L’attuale momento non consente di instaurare discorsi organici e risolutivi

Cari studenti e Spett. Redazione di Step1,

innanzitutto desidero ringraziarvi per l’invito a partecipare alla discussione su una problematica importante come quelle del futuro e delle prospettive dei corsi di laurea in Scienze della Comunicazione. Come però ho avuto modo di far presente in precedenti occasioni, ritengo che l’attuale momento di fluidità istituzionale e progettuale riguardo alla riforma delle tabelle delle classi di laurea da parte degli organi di governo ministeriale non consenta di instaurare discorsi organici e risolutivi: non appena la situazione sarà definita (mi auguro presto) si potrà riflettere in modo più concreto. Né, indipendentemente da ciò, mi pare opportuno assumere posizioni nette senza aver prima consultato gli organi competenti della struttura didattica relativa a Scienze della comunicazione afferente alla Facoltà di Lettere e Filosofia. Queste considerazioni preliminari non implicano o non sottintendono in ogni caso la volontà di sottrarsi a una riflessione comune sullo stato esistente delle cose, tutt’altro.

Per quel che riguarda il corso di laurea triennale in Scienze della Comunicazione afferente alla nostra Facoltà, vorrei sottolineare che in questo quinquennio di vita è venuto assumendo una sua forte specificità culturale e formativa legata proprio alle scienze umanistiche e ai saperi fondanti della facoltà di Lettere da cui promana (storia, filologia, letteratura, teatro e spettacolo, musica, filosofia, linguistica, storia dell’arte), e non solo alla tipologia delle risorse umane disponibili, peraltro riarticolate ove necessario attraverso insegnamenti a contratto con esperti del mondo della comunicazione. Tale specificità, si traduce in conoscenze e competenze ben definite (capacità analitiche e abilità progettuali e creative) che distinguono i nostri laureati e trovano rispondenza nell’alto e crescente numero di iscritti. Sarebbe pertanto
improduttivo stemperare simili valenze identitarie procedendo a frettolose e furovianti integrazioni con altri percorsi formativi legati ad altrettanto utili e motivate specificità culturali, che rispondono ad altre esigenze e istanze culturali e didattiche, come quelle della comunicazione internazionale o delle pubbliche relazioni. Inoltre, su un piano più pragmatico, va tenuto presente che un’omologazione delle strutture didattiche verrebbe a creare ulteriori difficoltà logistiche e appesantirebbe il disagio organizzativo, considerato anche il numero degli studenti (né mi sembrano proponibili nella fase attuale restrizioni alle iscrizioni).

Diverso è il discorso per la laurea specialistica: come ha opportunamente sottolineato il Preside Vecchio, il minor numero di studenti e la poliedricità della formazione di base degli iscritti,  
non tutti necessariamente provenienti dalle classe 14, possono rendere utile la ricerca di una convergenza più ampia che vada al di là dei meri ambiti umanistici per aprirsi agli ambiti scientifico-tecnologico (penso alla Facoltà di Ingegneria e al prezioso patrimonio formativo che ci può fornire) ed economico e d’impresa (penso alla Facoltà di Economia e alle indispensabili proiezioni verso il Marketing aziendale e culturale). Tuttavia, proprio perché l’impegno formativo della specialistica è particolarmente complesso, l’attivazione di nuove lauree specialistiche andrà discusso, – questo è uno degli aspetti più interessanti previsto della riforma universitaria e non adeguatamente utilizzato – non solo all’interno dell’Università, ma con il più ampio contesto territoriale (istituzioni, imprenditori, sindacati, associazioni culturali) per tentare di individuare le specifiche competenze che nell’ambito della comunicazione richiede il mercato del lavoro. Su questo aspetto conviene insistere. Lo ripeto, nè l’Università, né il “territorio” hanno investito in questa direzione in modo adeguato: lo ritengo invece un passaggio ineludibile per rispondere in modo concreto alle domande degli studenti il cui obiettivo è acquisire competenze che consentano loro di trovare occupazione qualificata nel settore in cui hanno investito il loro impegno formativo.

Sperando in ulteriori occasioni di confronto vi prego di gradire i miei più cordiali saluti.

Enrico Iachello

Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia


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