Confermati i precedenti due gradi di giudizio per la madre del piccolo Loris Stival. Adesso la donna dovrà ancora sostenere il processo per calunnia nei confronti del suocero
La Cassazione conferma la condanna per Panarello Trent’anni per omicidio e occultamento di cadavere
È stata confermata dalla Cassazione la condanna a 30 anni di reclusione nei confronti di Veronica Panarello, la giovane mamma accusata di aver ucciso il figlioletto di 8 anni, Loris Stival, occultandone poi il cadavere. Il delitto avvenne il 29 novembre 2014 nell’abitazione di famiglia a Santa Croce Camerina.
La decisione della Corte è giunta dopo diverse ore di camera di consiglio. Il sostituto pg di Cassazione Roberta Maria Barberini aveva stamane sollecitato la conferma della sentenza di condanna pronunciata dalla Corte d’assise d’appello di Catania nel luglio dello scorso anno.
Già in primo grado, con rito abbreviato, Veronica Panarello era stata ritenuta responsabile – e quindi condannata a 30 anni – dal gup di Ragusa per l’omicidio e l’occultamento di cadavere del figlioletto, del quale denunciò la scomparsa il 29 novembre 2014 e che venne ritrovato morto dopo qualche ora in un canale a Santa Croce Camerina.
Tuttavia la vicenda giudiziaria per Veronica Panarello non si esaurirà con la sentenza di oggi. Nei suoi confronti, infatti, sono pendenti altri due processi. Il 26 novembre dovrà apparire davanti il Tribunale di Ragusa per calunnia nei confronti dell’ex suocero Andrea Stival, che ha accusato di essere l’autore materiale del delitto: avrebbe ucciso il nipote, è la sua ultima ricostruzione, perché Loris voleva rivelare al padre di una presunta relazione tra il nonno e la madre.
Il 24 gennaio prossimo, davanti al Tribunale monocratico di Catania, comincerà il processo per le minacce di morte che la donna ha rivolto al suocero a conclusione della lettura della sentenza con cui la Corte d’assise d’appello di Catania confermava quella di primo grado emessa dal Gup di Ragusa per il delitto commesso il 29 novembre 2014 a Santa Croce Camerina. «Sei contento? Sai cosa ti dico – gli urlò – prega Dio che ti trovo morto perché altrimenti ti ammazzo con le mie mani quando esco…».