La conferenza di Scienze della Comunicazione punta sulla radio

Notizie di prima mano (anche se nulla di ufficiale) sulla politica per l’università da parte del nuovo Governo, il consolidamento istituzionale della Conferenza delle facoltà e dei corsi di laurea di Scienze della Comunicazione come interlocutore del Ministero, la costruzione di una politica culturale che travalichi l’attivismo delle singole sedi, con una serie di iniziative congiunte sotto il cappello della Conferenza, una collaborazione sempre più stretta tra Rai (in primis RadioRai) con i corsi di laurea in Scienze della Comunicazione. Insomma voglia di contare sempre di più, maggiore unità nei comportamenti e nelle iniziative pubbliche per accrescere la visibilità e l’autorevolezza della Conferenza, maggiore collaborazione, regole comuni.

Mario Morcellini, preside della facoltà di Scienze della Comunicazione e presidente della Conferenza delle facoltà e dei corsi di laurea di Sdc è un fiume in piena. Davanti ai rappresentanti delle altre facoltà e dei corsi di laurea di Sdc sparsi per l’Italia, l’ultima riunione della Conferenza, venerdì 16 giugno a Roma, sembra segnare un punto di svolta. Innanzitutto perché «la Conferenza è stata riconosciuta come soggetto istituzionale, per legge – afferma Morcellini – tanto che dobbiamo provvedere a nominare un vice presidente (sarà la prof.ssa Lalli di Bologna) e i segretari».

DIDATTICA, LE INTENZIONI DEL GOVERNO. In questa veste Morcellini ha riferito ai colleghi dei recentissimi incontri informali col ministro Mussi e col sottosegretario Ranieri. Ed ecco cosa si muove (o rallenta) dalle parti del ministero dell’Università, seppure si tratti di rumors. «Per quanto riguarda la didattica – dice Morcellini – sappiamo tutti che c’è stato il richiamo al ministro delle carte sui nuovi ordinamenti inviate al Consiglio di Stato. In quanto al metodo, sembra che il nuovo governo voglia tener conto delle criticità del passato». Il che si tradurrebbe nella volontà di adottare tavoli tecnici con l’idea di arrivare alla rapida formulazione di un “libro bianco” della didattica: una veloce ricognizione di valori e criticità degli ordinamenti. «Ma questo – ammonisce Morcellini – non significa lo stop ai nuovi ordinamenti. Credo che entro settembre gli ordinamenti verranno rilasciati. Lo escludo solo per Psicologia e per qualcos’altro. Nell’area umanistica, inoltre, c’è un doppio progetto, avviare i tempi di rilascio e contemporaneamente avviare un’azione di “rivitalizzazione” dell’Umanistica. Si pensa agli Stati Generali dell’Umanistica». Insomma, propositi e idee, mentre il blocco degli ordinamenti pare solo un annuncio più che una cosa concreta («le sperimentazioni saranno autorizzate», dice Morcellini). In attesa di cosa prospetterà il governo tra luglio e settembre, sulla “Y” «c’è da stare tranquilli» e sul 3+2 l’idea è quella di «attaccare una formula giornalistica che semplifica un processo molto più complesso, però difendendo l’impianto che prevede una laurea di base (anche non triennale) e una laurea di secondo livello (va bene il termine magistrale piuttosto che specialistica) su cui occorre fare indagini e rilevamenti».  
E ancora sulla cancellazione dell’Università Ranieri in Calabria, «la nostra impressione è che altrettanto accadrà in Sicilia», aggiunge Morcellini. Idem per le università telematiche, il progetto è di fare «un’inquisizione molto stringente».

Poi il ruolo della Conferenza come interlocutore istituzionale. Questi propositi: unire le tante ricerche su scala locale in un unico grande database, l’istituzione (a Roma) di una Fondazione di ricerca sull’Università che possa lavorare con i dirigenti del ministero.

PUNTARE SULLA RADIO, TRA WEB E RAI. Altri due i temi portanti dell’incontro. Il rapporto con la Rai, innanzitutto. Con il servizio pubblico si sta lavorando a una convenzione quadro (occorre intanto verificare dove, a livello locale, esistano già convenzioni ad hoc). Intanto il dirigente di Radio Due, Sergio Valzania presenta la prossima edizione di UniRadio, l’iniziativa di Radio Due rivolta alle università (costo di partecipazione, 8 mila euro). La Conferenza proverà comunque a vedere se è possibile ricevere una frequenza tv (o radio) grazie all’impegno del professore D’Alessandro, componente del Consiglio superiore della Comunicazioni. Non sarà facile, ma sembra essere delineata la strategia: puntare sulla radio, grazie sia alla collaborazione con Radio Rai sia alla proliferazione di emittenti universitarie. A tale scopo si pensa alla realizzazione di un portale web che unisca tutte le esperienze esistenti che fanno capo a corsi di scienze della comunicazione. In più la formazione: Sergio De Domenico, responsabile della produzione radio di Radio Rai ha illustrato il master sulle professionalità della radio messo su in collaborazione tra Rai e facoltà di Scienze della comunicazione della Sapienza di  Roma. L’idea di Morcellini è di esportare questo modello formativo negli altri corsi di Scienze della Comunicazione. Ci siamo permessi di suggerire di proporre seminari itineranti con i professionisti Rai piuttosto che corsi stanziali e duraturi. L’idea pare essere piaciuta.

PUBBLICITA’ PROGRESSO. Infine, la collaborazione con Pubblicità Progresso. Che per prima cosa sta lavorando a un archivio informatizzato consultabile dalle università con il meglio della comunicazione sociale dal ’900 a oggi. In più il 13 ottobre, la Conferenza nazionale della Comunicazione Sociale, una giornata in cui gli spot siano votati e commentati dagli studenti che potranno anche confrontarsi con i più importanti creativi del panorama internazionale.


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