La solitudine dei Sindaci

La seconda serata degli incontri-dibattito promossi dalla Libera università della politica ha fatto registrare un fatto positivo: la platea dei partecipanti ha resistito sino all’ultimo dei relatori per la defezione di quattro dei dieci interventi programmati. Infatti hanno dato forfait Giulia Adamo, sindaco di Marsala, Roberto Cosolini, sindaco di Trieste, Calogero Firetto, sindaco di Porto Empedocle e Massimo Russo, assessore regionale alla Salute. I sei intervenuti hanno occupato tutto lo spazio pomeridiano e serale completamente, a dimostrazione che questo è il numero massimo ‘digeribile’ dall’uditorio, atteso il fatto che non essendo previsto il dibattito con la partecipazione del pubblico in sala questo alla lunga si stufa di fare la parte passiva di tali incontri.

L’intervento introduttivo è stato tenuto dal giornalista Mario Azzolini (foto a destra tratta da iltamtam.it), in qualità di Sindaco del Comune di San Mauro Castelverde, un ameno centro delle alte Madonie. Azzolini ha posto l’accento sull’autonomia amministrativa dei Comuni, evidenziando l’oggettiva incongruenza di tale assunto, atteso il fatto che i Comuni non hanno autonomia finanziaria e che le loro risorse sono provenienti da trasferimenti di fondi assegnati dalla Regione e dallo Stato.

In particolare, in questo periodo, i trasferimenti fanno registrare tagli consistenti a causa della revisione delle spese dei bilanci pubblici – e pertanto le amministrazioni dei Comuni si trovano nella impossibilità di far fronte ai costi dei servizi essenziali alle comunità locali. Azzolini, poi, fa un accenno preciso al costo della amministrazioni provinciali che dovrebbero essere abolite per realizzare risparmi di spesa pubblica, evitando, invece, di taglieggiare i Comuni che sono gli enti che rappresentano l’articolazione dello Stato più vicina ai cittadini.

Sulla stessa lunghezza d’onda si è sviluppato il coro degli interventi dei Sindaci presenti. In particolare, il sindaco di Termini Imerese, Totò Burrafato (foto a sinistra, tratta da flickr.com), che ha aggiunto una nota assai significativa al ruolo dei sindaci. Nel suo Comune si è verificata la defezione della Fiat. Vicenda che ha segnato pesantemente in negativo l’economia della città di Termini Imerese e del territorio circostante e tuttavia il Sindaco su questioni di queste dimensioni non ha alcun potere d’intervento, anche se i suoi concittadini, che lo hanno eletto, ne pretendono l’intervento risolutivo. Cosa che il Sindaco ha fatto, mobilitando tutte le forze e le energie della comunità termitana ed esercitando le pressioni del caso sulle competenti autorità nazionali e regionali. Più di tanto del resto non può fare perché non ne ha i poteri.

Il sindaco di Genova, Marco Doria (foto a destra tratta da ilvostro.it), ha convenuto con Burrafato essendosi presentate le medesime circostanze nel suo Comune a causa della crisi dell’Ilva di Taranto, la quale investe nella medesima vicenda gli stabilimenti locali che funzionano perché riforniti dell’acciaio prodotto a Taranto: quindi, venendo meno i rifornimenti, viene messo a rischio anche l’impianto di Genova. Anch’egli ha offerto una risposta alla richiesta d’intervento da parte della sua comunità di metodo: ha promosso la partecipazione attiva della comunità genovese per fare pressioni sulle competenti autorità ministeriali e sulla stessa azienda allo scopo di superare il punto di crisi. Lamentando, però, al pari dei suoi colleghi Sindaci, la medesima impotenza gestionale.

Il Sindaco di Genova ha riferito che egli, pur essendo stato eletto pochi mesi addietro, entro giugno aveva predisposto il bilancio previsionale malgrado le difficoltà nascenti dai tagli predisposti dal precedente Governo nazionale. Nel mese successivo ha visto il bilancio appena approvato reso nullo a causa dei nuovi tagli ordinati dal Governo Monti nel mese di luglio. Quindi lavoro sprecato e tutto da rifare.

Marco Doria ha completato il suo intervento delineando un quadro complessivo di difficoltà presenti nell’esercizio della gestione amministrativa delle città. Il Sindaco di Genova ha parlato di “tre macigni”: la crisi economica, la conseguente riduzione delle risorse disponibili e la disaffezione dei cittadini verso la politica. “E tuttavia – ha detto – in attesa di una nuova stagione politica sei comunque chiamato a fare la tua parte di Sindaco”.

Ha concluso la serata l’intervento del Sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli (foto a sinistra tratta da siciliafoto.it). Egli ha rappresentato una esperienza del tutto inversa. Candidato sindaco per l’assenza di partecipanti alle elezioni comunali del 2008 perché nessuno in città aveva voglia di amministrare un Comune con un deficit di bilancio di oltre un miliardo di euro, dopo quattro anni è riuscito ad eliminare il deficit, riducendo tutti i costi di gestione, pur mantenendo uno standard di servizi sufficiente. Il tutto eliminando gli sprechi. Ed alla scadenza gradirebbe essere riconfermato per godersi un po’ il frutto di tanti sacrifici suoi e dei suoi concittadini.

Tutti i Sindaci siciliani intervenuti hanno espresso giudizi assolutamente negativi nei confronti dell’interlocuzione con la Regione siciliana, la quale si è dimostrata assai lontana e spesso incompetente nei riguardi delle difficoltà da loro incontrate nell’esercizio dell’amministrazione. Ed altrettanto spesso hanno dovuto registrare comportamenti molto discrezionali da parte del Governo regionale. Ma questa non è una novità Ma questa non è una novità perché la discrezionalità è stata la cifra che ha caratterizzato la gestione Lombardo della Regione siciliana.

 


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La seconda serata degli incontri-dibattito promossi dalla libera università della politica ha fatto registrare un fatto positivo: la platea dei partecipanti ha resistito sino all'ultimo dei relatori per la defezione di quattro dei dieci interventi programmati. Infatti hanno dato forfait giulia adamo, sindaco di marsala, roberto cosolini, sindaco di trieste, calogero firetto, sindaco di porto empedocle e massimo russo, assessore regionale alla salute. I sei intervenuti hanno occupato tutto lo spazio pomeridiano e serale completamente, a dimostrazione che questo è il numero massimo 'digeribile' dall'uditorio, atteso il fatto che non essendo previsto il dibattito con la partecipazione del pubblico in sala questo alla lunga si stufa di fare la parte passiva di tali incontri.

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