L’Ars torna al lavoro con la proposta per aumentare gli assessori nei Comuni: «Sarà un aiuto per avere tecnici in giunta»

In Sicilia suona la campanella, ma non solo per il rientro a scuola. Dopo la sosta estiva, anche per i deputati dell’Assemblea regionale siciliana è tempo di tornare tra i banchi di palazzo dei Normanni. Un ritorno al lavoro – fissato alle 15 di oggi pomeriggio – con un solo punto all’ordine del giorno: la discussione del disegno di legge per modificare la norma del 2015 con la quale vennero istituiti i liberi consorzi comunali, un testo poi impugnato davanti alla Corte costituzionale. Una riforma in cui due articoli rimasero orfani: quello che riguarda l’aggiunta di un posto da assessore nelle giunte dei Comuni siciliani e quello sulle sanzioni per quei sindaci che non portano in Consiglio comunale entro febbraio la loro relazione annuale. A conti fatti, si tratta di un aumento di poltrone – a discrezione dei sindaci – pari a 391 nuovi possibili assessori in tutta l’Isola. In più c’è la possibilità di passare da uno a due vicepresidenti del Consiglio. I costi? La questione è aperta, anche perché nel 2023 è arrivato l’adeguamento degli stipendi di sindaci e assessori all’aumento dell’inflazione.

A spingere per questa riforma è la Democrazia cristiana di Totò Cuffaro, con il deputato e presidente della commissione Affari istituzionali, Ignazio Abbate, come primo firmatario e relatore. La proposta di Abbate «è di stralciare i due articoli, perché erano frutto di un accordo a proposito di una legge precedente, che è stata bocciata», dice a MeridioNews. La proposta del presidente della Commissione affari istituzionali all’Ars è di «presentare entro 15 giorni un disegno di legge organico sulla riforma degli enti locali». Abbate dice che «in Commissione la proposta dell’assessore in più l’hanno fatta i cinquestelle», che secondo l’esponente della nuova Dc «poi hanno cambiato idea e si sono opposti anche in aula, forse per paura di un ritorno mediatico negativo per loro». E Abbate fa un nome e un cognome: questo provvedimento l’avrebbe voluto «proprio Nuccio Di Paola», leader del Movimento in Sicilia. Ma come avrebbe fatto il partito a giustificare il passo indietro? «Hanno detto che le esigenze di alcuni parlamentari non coincidevano con quelle di altri. Se ne sono usciti così», sostiene il deputato democristiano.

Un elemento importante, però, è capire a cosa servirebbe l’assessore in più. Abbate spiega che «nei Comuni dove c’è il blocco delle assunzioni e quindi mancano dirigenti», la possibilità di avere un assessore in più «può essere il modo per prendere un tecnico che, per esempio, si occupi di Bilancio». Insomma, un supporto – non politico – all’amministrazione. «Ma questo – dice Abbate – se si presenta la proposta all’interno di un disegno di legge complessivo. Se invece si presenta un disegno di legge con solo quella proposta, magari le motivazioni sono gli equilibri politici». La proposta di Abbate sarà di stralciare i due articoli orfani, posizione che sarebbe appoggiata anche del presidente della Regione: «Schifani mi ha chiamato e mi ha detto: “La penso come te“», riferisce Abbate. In questi giorni, si è discusso anche della possibilità di aggiungere la seconda vicepresidenza del Consiglio in tutti i Comuni siciliani, ma si tratterebbe «solo di un aggiustamento della norma approvata in Finanziaria, che in un passaggio recita “al vicepresidente“», dice Abbate. Una questione di forma, secondo il deputato, che correggerebbe un vizio, visto che alcuni Comuni hanno due vicepresidenti del Consiglio, mentre la norma è stata scritta al singolare.

In questi giorni Abbate è stato anche al centro di discussioni relative a un suo possibile ingresso nella giunta Schifani. E lui non smentisce, anzi. «Servirebbe una riorganizzazione complessiva del governo – risponde al nostro giornale l’esponente cuffariano – A metà legislatura è fisiologico rivedere e dare possibilità di turnover». Abbate parla di «spinta nuova» e, in questa prospettiva, «il sottoscritto è disponibile», pur rimettendosi alla sua forza politica. «Se il partito ritiene di mettermi in campo, sono disponibile; se dovesse essere diversamente, continuerò serenamente a fare il lavoro da amministratore, cosa che faccio da anni e che mi affascina», conclude l’ex sindaco di Modica, in provincia di Ragusa.

«È una rimanenza del disegno di legge sulle province di fine luglio, che adesso non ha priorità, ma il Movimento 5 stelle non c’entra – dice a MeridioNews Martina Ardizzone, deputata del Movimento e componente della commissione Affari istituzionali – La questione dell’aumento degli assessori era già inserita all’interno del Ddl 105, non ci siamo inventati niente. Poi che il capogruppo, ma anche alcune anime del gruppo, abbiano dichiarato di essere favorevoli, ma mantenendo comunque invariata la spesa, ci può stare. Personalmente – aggiunge Ardizzone – non sono d’accordo, perché stiamo parlando di una norma che non risponde a nessuna esigenza dei siciliani. Questa cosa la discuteremo prima di arrivare in Aula, anche se sappiamo che all’interno della maggioranza c’è maretta e possibilmente – conclude – non si andrà nemmeno al voto domani».

«Io non sono né d’accordo né contrario – replica da par suo Nuccio Di Paola – Posso dire che sono stanco di vedere una norma che non è di carattere finanziario rimanere chiusa nei cassetti delle commissioni da quasi tre anni, mentre ci si riempie la bocca di parole di solidarietà nei confronti di sindaci e amministrazioni locali. Allora che si porti quella norma in Aula e che finalmente si discuta. Poi – continua Di Paola – si vedranno le posizioni, chi sarà a favore dell’assessore in più, magari senza emolumento nei Comuni più grandi, dove andrebbe a incidere sulla spesa, chi no, ma finalmente si farà una discussione, cosa che questa maggioranza al momento fugge. Perché dovrebbe capire che rimandare un testo per l’ennesima volta in commissione è comunque una sconfitta».


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