Potrebbe costare caro al candidato sindaco il caso scoppiato a causa del suo documentario, che potrebbe avere reso una farsa l'intera campagna elettorale del ventiquattrenne. E se in molti sporgeranno querela, per il giovane potrebbe profilarsi anche un'accusa ben più grave, punibile col carcere
La Vardera e il docufilm, rischio di azioni giudiziarie Avvocato: «Si configura il reato di truffa aggravata»
Sorpresa e delusione a parte, se davvero la candidatura di Ismaele La Vardera per la poltrona di primo cittadino dovesse confermarsi un bluff manovrato dalle Iene, le conseguenze potrebbero anche essere ben più concrete della semplice indignazione. E la questione, per esempio, potrebbe anche configurarsi all’interno di qualche reato, lasciando la tribuna popolare per finire in quella delle aule giudiziarie. «Il 294 potrebbe tranquillamente configurarsi: se io voglio votare qualcuno che dev’essere candidato effettivamente sindaco e non lo fai, stai ingenerando in me di votare qualcuno che non lo è», spiega a MeridioNews l’avvocato Michele Calantropo. Il riferimento è all’articolo 294 del codice penale, che recita: «chiunque con violenza, minaccia o inganno impedisca in tutto o in parte l’esercizio di un diritto politico, cioè fa in modo che lo eserciti in senso difforme rispetto alla propria volontà, è punito con la reclusione da uno a cinque anni».
Insomma, la vicenda se confermata potrebbe addirittura trascinare il giornalista del programma Mediaset dietro le sbarre. «Ci sono una serie di reati uno dietro l’altro in realtà – continua l’avvocato Calantropo – Per esempio sono convinto che si configuri in questo specifico caso anche il reato di truffa aggravata, pensiamo a tutte quelle persone che si sono candidate in lista con lui, loro possono procedere in tal senso». Pare, secondo il legale, che anche Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che avevano appoggiato la candidatura di La Vardera, abbiano dato mandato a propri avvocati di procedere nei suoi confronti. «Per quanto riguarda i reati procedibili d’ufficio, come il 294, la linea di demarcazione forse non è nettissima, ma io insisto che il reato c’è tutto».
E per i circa seimila palermitani che lo hanno votato? «Anche gli elettori a livello legale potrebbero fare qualcosa, se volessero – spiega l’avvocato Calantropo – Le azioni si possono fare tutte, è chiaro che poi spetta alla magistratura stabilire se la condotta sia o meno fraudolenta. Ma intanto che l’abbia fatto per un artifizio o un raggiro c’è, che l’abbia fatto per motivi economici c’è pure, che io elettore abbia subito un danno immateriale rispetto al mio diritto di voto c’è pure, quindi mi spiegate cosa manca per definire la truffa?». Il colpo di scena di queste elezioni potrebbe quindi prendere una piega piuttosto negativa.