Con temperature che hanno toccato anche i 48 gradi, per i senzatetto la situazione si complica. «Non hanno acqua fresca, è difficile trovare un posto sicuro all'ombra ed è difficile anche riuscire a fare una doccia», denuncia a MeridioNews Dario Gulisano di Arbor
La torrida estate di chi è costretto a vivere per le strade «Le istituzioni continuano a demandare tutto ai volontari»
«Medici e protezione civile consigliano di rimanere a casa in questi giorni di caldo atroce. Ma chi una casa non ce l’ha?». Con temperature che hanno toccato anche i 48 gradi, il primo pensiero dei volontari di Arbor, unione per gli invisibili va ai senzatetto che abitano per le vie di Catania. «Non solo il freddo dell’inverno rappresenta un problema in più per chi vive per strada – spiega a MeridioNews Dario Gulisano – In estate ci sono difficoltà diverse: l’impossibilità di mantenere fresca l’acqua per dissetarsi, la difficoltà a trovare un posto all’ombra dove sistemare un giaciglio di fortuna, l’esigenza di una doccia nelle ore più calde. Le istituzioni – denuncia il volontario di Arbor – continuano a demandare tutto al terzo settore e Catania resta l’unica area metropolitana d’Italia senza un dormitorio per i clochard».
All’inizio di giugno, era stato l’assessore ai Servizi sociali Giuseppe Lombardo a garantire a questo giornale che la struttura confiscata alla mafia di via Federico Delpino nel quartiere Librino che già da oltre un anno e mezzo avrebbe dovuto ospitare 25 senzatetto, sarebbe stata «pronta nel giro di pochi giorni». E, invece, così non è stato. «Senza considerare il fatto – aggiunge Gulisano – che quei posti non sarebbero comunque sufficienti a soddisfare le esigenze delle oltre settanta persone che vivono per le strade di Catania». Un ritardo aggravato dal fatto che, al momento, le strutture attive in città «non possono ospitare più nessuno perché sono piene». Una situazione a cui, durante il periodo della pandemia, si è cercato di mettere una pezza con la proroga degli alloggi di transizione che, di base, sarebbero destinati solo alle famiglie ma che, per il Covid, sono stati aperti anche ai singoli.
E, intanto, per i clochard resta la difficoltà anche di trovare un posto tra le vie della città. Sfrattati dal Comune da panchine, pensiline e porticati per «occupazione del suolo pubblico», anche quelle che l’assessore leghista alla Sicurezza Fabio Cantarella aveva definito «villette di cartone» sono state rimosse dai quartieri più centrali. «Passare la notte in zone isolate, però – fa notare Gulisano – per i senzatetto significa anche dovere affrontare la cattiveria di chi, dalle macchine in corsa, lancia contro di loro pietre o bottiglie di vetro». A essere più grave, in estate, per chi non ha una casa è anche la questione legata all’igiene personale. «In città, le fontanelle che funzionano sono pochissime – aggiunge – e c’è chi non riesce a usufruire di una doccia perché le esigue postazioni sono perlopiù riconducibili a realtà di matrice religiosa e, comunque, non sono sufficienti per un numero sempre crescente di persone che delle vie di Catania ne ha fatto casa».
Per cinque giorni a settimana è attiva la struttura con bagni, docce e parrucchiere per uomini e donne della Caritas che si trova nei pressi dell’Help Center, in piazza Giovanni XXIII, nella zona della stazione centrale. «Il nostro servizio – spiegano – garantisce fino a venti docce e fornisce a ciascun assistito un cambio completo e nuovo (maglietta intima, calze e mutande), oltre a vari prodotti per l’igiene personale (bagnoschiuma, shampoo, schiuma da barba, lamette, spazzolino e dentifricio)». Inaugurato nell’ottobre del 2020, nei primi sette mesi «sono state effettuate oltre duemila docce, tra uomini e donne». A questo, proprio qualche giorno fa, si sono aggiunti i bagni e le docce della Croce Rossa nei locali messi a disposizione dai Salesiani in via Teatro greco. «Un servizio – spiega il presidente Stefano Principato – che vuole garantire la dignità a chi non ha una casa e un posto dove lavarsi». Ma non solo: «C’è anche la possibilità – aggiunge – di relazionarsi con i volontari e gli operatori che raccolgono le richieste per un’assistenza più ampia».