Il ministro del Lavoro è stato ospite dell'Università di Catania. Ad aspettarlo i militanti del collettivo Aleph, critici nei confronti del Jobs Act, definito strumento di «affermazione dello status di precario a vita», e dell'incontro di oggi, «una passerella politica bella e buona». Dopo l'intervento del rettore Giacomo Pignataro, Poletti ha difeso la manovra. «Attuiamo la semplificazion, ne trarranno beneficio i giovani, soprattutto grazie ai contratti prolungati fino a 36 mesi»
Lavoro, Poletti contestato a Scienze politiche «Non è vero che aumentiamo il precariato»
«Bisogna avere lonestà intellettuale di chiamare le cose con il loro nome: questo non è un seminario sul Jobs act, ma dato che non è presente neanche un docente di diritto del lavoro, si tratta di una passerella politica bella e buona». Rimbombano chiare le parole di Federica allinterno dellaula magna del Dipartimento di Scienze Politiche dellUniversità di Catania. Studentessa universitaria ormai in procinto di laurea e militante del collettivo Aleph, Federica rivendica il diritto di manifestare insieme ai colleghi il proprio dissenso nei confronti di una riforma del lavoro dagli stessi definita strumento di «affermazione dello status di precario a vita». Le reazioni dei giovani alla vista del Ministro Giuliano Poletti, schierati in cortile con megafono e striscioni, sono state riprese duramente sia dal rettore Giacomo Pignataro che dal professore Giuseppe Barone, direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, in quanto espresse in modo plateale e al di fuori dellaula nella quale si era stabilito che dovesse svolgersi il dibattito. I militanti, prima dell’incontro, hanno tenuto un’assemblea aperta agli altri studenti.
Unaccoglienza sui generis, dunque, quella riservata al Ministro del Lavoro Poletti a Scienze politiche, con lo slogan «Poletti, la lotta è incominciata». Il ministro ha presenziato per oltre tre ore ascoltando le domande poste sia dagli studenti, sia da meno giovani e disoccupati, imprenditori e addetti ai lavori nellambito del seminario sulla riforma del mercato del lavoro e il piano di rilancio occupazionale portato avanti dal governo Renzi, noto come Jobs act. «La riforma del lavoro attua la semplificazione dichiara Poletti a CTzen ne trarranno beneficio i giovani, soprattutto grazie ai contratti prolungati fino a 36 mesi». Il ministro pone l’attenzione sui due aspetti fondamentali sui quali si concentrano i cambiamenti: il contratto di apprendistato e quello a tempo determinato. In relazione a questi ultimi, si prevede un meccanismo di proroghe un massimo di cinque in trentasei mesi- proponendosi di stimolare il rilancio occupazionale.
Leliminazione della causale dai contratti a tempo determinato dovrebbe introdurre maggiore flessibilità, come sottolinea anche il presidente della sezione lavoro del Tribunale di Milano Pietro Martello, intervenuto tra gli altri al dibattito odierno. «Il sentore, però, è che si sia provveduto a varare una legge puntando sulla velocità. Ma una legge imperfetta è sinonimo di instabilità e questo non dovrebbe accadere», conclude Martello. Molti gli interventi volti ad ottenere opinioni e risposte del ministro su tematiche come esodati, delocalizzazioni delle aziende o sulle eventuali nuove opportunità per gli immigrati alla luce dei dati concernenti i flussi migratori che interessano il nostro paese. E ancora, lentezza della macchina burocratica e prospettive offerte dal piano Garanzia Giovani, che prevede un fondo di 178 milioni destinati alla Regione Sicilia per favorire linserimento dei giovani tra i 15 e i 29 anni ancora senza un lavoro.
Malcontento da parte degli studenti che tuttavia, dopo le iniziali contestazioni, hanno ascoltato con molta attenzione le risposte del ministro in relazione ai singoli quesiti posti. «L80 per cento degli avviamenti al lavoro in questo Paese è avvenuto con contratti di apprendistato e contratti a termine spiega Poletti- ecco perché si è intervenuto in tal senso. Noi abbiamo attuato delle proroghe e quindi da questo punto di vista non è vero che abbiamo precarizzato». «Dobbiamo metterci in testa che occorre riformare radicalmente questo paese, che deve diventare una comunità responsabile prosegue – le classi dirigenti passate hanno scaricato ogni onere sul futuro, io sono al governo da due mesi ma garantisco che sono ugualmente pronto ad assumermi ogni responsabilità». Uno sguardo al futuro che si profila in ogni caso non roseo: «Sarà un cambiamento doloroso e faticoso, ma siamo qui per affrontarlo insieme».