L’autobus Interbus delle 9 da Catania per Taormina sta per partire. Nel piazzale si presenta un gruppo di quattro persone, tre donne e un uomo, tutti di colore. Le donne restano a terra, l’uomo va all’ufficio ticket e compra quattro biglietti. Le tre, nel frattempo, chiedono all’autista di potere salire. «Dovete aspettare i biglietti», risponde lui. Quando il ragazzo arriva, coi suoi quattro biglietti in mano, sale sul mezzo e li mostra all’autista. Le donne provano a caricare i bagagli, ma il portellone viene chiuso, così come viene chiusa la porta del bus. Il ragazzo resta dentro, le tre sulla strada. Interviene un neo-assunto dell’Interbus, al suo secondo giorno di lavoro, batte con le mani sul finestrino dell’autista, gli dice di aprire, perché mancano ancora tre passeggere. L’autista non lo ascolta e parte alla volta di Taormina. È questo il racconto che i testimoni fanno di quanto avvenuto questa mattina al terminal per i mezzi su ruote della stazione di Catania. Una storia in cui adesso sono coinvolte anche le forze dell’ordine: la polizia è stata chiamata dalle donne, aiutate da alcune persone che, in attesa di partire, hanno osservato tutta la scena.
«Sono rimasta allibita», dichiara a MeridioNews Franca Scardilli, una delle testimoni oculari della vicenda. «Ho dato i miei contatti, ho detto che sono disposta a raccontare alle forze dell’ordine tutto quello che ho visto – continua – Non so se l’autobus fosse pieno oppure no, ma ho visto come sono state chiuse le porte in faccia a queste ragazze, solo perché erano di colore». A rincarare la dose è Giovanni Lucisano, vigilantes da quattro anni impiegato nella sorveglianza dello spiazzale per una ditta privata: «L’autobus non era pieno, l’ho visto coi miei occhi – racconta – I posti c’erano, e il ragazzo urlava all’autista di fare salire le altre donne che erano con lui. Ma quello non ci voleva sentire, è partito nonostante tutto». E nonostante il suo giovane collega dell’Interbus gli avesse chiesto di fermarsi.
«È il mio secondo giorno di lavoro», dice il controllore della ditta di trasporti. È giovanissimo e visibilmente nervoso. È già stato raggiunto dalla polizia, a cui ha raccontato quello che ha visto, e adesso non è di molte parole. «L’autobus non mi sembrava pieno – conferma – Ma soprattutto il conducente è ripartito anche se, attorno, tutti protestavano, compreso io. Gli avevo detto di fermarsi». Quando il veicolo riparte, è da lui che vanno tutti a lamentarsi. «Io, però, che potevo dire?». In biglietteria, dove le donne vanno a protestare, dicono di non avere visto la scena e, di conseguenza, di non potere dire nulla. Sanno che c’è stato «un po’ di movimento», ma di più non hanno idea.
Domani sera, intanto, il gruppo di cittadini stranieri dovrebbe tornare nello spiazzale. «Ho detto loro che li aiuto come posso – continua il vigilantes – Ho preso i contatti di una testimone oculare (la stessa contattata da MeridioNews, ndr) e proverò a essere utile. Non è giusto che accadano certe cose, soprattutto con chi è nero. Tante volte arrivano, comprano il biglietto e gli viene vietato di portare sull’autobus le sacche con le cose che poi vanno a vendere in spiaggia». «Speriamo che questa storia abbia un po’ di risonanza – conclude Franca Scardilli – In questo momento storico, bisogna raccontare le ingiustizie. E intervenire finché si può».
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