A ritrovare il colorato animale è stato il cantautore Giacomo Sferlazzo. «All'inizio mi sembrava un giocattolo, poi ho visto che si muoveva», racconta a MeridioNews. Dell'insetto si parla in studi scientifici, nella letteratura e nel cinema. Guarda il video
Lampedusa, avvistato bruco molto raro sull’isola Dà vita alla falena de Il silenzio degli innocenti
«Stavo lavorando nella campagna di mio padre quando l’ho visto. All’inizio mi è sembrato un giocattolo di plastica poi, invece, ho visto che si muoveva e strisciava sulla terra». È questo il primo approccio che il cantautore di Lampedusa Giacomo Sferlazzo ha avuto con un particolare animale, l’Acherontia atropos. Un lepidottero diffuso soprattutto in Eurasia e in Africa, e chiamato più comunemente Sfinge testa di morto per via della macchia bianca con due puntini neri che ha sul torace che ricordano un teschio.
«Vivo qui da sempre ma non avevo mai visto un insetto simile. Spinto dalla curiosità – racconta Giacomo a MeridioNews – l’ho preso delicatamente e l’ho adagiato su un tavolo per poterlo osservare un po’ da vicino e fare qualche foto e un video. Subito dopo, l’ho riportato esattamente dove lo avevo trovato per lasciarlo di nuovo libero nel suo ambiente». Lungo circa venti centimetri, l’insetot ha sfumature che vanno dal verde chiaro a quello scuro e fino ad alcune tonalità di blu con striature colorate e piccoli puntini scuri sul dorso.
«La sua presenza a Lampedusa era già stata notata in passato e riportata in una nota del 2011», spiega Gabriella Lo Verde, entomologa dell’università di Palermo. Nel documento Segnalazioni di lepidotteri eteroceri per le isole circumsiciliane, in effetti, si fa riferimento alla presenza dell’Acherontia atropos a Ustica nel 1888, a Pantelleria nel 1995 poi, più di recente, anche a Lampedusa e Linosa. «Sia in primavera che in autunno, più numerosa in settembre e con maggiore frequenza a Linosa, ove non era stata segnalata in precedenza», si legge nella nota a cura di Andrea Corso.
«Sono stato contento di avere avuto questo incontro ravvicinato con un bruco bellissimo e così colorato – dice il cantautore – So purtroppo che per le superstizioni popolari la falena che poi si sviluppa ha una reputazione piuttosto negativa perché viene associata al mistero e al macabro». Probabilmente per la macchia a forma di testa sul torace, la falena ha ispirato rimandi al mondo soprannaturale e del maligno. Secondo alcune tradizioni, sarebbe portatrice di sfortuna, gravi disgrazie e addirittura morte nelle case in cui vola. In letteratura è stata protagonista del racconto di Edgar Allan Poe La Sfinge ma a renderla famosa è stato il libro di Thomas Harris Il silenzio degli innocenti e ancora di più l’omonimo film. «Al di là delle superstizioni e della letteratura che lo descrivono in modo piuttosto negativo e ne hanno fatto un simbolo di malaugurio – conclude Sferrrazzo – io l’ho trovato molto bello e, per le sue sembianze, anche simpatico».