La risposta dell'ex vicepresidente contrasta con l'idea dei soci di maggioranza che hanno sempre considerato extra-budget il progetto relativo alla realizzazione della struttura. Tre le opzioni che riguardano la location: Torretta, Piana degli Albanesi e Monreale
Le condizioni di Tony Di Piazza per il centro sportivo «Partecipo solo se l’investimento rientra nel capitale»
Dario Mirri aspettava una risposta e questa è arrivata. Il fatto che Tony Di Piazza abbia detto sì in merito alla sua intenzione di partecipare al progetto relativo al centro sportivo è effettivamente una sorpresa ma il feedback va comunque pesato e interpretato. Si tratta, infatti, di un sì con dei paletti, ulteriore spia delle particolari dinamiche alla base del rapporto tra due soci (uno di maggioranza e uno di minoranza) che non riescono a trovare un punto di incontro e a viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda.
L’ormai ex vicepresidente ha dato il benestare al proprio coinvolgimento nel centro sportivo solo se l’investimento rientra nel capitale (15 milioni) sottoscritto in occasione dell’atto costitutivo di Hera Hora, società che controlla il Palermo. In altri termini Di Piazza (ecco la divergenza con i soci di maggioranza) non ha alcuna intenzione di immettere nuovi capitali attraverso una nuova società, controllata da Hera Hora, che andrebbe creata ad hoc per finanziare la realizzazione della struttura. Un investimento extra-budget – in base al piano d’azione del duo Mirri-Sagramola – rispetto a un capitale sottoscritto esclusivamente per l’attività sportiva e organizzativa del club. La certezza, nel frattempo, è che il centro sportivo (una delle priorità del progetto impostato dal nuovo Palermo) si farà. Da capire dove: Torretta, la cui pole-position è stata insidiata in questi giorni da Piana degli Albanesi, resta in vantaggio soprattutto per motivi logistici legati alla distanza dalla città ma, come si evince dalle dichiarazioni rilasciate dal presidente Mirri, non è da scartare neppure l’opzione Monreale. Idea, quest’ultima, che era già emersa qualche mese fa nel momento in cui la dirigenza ha preso atto che costruire il centro sportivo in città è praticamente impossibile a causa di problemi burocratici.
Tra le priorità del sodalizio rosanero c’è ovviamente anche la questione relativa alla concessione dello stadio Barbera, tematica delicata che ha spinto l’associazione AmiciRosanero, soggetto ufficialmente riconosciuto dal club in rappresentanza dell’azionariato popolare e presente nella Consulta di Indirizzo prevista dallo statuto della società, a chiedere tramite il rappresentante del Comune nella Consulta, Leonardo Guarnotta, un incontro urgente con il sindaco Orlando. I margini per una conclusone positiva della vicenda non mancano ma per la fumata bianca bisogna aspettare in ogni caso la valutazione e l’approvazione da parte del Consiglio comunale di un testo (la bozza di convenzione) che, rispetto a qualche giorno fa, adesso sembra comunque in via di definizione. Emigrare altrove (l’ad Sagramola ha già allacciato dei contatti con l’amministrazione comunale di Marsala ricevendo piena disponibilità) sarebbe estremamente penalizzante per i tifosi. A partire dagli abbonati, categoria alla quale nel frattempo si è rivolta la società comunicando sul sito le modalità attraverso le quali richiedere il rimborso per le tre partite interne di campionato non disputate a causa dell’emergenza Coronavirus.
Fino al 25 luglio – specifica la nota – chi vorrà essere rimborsato potrà farlo attraverso il sito Vivaticket. Se invece l’abbonato (inclusi gli sponsor) ha deciso di non richiedere il rimborso, sono due le opzioni: non fare nulla aderendo in questo modo alla campagna #iononmitiroindietro o sfruttare l’offerta della società per cui la quota totale del rimborso non richiesto diventa, raddoppiata, uno sconto sul rinnovo della tessera stagionale se l’abbonato porterà con sé (nel suo stesso settore o in uno superiore) un amico o un parente che non si era abbonato lo scorso anno. E sempre a proposito di attualità rosanero, la Procura federale ha deferito al tribunale disciplinare 14 dirigenti del vecchio Palermo (da Zamparini alla De Angeli, oltre a Richardson e alle figure legate ad Arkus Network come ad esempio Albanese, Walter Tuttolomondo e Macaione) «per avere violato i doveri di lealtà, probità e correttezza, per avere determinato con il proprio comportamento una gestione anti-economica della società fino a comportarne il dissesto e per non avere posto in essere utili interventi di ricapitalizzazione idonei al risanamento della società determinando in tal modo il suo fallimento con conseguente revoca dell’affiliazione dalla Figc».