Il quadro tracciato dalla sede regionale della Banca d'Italia, che stamattina a Palermo, hanno presentato il report sull'Economia dell'Isola, è sconfortante. Cresce solo la disoccupazione. Un po' di luce per quanto riguarda le presenze straniere, soprattutto in B&B e case vacanze, per il resto è una disfatta totale. Inclusi i prestiti alle imprese che continuano a diminuire
La Sicilia nel tunnel della recessione Crolla pure l’export, bene solo il turismo
Eccezione fatta per il turismo che mostra incoraggianti segnali di ripresa (+4%) la Sicilia resta nel tunnel della recessione e della disoccupazione galoppante. E’ questo, in sintesi, il quadro tracciato dagli economisti della sede regionale della Banca d’Italia, che stamattina a Palermo, hanno presentato il report sull’andamento dell’economia siciliana.
«Il trend purtroppo si conferma negativo- ha detto Antonio Cinque direttore della sede siciliana di Bankitalia (nella foto è il secondo da sinistra)– viviamo una situazione congiunturale difficilissima. La recessione cominciata nel 2007 è costata alla Sicilia circa il 13% in termini di Pil. I timidi segnali di ripresa, evidenziati nei primi mesi dell’anno, purtroppo, non hanno trovato conferma, anzi sembrano affievolirsi. Unica eccezione il turismo e un po’ di ripresa sembra esserci nel settore dell’edilizia legato alle opere pubbliche, mentre anche l’export è tornato a soffrire».
Insomma, c’è poco da stare allegri. E, a parlare, sono i dati. In quasi tutti i settori il segno è ancora negativo. Aumenta, però, ancora una volta la disoccupazione che arriva al 22,5% nel secondo trimestre di quest’anno contro il 21,6% dello stesso periodo dell’anno scorso. Una percentuale allarmante se si considera che nel 2011 il dato era pari al 14,4% per tutto l’anno (18% nel 2012 e 21% nel 2013%). Da Gennaio a Giugno di quest’anno, ci sono 37mila occupati in meno.
Ad illustrare le cifre dell’economia reale e del credito, nel palazzo Bankitalia di via Cavour, i responsabili dell’ufficio studi, Giuseppe Ciaccio e Antonio Lo Nardo (secondo e terzo da sinistra nella foto)
«Le aziende che hanno partecipato al sondaggio congiunturale hanno segnalato un ulteriore calo della spesa per investimenti in tutti i principali settori. Così come calano gli ordinativi e i fatturati. Purtroppo, i segnali positivi che avevamo colto a Giugno non sono stati confermati. Il quadro è molto fragile- spiega Ciaccio- Anche l’export, da cui erano arrivati i segnali più incoraggianti ha subito una battuta d’arresto a fronte di un aumento a livello nazionale dell’1,3%. Al netto dei derivati del petrolio, le esportazioni siciliane sono calate del 13, 9% mentre nel resto del Mezzogiorno sono stabili.
Il contributo positivo dell’agroalimentare- ha aggiunto- non è riuscito a bilanciare la flessione nelle esportazioni di prodotti chimici, farmaceutica e apparecchi elettronici. Unico dato positivo, il turismo che segna +4% sul fronte delle presenze internazionali soprattutto nelle strutture extra alberghiere. Andrà meglio, probabilmente, anche nell’edilizia legata all’opere pubbliche perché aumentano le gare. Ma passare dalla progettualità alla operatività richiederà tempo».
Male anche sul fronte del credito, come ha spiegato Lo Nardo:
«I finanziamenti bancari sono in diminuzione a Giugno del 2,4% su base annua. Il calo ha riguardato soprattutto le imprese. Per quelle con più di 20 addetti la diminuzione è stata più accentuata: – 3,8%. Anche per le famiglie parliamo di un segno negativo con un -2%. L’unica voce positiva riguarda i mutui immobiliari che stanno ricominciando a crescere. Dopo una prolungata fase di contrazione nei primi sei mesi del 2014 le nuove erogazioni sono aumentate quasi di un quinto».
A questo punto, come accade puntualmente in occasione della presentazione del report Bankitalia, si è aperto un piccolo dibattito con la stampa presente in via Cavour.
Dalla Banca d’Italia sostengono, infatti, che il calo dei finanziamenti è dovuto soprattutto alla contrazione della domanda. Ma, parlando con gli imprenditori, viene fuori un’altra verità e cioè che la contrazione di domanda è determinata dalle difficoltà di accedere al credito. Dibattito che si è concluso con la solita alzata di mani. Ovvero che le banche prestano i soldi solo quando sono sicuri di riaverli, e che se le imprese non possono offrire garanzie è un problema loro. Il solito vicolo cieco che in Sicilia poi porta alla drastica riduzione di prestiti alle imprese che si registra da anni e che più di una volta ha fatto temere il credit crunch.
«Parlando con le imprese e anche con le banche- hanno aggiunto gli analisti della Banca d’Italia- abbiamo registrato una maggiore disponibilità degli istituti bancari ad erogare prestiti».
Una disponibilità teorica? «No, si comincia a riflettere nel calo dei tassi d’interesse bancari». Che però si confermano salatissimi: per i prestiti a breve termine parliamo del 7,94%. Ancora peggio il dettaglio: 7,96% per le grandi imprese, 9,63% per quelle piccole. Per i prestiti a lungo termine si parla di almeno il 5,33%.
Insomma, le banche avranno pure mostrato più disponibilità. Ma il denaro in Sicilia resta carissimo, oltre che rarissimo.