco Enzo Bianco.
«Il riuso dei
quattro ospedali coinvolti (Vittorio Emanuele, Santo Bambino, Santa Marta,
Ferrarotto,
ndr) costituisce un’occasione
importantissima di
rigenerazione e riqualificazione urbana; mentre – scrivono dal comitato – il loro uso non appropriato potrebbe avere
refluenze fortemente negative non solo nel quartiere ma nell’intera città.
Si ritiene per questi motivi indispensabile che le ipotesi definitive di riuso siano
precedute
da uno studio-programma
». Quello che chiedono gli attivisti è che si analizzino e si individuino «le strategie e gli obiettivi da perseguire con il riuso e le possibili fonti di finanziamento per gli interventi di rigenerazione».
Altra preoccupazione, nell’attesa dell’utilizzo definitivo, è quella della «vandalizzazione e del conseguente avanzare del degrado sia fisico che socio-economico. Occorre – aggiungono – che l’ente proprietario si assuma la responsabilità
della custodia delle aree
». Per fare fronte a questo, il comitato ha ipotizzato alcuni usi temporanei «secondo un’idea di
polifunzionalità
, compatibili con gli spazi esistenti, con costi contenuti di avvio e in grado
di svolgere una funzione di presidio». Tra le ipotesi messe sul campo dal comitato ci sono
servizi sanitari di prossimità (prevenzione, diagnostica, consultorio, poliambulatorio,
igiene e profilassi, servizi sociali);
spazi verdi attrezzati; spazi per la cultura, lo sport e il tempo libero; alloggi temporanei per soggetti in difficoltà (migranti, sfrattati per morosità incolpevole,
senzatetto); spazi artigianali e mercatali.