La Polonia nell’euro” “No, grazie. Ci teniamo il nostro zloty e viviamo meglio”

Secondo un sondaggio, il 60 per cento dei polacchi non ne vuole sapere della moneta europea. I governanti ne hanno preso atto

Entrare nell’euro? No, grazie. Stiamo bene dove siamo. Al limite, ne riparliamo tra un paio di anni… Parola della Polonia, che di abbandonare il vecchio zloty per la traballante divisa europea governata dai tedeschi non ne vuole proprio sapere.

“Dobbiamo valutare costi e benefici”, ha detto il Presidente polacco Bronis?aw Komorowski (nella foto a sinistra). Insomma, anche per la Polonia, l’Europa dell’austerity non è più un obiettivo da raggiungere. Semmai, un problema da scongiurare.

Anche i polacchi, insomma, vedono i disastri dell’Eurozona. E non hanno alcuna voglia di andarsi a imbarcare in un sistema monetario che sembra fare acqua da tutti i lati. Frutto, anche, di scelte economiche e monetarie che non hanno, alla base, una coerente e unitaria politica comune. Anzi.

La piccola Polonia non ci tiene proprio a diventare un’altra vittima dell’euro. Gli basta vedere quello che è successo in Grecia. E quello che sta succedendo in Italia e in Spagna. Per non parlare della Slovenia, entrata nell’euro solo nel 2004 e già in zona default.

Sul sito forexinfo.it leggiamo una dichiarazione del già citato presidente della Polonia, Bronis?aw Komorowski: “Perché dobbiamo adottare l’euro adesso? Non c’è alcuna fretta. È chiaro, nonché importante e fondamentale, che ci sia un ampio sostegno pubblico. Bisogna convincere il popolo polacco che l’adesione all’euro è una buona cosa per il Paese”.

Stando quello che si è capito, solo dopo un’attenta valutazione di costi e benefici, ma soprattutto dopo le elezioni politiche e presidenziali previste tra due anni, la Polonia deciderà se entrare o meno nell’Eurozona. Per ora non se ne parla.

“Solo così – ha detto il Premier Donald Tusk – la Polonia potrà avere tutti gli elementi che gli permetteranno di scegliere la migliore opzione, al fine di garantire la sicurezza dell’economia polacca e mantenere la propria competitività, anche dopo l’entrata nell’eurozona”.

Il Prodotto interno lordo polacco è cresciuto del 4,3% nel 2011 e del 2% nel 2012. Fino ad ora i conti pubblici si presentano equilibrati. I timori dei governanti polacchi sono legati a un’ipotesi: che, una volta entrati nell’euro, i conti si trasformino in squilibrati.

Meglio restare con la vecchia divisa polacca. Con un rapporto deficit/Pil che, fino ad oggi, è del 3,4%, in calo rispetto agli anni passati (per la cronaca, la soglia fissata dal Fiscal Compact è del 3%). A convincere la Polonia a non entrare nell’euro, poi, è il fatto che questo Paese non ha subito il contagio della crisi che, invece, investe l’Eurozona.

A differenza di tanti Paese europei che sulle scelte europee non sono democratici, la Polonia ascolta i propri umori. Stando a un’indagine, solo il 41% della popolazione vorrebbe entrare nel sistema euro (in Italia, se si andasse a votare con un referendum, l’euro finirebbe sotto zero…).

 


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