Lbm7: The day after tomorrow

Il film prende avvio dall’analisi del problema del surriscaldamento progressivo della Terra a causa dell’aumento esagerato del naturale ‘Effetto Serra’. Gli ecologi sanno che questo cambiamento climatico globale costituisce una delle più serie minacce per il futuro del nostro pianeta, ma anche della nostra stessa specie. Il crescente scioglimento delle calotte polari determinerà infatti un corrispondente aumento del livello dei mari, e quindi una progressiva riduzione delle terre emerse a causa della avanzante sommersione delle aree costiere. Inoltre, è certamente da prevedere una escalation in fenomeni distruttivi, quali uragani, alluvioni, tsunami, e così via. A tutto questo si aggiunga un altro pernicioso effetto, quello della desertificazione determinata dall’aumentata e generalizzata siccità.

Lo sviluppo della trama, tuttavia, prende a sorpresa un indirizzo differente: dal riscaldamento globale si innesca un processo di alterazione delle grandi correnti oceaniche, responsabili del clima della Terra. La grande quantità di acqua dolce, proveniente dalle calotte polari modificherebbe l’equilibrio salino dei mari, con il risultato di avviare un rapido, quanto paradossale processo di abbassamento termico, che si traduce in brevissimo tempo in una nuova glaciazione. Il film si snoda attraverso due percorsi paralleli. Uno di questi riguarda lo scienziato climatologo Jack Hall, assai poco considerato dai politici, e, in particolar modo dal vice-Presidente americano Raymond Becker, che esplicitamente dichiara di non accettare il sacrificio economico richiesto dal Protocollo di Kyoto, che tenta di ridurre le emissioni dei gas serra, e che definisce il climatologo uno ‘scienziato pazzo’. L’altro percorso è quello riguardante il figlio del climatologo, Sam, per il quale, durante il tentativo, pieno di colpi di scena, di resistere all’inclemenza climatica nella fiduciosa attesa dell’arrivo del padre salvatore, sboccia una storia d’amore.

C’è qualche imprecisione (l’ultima glaciazione, quella ‘wurmiana’, ha avuto inizio 100.000 anni fa ed è terminata 15.000 anni fa): il film parla di una glaciazione di 10.000 anni addietro. Inoltre, l’effetto paradosso, ovvero un raffreddamento così improvviso come conseguenza diretta ed istantanea dell’attuale progressivo surriscaldamento della Terra causato dall’aumentato effetto serra, è un’ipotesi non molto probabile (anche se non impossibile). Altrettanto, improbabile sono la limitazione all’emisfero settentrionale, come pure la brevissima durata di questo impressionante sconvolgimento planetario. Ma tutto ciò ha relativa importanza: quello che, a mio avviso, conta è lo spirito del film. E soprattutto il messaggio che si vuole dare rispetto a quello che potrebbe essere definito ‘lo sconsiderato comportamento umano’.

Mi piace citare due significativi brani, che illustrano chiaramente la finalità del film.
I°: Jason, il navigatore, di fronte alla tragedia cui sta assistendo chiede a Jack, il climatologo protagonista: «Che fine faranno la nostra civiltà, il nostro mondo?»
Jack risponde: «L’uomo è sopravvissuto all’ultima era glaciale. Ed è in grado di sopravvivere anche a questa, credo. Purché si rimbocchi le maniche e impari a non ripetere gli stessi errori»

II°: Il vice-Presidente Becker, divenuto Presidente, alla fine del film dichiara:
«Queste ultime settimane ci hanno lasciato dentro un profondo senso di umiltà davanti al potere distruttivo della natura. Per molti anni siamo andati avanti con l’illusione di poter continuare a sperperare le risorse naturali senza subire conseguenze. Ci sbagliavamo. Io mi sbagliavo…. Non solo gli americani, molti altri popoli del mono sono ora ospiti di nazioni che per tanto tempo abbiamo chiamato il ‘terzo mondo’. Nel momento del bisogno queste nazioni ci hanno accolto e ci hanno dato asilo»
 
Alla fine l’ottimismo di stampo ‘americano’ del regista trapela, nonostante il suo dichiarato spirito critico. Dei bei episodi, intercalati qua e là, come il salvataggio del bambino Peter, il sacrificio di Frank, amico e compagno di avventura di Jack, il riconoscimento dell’importanza della lingua scritta (‘la più grande conquista dell’umanità’) e dei libri (‘i libri aiutano, non solo perché bruciano’), la stessa rapida conclusione della catastrofe planetaria, e persino la tardiva conversione ecologica del Presidente degli Stati Uniti, sono un chiaro messaggio di speranza per il futuro della nostra specie.
 
A questo riguardo, non si può non citare il recente film-documentario, premio Oscar 2007, ‘Una scomoda verità’, diretto da Davis Guggenheim e centrato ancora una volta sul problema del riscaldamento globale: qui il protagonista è l’effettivo precedente vice-presidente degli Stati Uniti, Al Gore, che sin dal periodo del suo mandato, sotto il governo di Bill Clinton, si battè, senza grande successo, per la riduzione delle emissioni dei gas serra nell’atmosfera. Infatti, il presidente Clinton, proprio su stimolo di Al Gore aveva firmato il Protocollo di Kyoto (11 dicembre 1997) durante gli ultimi mesi del suo mandato, ma George W. Bush, poco tempo dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, non volle ratificare l’adesione inizialmente sottoscritta dagli USA.

La scomoda verità è proprio quella negata e nascosta dai media, pilotati dalle potenti lobbies e dalla stessa politica americana. Peraltro tra i paesi non aderenti al Protocollo di Kyoto, che pure prevede una modestissima riduzione delle emissioni di CO2, figurano proprio gli Stati Uniti, che da soli sono responsabili del 36,1% del totale delle emissioni.

Tutti gli uomini dovrebbero augurarsi che veramente aumenti, nei responsabili delle politiche nazionali ed internazionali, la consapevolezza dei grandi rischi verso cui sta andando l’umanità e che il giorno dopo domani abbia un’alba ancora ricca di prospettive positive per il futuro del nostro pianeta e di tutti i suoi abitanti.


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