Il nuovo piano regionale mantiene nove pronto soccorso nel territorio della città metropolitana. Ma restano da definire il ruolo dell'ospedale di Giarre e quello di Garibaldi, Vittorio Emanuele e San Marco a Catania. E le associazioni di medici e i sindacati chiedono al più presto nuove assunzioni
La nuova rete sanitaria in provincia di Catania I dubbi su ospedali riuniti, reparti e assunzioni
La nuova rete sanitaria per l’emergenza in Sicilia è stata presentata ieri, e dopo anni di attesa chiarisce quella che sarà la struttura dell’offerta sanitaria anche nella città metropolitana di Catania, che conterà ora nove ospedali tutti dotati di pronto soccorso. Quelli di riferimento continueranno a essere le tre grandi aziende ospedaliere del capoluogo: Garibaldi e Policlinico Vittorio Emanuele vengono promossi al ruolo di ospedali hub, come lo era già il Cannizzaro, ovvero punti di riferimento per gli altri ospedali dell’area catanese. Nella nuova gerarchia dei presidi sanitari, gli ospedali riuniti di Acireale e Giarre e il Gravina di Caltagirone avranno il livello subito inferiore, il cosiddetto Spoke, mentre presidi di base saranno gli ospedali di Biancavilla e Paternò. Completano il quadro gli ospedali di Bronte e Militello in Val di Catania, anch’essi con pronto soccorso in quanto si trovano in aree disagiate. Ma restano le perplessità di sindacati e associazioni di categoria su quale potrà essere a breve l’impatto senza un piano delle rete ospedaliera completo che definisca i dettagli sulle unità operative, sui reparti e soprattutto sulle eventuali assunzioni da fare.
Anaao-Assomed, associazione che riunisce medici e dirigenti, nutre ad esempio forti perplessità sulla operatività dei pronto soccorso. Secondo l’associazione «va definito il concetto di “funzione vicaria” del pronto soccorso, nell’ospedale che, facendo parte degli ospedali riuniti non è sede di pronto soccorso, ci sarà un punto territoriale di emergenza?». Una situazione che riguarda il caso del sistema Acireale-Giarre, dove nei giorni scorsi il sistema di emergenze è entro in crisi a causa del maltempo e delle strade ghiacciate che ha impedito di arrivare all’ospedale di Acireale. Stesso identico problema potrebbe presentarsi al Garibaldi. In questo caso va ancora chiarito se il pronto soccorso debba essere trasferito nella sede di Nesima. Stessi dubbi per il Policlinico Vittorio Emanuele, dove dovrà essere presto definito il ruolo del nuovo pronto soccorso al policlinico Gaspare Rodolico, in rapporto con quello di via Plebiscito del vecchio Vittorio Emanuele e dell’ospedale San Marco di Librino, la cui consegna dei lavori è prevista per febbraio 2017. Una situazione che al momento, secondo il sindacato, è una «griglia piena di caselle vuote».
«Su questa griglia schematica, che attiene solo alla rete di emergenza, si può comunque già però capire come sarà la rete definitiva. E di sicuro servono nuove assunzioni, possibili solo con la definizione della nuova rete ospedaliera completa», afferma Gaetano Agliozzo, segretario provinciale di Funzione pubblica Cgil. Secondo Agliozzo «non è possibile fare nuove concorsi perché bloccati a livello nazionale dalla legge Balduzzi, con il conseguente regime di proroga del personale precario fino a giugno in Sicilia. Purtroppo – conclude Agliozzo – credo che per capire cosa succederà ai pronto soccorso del Garibaldi, del Vittorio Emanuele e del San Marco dovremo aspettare la campagna elettorale, visti i tempi tecnici dei provvedimenti necessari fra commissioni e pareri», conclude il sindacalista.
Gli ospedali Cannizzaro, Garibaldi e Policlinico Vittorio Emanuele sono definiti Dipartimenti d’emergenza e accettazione (Dea) di II livello, ovvero il massimo grado del nuovo sistema. Si rivolgono a un bacino di utenza compreso tra 600mila e un milione e 200mila abitanti, e al loro interno oltre al pronto soccorso verranno garantiti la medicina interna, la chirurgia generale, l’anestesia e la rianimazione, l’ortopedia e la traumatologia, l’ostetricia e la ginecologia, la pediatria, la cardiologia con unità di terapia intensiva cardiologica (U.T.I.C.), neurologia, psichiatria, oncologia, oculistica, otorinolaringoiatria, urologia, con servizio medico di guardia attiva e/o di reperibilità oppure in rete per le patologie che la prevedono.
Questi servizi – con alcune eccezioni – saranno garantiti anche dai Dea di I livello, detti anche Spoke, strutture previste per bacini di utenza tra 150 e 300mila abitanti: nella città metropolitana di Catania saranno gli ospedali riuniti di Giarre e Acireale e il Gravina di Caltagirone. A differenza dei Dea di II livello, non ci saranno però la cardiologia con emodinamica interventistica h24, la neurochirurgia, la cardiochirurgia e la rianimazione cardiochirurgica, la chirurgia vascolare, la chirurgia toracica, la chirurgia maxillo-facciale e la chirurgia plastica, l’endoscopia digestiva a elevata complessità, la broncoscopia interventistica, la radiologia interventistica, la rianimazione pediatrica e neonatale, la medicina nucleare e altre eventuali discipline di alta specialità.
Vi saranno anche due presidi ospedalieri di base a Biancavilla e Paternò. Sono strutture che si rivolgono a un bacino che varia tra gli 80mila e 150mila abitanti, sono dotati di pronto soccorso e garantiscono la medicina interna, la chirurgia generale, l’ortopedia, l’anestesia e i servizi di supporto in rete di guardia attiva o di reperibilità h24 di radiologia, laboratorio, emoteca.
A completare il quadro gli ospedali di Bronte e Militello in Val di Catania avranno anche loro il pronto soccorso, nonostante un bacino inferiore agli 80mila abitanti, in quanto inseriti nelle cosiddette aree disagiate. In questo caso le strutture garantiscono l’attività di pronto soccorso e i necessari servizi di supporto, dalla medicina interna alla chirurgia generale ridotta. In queste strutture sarà possibile eseguire indagini radiologiche per le quali è prevista la trasmissione delle immagini al centro Hub o Spoke più vicino.