Animalisti e ambientalisti chiedono lo stop del calendario venatorio per la stagione 2021-2022. «E, invece, anche quest'anno è stata già fissata la pre-apertura all'1 settembre», lamenta a MeridioNews il presidente del Wwf Ennio Bonfanti. Guarda le foto
Le associazioni chiedono alla Regione di sospendere la caccia «Dichiarazione di guerra ad animali sopravvissuti agli incendi»
«In una Sicilia martoriata dagli incendi che stanno ancora devastando boschi, parchi, riserve e aree rurali di particolare interesse per la fauna selvatica, con un caldo torrido e una siccità impietosa che stanno decimando gli animali selvatici sopravvissuti, il calendario venatorio rappresenta una incredibile e sciagurata dichiarazione di guerra contro la fauna scampata dal fuoco». È per questo che diverse associazioni ambientaliste e animaliste (Lac, Lav, Legambiente, Lipu e Wwf) chiedono al presidente delle Regione Nello Musumeci, all’assessore all’Ambiente Salvatore Cordaro e all’assessore all’Agricoltura Antonino Scilla di sospendere l’avvio della stagione della caccia.
«E, invece, anche quest’anno la data (che solitamente è fissata per la terza domenica di settembre, ndr) è stata anticipata, con la pre-apertura, a partire dall’1 settembre – lamenta a MeridioNews il presidente del Wwf Sicilia centrale Ennio Bonfanti – violando il parere dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ndr) che già a giugno prima di queste emergenze, aveva proposto anzi di posticipare all’1 ottobre». E a poter imbracciare il fucile, non saranno solo i cacciatori siciliani. «Qui da noi siamo accoglienti – commenta sarcastico il presidente del Wwf – e, infatti, potranno venire a cacciare qui anche da fuori e arriveranno certamente dalla Calabria e dalla Puglia». Fino alla chiusura del periodo venatorio che è prevista per il 31 gennaio del 2022.
«Al momento, la situazione è terrificante – aggiunge Bonfanti – ma dalla Regione non abbiamo ricevuto nessuna risposta alla nostra richiesta di sospensione della caccia». Una implicita, però, sarebbe arrivata con un decreto già annunciato dall’assessorato all’Agricoltura che dovrebbe «inserire il coniglio tra le specie cacciabili già dal 1 settembre, quando invece – sottolinea il presidente del Wwf – dovrebbe essere protetto perché già scomparso in varie parti dell’Isola; nello stesso documento si aprirebbe pure la caccia alla tortora, considerata specie in declino in tutta Europa e, quindi, a grande rischio». Incendi e siccità sono un connubio fatale per l’ambiente e gli ecosistemi, ma fare una stima dei danni diretti e indiretti provocati agli animali selvatici non è semplice. Oltre a quelli morti bruciati tra le fiamme degli incendi, «ci sono quelli che poi non sopravvivono perché – fa notare Bonfanti – non trovano più l’habitat a cui erano abituati prima o perché non hanno più a disposizione un’alimentazione adeguata o l’acqua sufficiente. Deperiscono, si ammalano, vengono predati più facilmente e – aggiunge – anche il tasso di riproduzione decresce e i piccoli nascono più deboli».
Un disastro a cui la mano dell’uomo cacciatore darebbe il colpo di grazia. «Il blocco dell’apertura della caccia per la stagione 2021/2022 appare, dunque, un provvedimento doveroso, ragionevole e responsabile». In una lettera aperta indirizzata alla Regione, in seconda battuta, le associazioni chiedono «di adottare provvedimenti immediati che impongano tale divieto alle aree incendiate e a quelle limitrofe, dove hanno trovato e troveranno rifugio gli animali scampati agli incendi. In effetti – si legge ancora nel documento – in tali zone si verificano fenomeni di sovraffollamento, sfruttamento intensivo delle risorse e accentuazione della competizione alimentare, causati dalla distruzione delle reti alimentari e dagli spostamenti della fauna superstite verso queste aree». Le speranze che la Regione risponda positivamente alla richiesta degli ambientalisti sono ridotte al lumicino, tanto che il presidente del
Wwf prova a fare «un appello ai cacciatori che, a modo loro, hanno una passione per la fauna e per l’ambiente, di autolimitarsi nonostante la legge».