È quasi sera e le note stampa sono già da un po’ arrivate alle redazioni giornalistiche, dando vita a un botta e risposta che ha sorpreso più di una persona. Anche se, in realtà, parlare di fulmine a ciel sereno sarebbe fuorviante. Dalle parti dell’assessorato al Territorio c’è chi commenta: «Fa specie assistere a certi attacchi quando finalmente il pubblico decide di fare impianti». Il riferimento va alla lite che ha visto protagonisti Legambiente e la commissione regionale Via-Vas, che ieri ha rilasciato un parere negativo per il progetto di impianto di digestione anaerobica con produzione di biometano, proposto dalla società A2A a San Filippo del Mela. Ovvero l’opzione green che il colosso che gestisce rifiuti ed energia aveva messo in campo, dopo che nel 2018 il Consiglio dei ministri bocciò il termovalorizzatore.
«Non vediamo l’ora di conoscere le motivazioni che hanno portato la commissione regionale Via-Vas a bocciare l’impianto. Si dice per ragioni legate all’impatto ambientale per una struttura da realizzare in una zona industriale. Davvero molto strano», si legge in una nota di Legambiente. L’associazione guidata da Gianfranco Zanna si è detta «sconcertata da questo modo schizofrenico di non portare avanti una programmazione coerente e seria per realizzare gli impianti», sottolineando che scelte di questo tipo non fanno altro che fornire assist a chi ha interessi nelle discariche o negli inceneritori. La replica da parte dell’organismo presieduto da Aurelio Angelini non si è fatta attendere: «Abbiamo assunto le nostre determinazioni, come è nostra prassi operativa, nel pieno rispetto delle leggi e della pianificazione in materia».
Ma com’è che stanno le cose? Stando a quanto verificato da MeridioNews, il parere negativo deciso dalla commissione che si occupa di valutare la compatibilità ambientale dei progetti presentati in Regione non è seguito direttamente a considerazioni relative all’impatto sul territorio del progetto di A2A. O meglio, qualche correttivo sarebbe necessario prevederlo, ma nulla di insuperabile. Lo scoglio, apparentemente insormontabile, sta invece nella mancata previsione nel piano d’ambito della Srr Messina Area Metropolitana dell’impianto che il colosso imprenditoriale vorrebbe realizzare nell’ex centrale elettrica. Il tema è tra i più caldi del momento: il governo Musumeci, non facendo altro che riportare quanto previsto dall’attuale legge di settore, ha ribadito che la pianificazione dell’impiantistica spetta alle autorità territoriali. Che al momento sono le Srr e che, in un prossimo futuro, potrebbero diventare Ada. Devono essere questi a stabilire dove e cosa fare, per poi, tramite gare pubbliche mettere in gioco i privati interessati alla realizzazione e – nel caso di finanza di progetto come quello che riguarda Mazzarrà Sant’Andrea – alla gestione.
Una posizione quella del governo regionale che, per quanto a livello di dichiarazioni sia netta, è stata criticata di recente dal Movimento 5 stelle, in occasione dell’approvazione del piano di gestione regionale, ritenuto eccessivamente timido, ma che soprattutto finora non ha fatto indietreggiare i privati dal presentare progetti che, carte alla mano, risultano spesso sproporzionati rispetto al fabbisogno dei territori che, per norma, dovrebbero limitarsi a servire. È il caso della Rem di Daniela Pisasale, arrestata in estate a Bellolampo insieme al compagno Emanuele Caruso, che è riuscita sì a ottenere un nulla osta, ma con un iter che si è colorato di giallo; ma anche dei magnati dell’acciaio Lonati e Stabiumi che vicino all’Ikea di Catania vorrebbero realizzare un inceneritore, o ancora della Sicula Trasporti. L’azienda dei fratelli Leonardi, ma dalla primavera amministrata dal tribunale in seguito agli arresti seguiti all’inchiesta Mazzetta Sicula, ieri si è vista tornare indietro la documentazione inviata alla commissione Via-Vas che in estate aveva chiesto una serie di integrazioni al progetto per un inceneritore. A continuare a mancare all’appello è il parere dell’ente gestore della riserva naturale che si trova a ridosso dell’area in cui dovrebbe sorgere l’impianto. Per Sicula Trasporti non sarebbe necessario averlo, mentre dalla commissione è stato ribadito il contrario.
«A noi sinceramente interessa poco se gli impianti per il trattamento dei rifiuti siano fatti dal pubblico o dai privati, basta che si facciano». A parlare a MeridioNews è il presidente di Legambiente Sicilia Gianfranco Zanna. A distanza di ore dalle vivaci schermaglie con la commissione Via-Vas, i toni sono meno accesi ma le posizioni ferme. Anche quando gli si fa presente che il motivo della bocciatura sta in una questione di pianificazione e non di giudizio sull’impatto ambientale dell’impianto immaginato da A2A. «Non ho problemi a dire che questa normativa non mi piace e il motivo è semplice: i tempi per pianificare, progettare e realizzare questi benedetti impianti, per seguire tutti gli iter, sono troppo lunghi mentre il problema dei rifiuti è attualissimo. Tra pochi mesi ci troveremo di nuovo con le discariche sature, il rischio di una nuova emergenza. Mi chiedo – aggiunge Zanna – chi ne trarrà un vantaggio?»
Tuttavia, il caso della Srr Messina Area Metropolitana sembrerebbe diverso. L’ente pubblico, a marzo, ha messo nero su bianco la volontà di fare due impianti a Monforte San Giorgio e a Mili. Il primo per il trattamento dei rifiuti organici e il secondo per la gestione della frazione umida a supporto del ciclo depurativo dell’impianto locale. «Dopo la dichiarazione d’intenti, sappiamo già se ci sono i soldi per realizzarli, se le popolazioni locali non faranno resistenze?», incalza Zanna. Il presidente di Legambiente risponde poi a una domanda che, da qualche tempo, rimbalza tra le diverse anime del mondo ambientalista: qual è il rapporto tra l’associazione e certe realtà imprenditoriali attive nel settore dell’energia? Parecchie delle quali titolari di progetti recapitati alla Regione Siciliana? Gli esempi non mancano: Moncada Group, Asja Ambiente Italia e la stessa A2A sono accomunate non solo dal fatto di avere puntato nella realizzazione di impianti di biometano – la tecnologia su cui avevano tentato di farsi strada, ma in modo illecito, anche Vito Nicastri e Paolo Arata – ma anche dall’avere più di una volta sponsorizzato le iniziative di Legambiente. Per ultimo, a ottobre, Asja Ambiente è stata partner degli eventi organizzati dall’associazione per festeggiare i 40 anni dalla fondazione. Ad aprire gli appuntamenti, oltre all’assessore al Territorio Toto Cordaro, c’era anche il presidente Agostino Re Rebaudengo.
«Cosa rispondo? Che non c’è nulla di strano. Siamo un’associazione strutturata, che ha una storia e che può permettersi di sedere al tavolo tanto con le istituzioni che con gli imprenditori – replica Zanna – Anzi trovo doveroso per Legambiente fare attività di lobbying per cercare di spingere verso scelte più rispettose dell’ambiente. Mi preoccuperei se Legambiente, dopo essere stata sponsorizzata da A2A, cambiasse linea sugli inceneritori o se invece di colpo guardasse con occhi più benevoli alle discariche». Tra i punti fermi dell’associazione c’è quello di puntare su tecnologie che consentano una valorizzazione energetica, come nel caso del biometano. «Da noi ancora si parla di compostaggio in senso tradizionale, ma si tratta di tecnologie più che superate», conclude Zanna.
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