Raccontare la Lampedusa di oggi attraverso il passato e le radici di una terra al centro del Mediterraneo, crocevia tra Europa ed Africa. Dal punto di vista di chi ci vive ogni giorno e una chiara posizione politica sul drammatico fenomeno delle migrazioni. È il progetto, tra cinema e musica, del cantautore isolano Giacomo Sferlazzo, prodotto dal basso tramite una raccolta fondi e con la partecipazione di abitanti, artisti e studiosi. «Per unire il documentario all'arte e far emergere una storia sommersa», spiega l'ideatore
Lampemusa, docufilm tra storia e cronaca L’autore: «Un atto damore per lisola»
«Un atto damore per unisola che amiamo tanto». Un docufilm musicale per «conoscere e scoprire la storia di Lampedusa e il suo ruolo nel Mediterraneo» attraverso il punto di vista di chi vive quotidianamente le sue meraviglie e le sue contraddizioni. Tra miti, leggende e aneddoti del passato, arte e attualità. Oltre la cronaca degli sbarchi. Si chiama Lampemusa ed è un progetto ideato dal cantautore isolano Giacomo Sferlazzo e dalla locale associazione culturale Askavusa, impegnata in attività sociali e culturali sul territorio lampedusano. Un lavoro a cavallo tra cinema e musica, prodotto dal basso – finanziato da una raccolta fondi – e nato per tentare di far emergere tutte le sfaccettature della maggiore delle Pelagie, crocevia tra Africa ed Europa e terra ricca di bellezza e magia. Oggi però dimenticate a causa del dramma delle migrazioni, su cui media, opinione pubblica e politica si concentrano «solo per fare propaganda».
«In questi anni il racconto di Lampedusa è stato abusato – spiega Sferlazzo – Si è parlato molto a sproposito, non approfondendo le caratteristiche dellisola e usando la tematica dei flussi migratori per scagliare critiche di altra natura». Per questo è nato il desiderio far emergere una storia oggi sommersa, di scoprirla e raccontarla a 360 gradi grazie ad un «prelavoro di ricerca che è durato anni e prosegue anche adesso», precisa il co-autore insieme al regista lampedusano Salvatore Billeci, affiancati per la parte musicale dal musicista Jacopo Andreini. E da cui nasce un progetto diverso rispetto alle decine lavori cinematografici sulla più grande delle Pelagie. «Sono stati fatti tanti documentari su Lampedusa – continua Sferlazzo – girati però da chi si tratteneva sull’isola per poco tempo». Lampemusa, invece, «è lo sguardo di chi vive Lampedusa tutto lanno ed è impegnato nel sociale».
Diverso quindi il punto di vista, ma anche il linguaggio. Tra arte, cinema e musica, «attività di cui ci occupiamo sia io che l’associazione Askavusa», precisa Sferlazzo, cantautore e autore di diversi corti, oltre ad essere tra gli organizzatori della rassegna cinematografica LampedusaInFestival. «Sono linguaggi che conosciamo, con cui viviamo quotidianamente e che servono ad unire l’aspetto documentaristico a quello artistico», spiega l’autore. Una prospettiva di racconto che «su Lampedusa non cè mai stata – continua Sferlazzo – e che racchiude insieme la visione estetica del territorio, la storia del luogo e una chiara e precisa posizione politica sulla cronaca delle migrazioni».
Un aspetto, quello degli sbarchi, che fa parte della storia recente dell’isola e di cui Lampemusa non può prescindere. «Una parte del film parlerà di immigrazione – precisa Sferlazzo – dai primi flussi migratori degli anni 90 fino ad oggi». Per affrontare il tema, però, il team di autori non ricorrerà alle cronache apparse sui giornali, ma al lavoro di documentazione e raccolta portato avanti da Askavusa nel corso del tempo, «attraverso immagini di repertorio girate da noi su quello che è accaduto negli ultimi anni». E con un punto di vista ben preciso e critico sui viaggi della speranza. «Noi siamo per laccoglienza – sottolinea l’artista lampedusano – ma sappiamo che limmigrazione è il risultato di politiche internazionali, occidentali, e del nuovo imperialismo di Stati Uniti, Francia, Inghilterra e anche Italia. Si pensi che il nostro paese – continua Sferlazzo – è tra i primi esportatori di armi al mondo e la causa principale delle migrazioni è la guerra». Un focus sul perché la gente scappa via dalla propria terra, con una critica di base al sistema che genera il fenomeno. Esprimendo anche una posizione radicale sulla libera circolazione delle persone. «Le merci possono circolare liberamente mentre gli uomini sono costretti a subire tantissime restrizioni – sottolinea l’artista – Soprattutto chi da paesi poveri si sposta verso paesi ricchi».
Ma Lampemusa non è solo sbarchi e immigrazione. Lo scopo del progetto è infatti quello di fare una critica su quello che accade oggi a Lampedusa partendo dalle sue radici e facendo emergere la sua storia. «Il resto del film – spiega Sferlazzo – racconta lisola attraverso le testimonianza degli isolani, ma anche di numerosi artisti, musicisti e studiosi che hanno aderito e contribuito al progetto». Performance e incontri daranno voce all’isola che, grazie alla sua posizione geografica strategica, ha avuto un importantissimo ruolo nel Mediterraneo e oggi è un forziere di arte, cultura e storia.
Tra i protagonisti del docufilm troviamo Mimmo Cuticchio, che racconterà la battaglia dei tre contro tre allArea rossa di Lampedusa in stile epico cavalleresco, ricordando che Ludovico Ariosto, nel suo Orlando Furioso, ambientò proprio sull’isola lo scontro dei tre cristiani contro i tre musulmani. Al progetto ha aderito anche Alfio Antico, che intreccerà la sue percussioni ai colpi delle mazzuole del Calafataggio dei maestri dascia lampedusani Giuseppe Balistreri e Pasquale De Rubeis. E poi il musicista tunisino Achref Chargui e il suo oud, il giornalista Silvestro Montanaro e le leggende legate al Santuario Della Madonna di Porto Salvo, luogo simbolo dellisola, da scoprire attraverso i disegni di Giuliano Kanjano, i racconti di Giovanni Fragapane e la voce della scrittrice Ubax Cristina Ali Farah. Insieme a tante altri artisti, storie, aneddoti e racconti.
«Le riprese cominceranno a novembre e dureranno un anno», anticipa Giacomo Sferlazzo. A fare da sfondo al documentario, il paesaggio naturale di Lampedusa, i suoi colori, le sue luci e i suoi mutamenti nel tempo che passa attraverso le stagioni. «Stavolta vogliamo fare parlare lisola», sottolinea l’artista. Per sostenere le spese, gli autori hanno messo in piedi una raccolta fondi, «per essere liberi da qualsiasi imposizione o limitazione, per esprimere liberamente le nostre posizioni politiche sulle migrazioni», spiega Sferlazzo. Perché «Lampemusa è un progetto dal basso, anzi dalle viscere», in cui, attraverso la ricerca di un sostegno economico indipendente e partecipativo, gli autori vogliono «coinvolgere le persone che hanno a che fare con il territorio e che credono sia importante raccontarlo anche in un altra maniera», sottolinea l’artista lampedusano.
«A novembre – continua Sferlazzo – realizzeremo anche un trailer che faremo girare per i festival del cinema». L’autunno, quindi, sarà «un momento importante per promuovere il film e rilanciare la ricerca di fondi», conclude l’ideatore. Per contribuire alla produzione dal basso di Lampemusa, si può fare una donazione su Pay Pall direttamente dal blog o attraverso Poste Pay intestata a: Balistreri Alessandra c.f. BLSLSN80L53C773X numero carta 4023600563659962.
[Foto di Lampemusa]