Ci chiediamo e chiediamo: sarebbero queste le 'riforme strutturali' di cui il nostro paese ha 'urgente' bisogno?
La privatizzazione della Croce Rossa Italiana? Un pasticcio del Governo Letta
CI CHIEDIAMO E CHIEDIAMO: SAREBBERO QUESTE LE ‘RIFORME STRUTTURALI’ DI CUI IL NOSTRO PAESE HA ‘URGENTE’ BISOGNO?
La fregola di privatizzare la Croce Rossa Italiana, a parte il non senso di affidare a privati una associazione umanitaria, si sta dimostrando un pasticcio nell’operazione di dismissione e trasferimento, nonché sulle questioni che riguardano il personale. In particolare quello militare.
Che senso ha privatizzare i militari? Ne facciamo un corpo di mercenari, già che il loro status è di volontari?
Infatti, la Determinazione direttoriale n. 101 del 17 dicembre 2012, con la quale si delegano i direttori regionali a sollecitare le procedure della privatizzazione, è stata sospesa con ordinanza del Tribunale amministrativo regionale del Lazio, il quale con il medesimo pronunciamento ha rinviato ad una apposita udienza, da tenersi il prossimo 29 ottobre, la trattazione del merito delle osservazioni opposte alla sua attuazione. Tuttavia il procedimento di privatizzazione non si è fermato.
Questo percorso appare decisamente illegittimo in presenza di una disposizione legislativa contenuta nell’articolo 10 quater della legge n. 125 del 30.10 2013, con il quale si dispone che l’avvio delle procedure di privatizzazione debbano decorrere a partire dal 1 gennaio 2015. Infatti, l’avvio delle procedure di privatizzazione della Croce Rossa, secondo quanto disposto dal decreto legislativo 178 del 28 ottobre 2013, decorreva dal gennaio 2014.
La smania delle privatizzazioni a tutti i costi – anche alla luce dei fallimenti e i disastri ambientali che queste hanno portato nelle aziende statali dismesse, si insiste nelle privatizzazione di enti morali prestigiosi come la Croce Rossa – appare più come un’ossessione ideologica piuttosto che una scelta di razionalizzazione delle prestazioni di quell’ente, atteso che il soccorso e l’assistenza sanitaria appaiono funzionali al servizio sanitario nazionale. Stiamo parlando, peraltro, di una esperienza benemerita per i servizi resi al Paese negli anni trascorsi, dalle sue origini ai nostri giorni.
Va da sé che la partita non è ancora del tutto definita: dobbiamo aspettare l’udienza del 29 ottobre prossimo del Tar del Lazio per conoscerne le determinazioni sul merito delle osservazioni avanzate dai ricorrenti.
Resta il fatto che di questa privatizzazione, ancorché decisa dal Parlamento con la conversione del decreto legislativo n. 101 del 31 agosto 2013, emanato dal governo di Enrico Letta, non se ne comprende fino in fondo l’utilità, né la ragione per la quale è stata decisa, senza che sull’argomento si fosse sviluppata una benché minima discussione pubblica.
Una domanda nasce spontanea: sono queste le riforme strutturali che servono al Paese per recuperare competitività internazionale e produttività di sistema?
Noi, purtroppo, temiamo che questa privatizzazione già si annuncia fallimentare com’è avvenuto con Telecom Italia e con Alitalia. Speriamo fortemente di essere smentiti dai risultati futuri.