Il regista di «Velluto blu» e «The Elephant Man» a Palermo Teatro Festival racconta al pubblico la sua dottrina del buon vivere. E stupisce chi si aspettava che assomigliasse ai suoi film
Laltra faccia di Lynch: «Sono un uomo equilibrato»
Regista, pittore, musicista, compositore ma non solo. David Lynch, lo scorso sabato 13 ottobre, si è presentato nella suggestiva cornice della Chiesa di Santa Maria dello Spasimo di Palermo, quale prelibato antipasto del “Palermo Teatro Festival”, nellinsolita veste di un equilibrato e saggio maestro di vita. Davanti a circa un migliaio di presenti e qualche ospite deccezione, tra cui Enrico Ghezzi che il giorno prima aveva tenuto una lezione sul cinema dellamericano, Lynch non ha instupidito e stimolato il pubblico come i suoi film sanno fare, ma si è limitato ad ascoltare, consigliare, suggerire. Il tema dellincontro-dibattito, organizzato in collaborazione con la Kasba Comunicazioni, è stato “Meditazione trascendentale, coscienza e creatività”, ed è servito a presentare la nuova Fondazione di meditazione trascendentale “Paese globale della pace mondiale” per promuovere la conoscenza della scienza vedica di Maharishi Mahesh Yogi e l’applicazione pratica dei suoi programmi.
Il cineasta pratica la meditazione trascendentale ormai da oltre trentanni e lincontro palermitano è stato una tappa del suo progetto di diffusione che gestisce anche attraverso un sito internet (per chi volesse addentrarsi il link è www.davidlynchfoundation.com/). Lineare, semplice, appena spezzato dal doppio binario della traduzione, lamericano ha snocciolato la dottrina del buon vivere e del sentirsi bene con se stessi, dalla scuola al lavoro. Una sorta di percorso spirituale per superare stress, ansia, piccoli malesseri quotidiani. Un passaggio verso la positività dellesistenza. E tutto il resto? Dove sono finiti i magnifici devianti orrori mentali che popolano i suoi film? La corporeità grondante dei suoi dipinti? Gli intrecci visionari? Alle domande di un pubblico non troppo convinto Lynch ha ribadito la sua assoluta aderenza ad un modello di artista lontano dai classici cliché del sofferto e maledetto, quasi a voler marcare il passo tra arte e vita. «Lartista deve essere equilibrato ha dichiarato David Lynch e non soffrire indicibilmente per poter produrre davvero roba di qualità». Ironico ed elegante il regista ha risposto a tutte le domande del pubblico per due ore abbondanti, saltando o eludendo agevolmente le richieste più scottanti, ad esempio quelle sugli aspetti economici. Di dominio pubblico è la notizia del tentativo di Lynch di creare sette “fabbriche della pace”, ognuna con 8000 insegnanti delle tecniche avanzate di meditazione trascendentale per un costo stimato intorno ai 7 miliardi di dollari. Nel 2005 Lynch ha investito personalmente 400 mila dollari raccogliendone in compenso 1 milione in donazioni individuali e di associazioni. Business or not? I discepoli del maestro Lynch sperano non sia una mera illusione cinematografica.