Una donna è stata salvata nella notte tra venerdì e sabato a sud di Lampedusa e ricoverata in ospedale sotto shock dopo che pescatori tunisini l’hanno trovata aggrappata a un salvagente al largo dell’isola. Sola nell’acqua gelida del canale di Sicilia, aggrappata a un salvagente, ha vissuto ore d’angoscia dopo essere caduta dall’ennesimo barchino che […]
Lampedusa, pescatori salvano una donna aggrappata a un salvagente da ore
Una donna è stata salvata nella notte tra venerdì e sabato a sud di Lampedusa e ricoverata in ospedale sotto shock dopo che pescatori tunisini l’hanno trovata aggrappata a un salvagente al largo dell’isola. Sola nell’acqua gelida del canale di Sicilia, aggrappata a un salvagente, ha vissuto ore d’angoscia dopo essere caduta dall’ennesimo barchino che tenta di attraversare il Mediterraneo: la donna è in condizioni di grave ipotermia, sotto shock e non parla. La sua storia fa tornare immediatamente alla mente quella di Joséphine, la donna originaria del Camerun che, a luglio del 2018, rimase due giorni in mare aggrappata a un pezzo di legno con accanto il cadavere di un’altra donna e di un bimbo di cinque anni dopo il naufragio del gommone su cui viaggiavano. A salvarla furono i volontari di Open Arms.
La donna salvata nella notte tra venerdì e sabato è stata trasferita, con un elisoccorso del 118, dal Poliambulatorio di Lampedusa all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento. A chiedere aiuto e a fare scattare i soccorsi sono stati dei pescatori tunisini che, dopo aver tratto in salvo la giovane, hanno chiamato la capitaneria di porto che ha portata la donna a molo Favarolo di Lampedusa. La procura di Agrigento attende che la giovane sia in condizioni di poter parlare per ricostruire cosa le sia accaduto. Stando a quanto è stato ricostruito finora, la donna sarebbe caduta e il salvagente le sarebbe stato lanciato per salvarla da uno dei barchini. Forse quello con a bordo 39 persone arrivato sull’isola dopo essere stato soccorso da una motovedetta della capitaneria venerdì pomeriggio.
I migranti che erano a bordo dell’imbarcazione, originari di Costa d’Avorio, Gambia, Guinea, Tunisia, Bangladesh e Pakistan, hanno riferito ai soccorritori di avere visto, mentre erano in navigazione, le salme di due uomini in mare. Tra i 42 migranti superstiti sul barchino soccorso giovedì sera con otto cadaveri a bordo, c’è anche il padre del neonato deceduto a quattro mesi che è anche il marito della donna morta durante il viaggio. Il bambino è scivolato dalle braccia della mamma ed è morto in mare, secondo quanto chiarito in seguito. La prima versione, infatti, era che la donna, presa dalla disperazione per la morte del figlio, lo avesse gettato in acqua.