Le accuse a Forzese, il camaleonte che stava con tutti «Coltivava clientele in vista delle comunali di Catania»

Un camaleonte della politica specializzato nel salto della quaglia. Marco Forzese lo conoscono tutti quanti. Destra, sinistra, renziani, alfaniani, autonomisti e centristi. Dopo due legislature all’Assemblea regionale siciliana, transitando da Mpa, Udc, Megafono, Partito dei democratici per le riforme e Centristi per la Sicilia, l’ultimo ad essere fulminato dal politico nato a Catania 55 anni fa è stato l’ex Msi Salvo Pogliese, candidato sindaco nel capoluogo etneo. Insieme, a fine marzo, si sono ritrovati per tagliare il nastro del laboratorio politico di LavoriAmo Catania, sotto l’insegna del comitato anche l’effige di Diventerà bellissima, movimento politico guidato dal presidente della Regione Nello Musumeci. Ultimo salto, quello di Forzese, di una missione diventata professione e che adesso guardava con favore a un ritorno del centrodestra alla guida della città. La stessa che lo aveva avuto come assessore ai Servizi sociali e indagato, nel 2011, per le presunte promozioni facili a Palazzo degli elefanti. Su di lui oggi i riflettori della politica si sono abbassati, oscurati da quelli accesi dalla procura che accusa l’ex deputato di essere stato un corruttore. Finito agli arresti domiciliari perché accusato di essere stato una delle pedine chiave del presunto sistema che avrebbe avuto in mano la gestione clientelare dell’ufficio territoriale dell’ispettorato del lavoro, con in testa il direttore Domenico Amich

Insieme, per esempio, avrebbero fatto sparire una sanzione da seimila 450 euro, risalente al febbraio 2013, a carico di una tabaccheria di Castel di Iudica riconducibile a Salvatore Calderaro. In cambio quest’ultimo, oggi indagato, sospeso dall’attività professionale e candidato al Consiglio comunale nel Comune calatino, avrebbe promesso «un pacchetto di voti», si legge nell’ordinanza di custodia cautelare. Il direttore Amich dal canto suo, invece, si sarebbe ritrovato lo sponsor politico giusto per portare avanti il rinnovo della nomina a presidente della commissione d’esame per l’abilitazione dei consulenti del lavoro della Regione. Incarico annuale che il 21 luglio 2017 gli era stato conferito dalla dirigente regionale Maria Antonietta Bullara, durante la reggenze dell’assessorato alle politiche sociali di Carmencita Mangano. Forzese si presenta insieme a Calderaro nell’ufficio dell’ispettorato nell’ottobre 2017, a un mese dalla regionali in cui era candidato, poi non eletto, con Alternativa popolare. A riprendere tutto ci sono le telecamere degli investigatori che immortalano il momento in cui il politico, alla fine dell’incontro, fa sparire il fascicolo incriminato infilandolo nella giacca dell’imprenditore dopo avergli abbassato la cerniera del giubbotto. 

Calderaro, stando a quanto messo nero su bianco degli investigatori,
sarebbe stato il riferimento politico di Forzese a Castel di Iudica.
Passate le regionali è lo stesso politico, intercettato, che invita
l’imprenditore a una cena con Pierferdinando Casini.
«Saremo una ventina di persone […] Ci vediamo in questo ristorante
dove siamo con Casini, va bene, gioia?». Poco dopo era la volta di
domandare un consiglio sull’opportunità di concedere un faccia a faccia
al presidente del consiglio comunale: «Sta venendo a Catania ad
incontrami. Vale la pena perdere un po’ di tempo con lui?»,
domandava al suo interlocutore che rispondeva in modo affermativo. Alla
vigilia delle politiche del 4 marzo sullo smartphone di Forzese arriva
anche la chiamata dell’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo: «Bisogna dare una stretta a Castel di Iudica perché sono ancora appresso ad Allegra, questi cretini», gli intimava.

Il legame tra Forzese e Amich avrebbe radici ben più profonde. In un’altra occasione è Forzese a chiamare il funzionario pubblico con il cellulare di un penalista di Caltagirone. Lo fa per comunicargli che un altro imprenditore, cliente dell’avvocato e attivo nei supermercati, aveva ricevuto un’ispezione per dei lavoratori in nero e una sanzione da seimila euro. Amich a questo punto dettava la linea da seguire: «Lui o paga o fa opposizione da noi. Gli consiglio di fare l’opposizione. Vediamo come». Dall’altro lato l’avvocato metteva le mani avanti: «Prima che possa pensare male di me. Io sono un penalista e non mi occupo di questa materia quindi è a causa di questi rapporti molti intimi che mi legano a questo grande Marco e a questo cliente. Quindi io stavo praticamente provando ad aiutarlo».

L’obiettivo di Amich in questa presunta corruzione triangolare, oltre all’assunzione dei parenti, sarebbe stato l’avanzamento di carriera. Forzese in un’occasione gli fa presente di avere segnalato il suo nome direttamente al presidente della Regione Nello Musumeci e nello stesso tempo lo invita a un incontro politico all’hotel Nettuno: «Ho dato personalmente qualche nominativo a Nello, ho parlato quindi di te e… Grande stima e quant’altro, gioia». Amich a quell’incontro, stando alla ricostruzione degli inquirenti, si presenta salvo poi incontrare nei giorni successivi nuovamente Forzese e commentare con la propria compagna il faccia a faccia: «Abbiamo parlato di Musumeci, che è un tipo molto strano che vuole persone di cui si possa fidare […] Ho detto “Guarda io anche a titolo gratuito per quanto riguarda la Sicilia orientale. Una cosa che si può anche studiare». Per Forzese la procura aveva chiesto l’arresto ma la giudice per le indagini preliminari ha optato per i domiciliari, con il divieto di comunicare via internet o tramite telefono. Stesso discorso per l’ex consigliere comunale di Forza Italia Antonio Nicotra. Entrambi sarebbero risultati «attivi nel coltivare clientele e crediti politici in previsione delle imminenti elezioni comunali di Catania».


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