La caduta di Salvatore Ligresti, l’imprenditore che, da Paternò, è partito alla ‘conquista’ di Milano

A chi ha vissuto da cronista economico gli anni ’80 del secolo passato fa una certa impressione assistere alla caduta della famiglia Ligresti. Mai e poi mai, in quegli anni, si sarebbe potuto ipotizzare un finale del genere.

Eppure, nell’anno di grazia 2013, assistiamo al crollo, in verità annunciato già da qualche tempo, di Salvatore Ligresti, l’imprenditore catanese ‘milanesizzato’ che, per lunghi anni, tra mondo delle assicurazioni, finanza, banche e hotel, è stato uno dei protagonisti del firmamento economico e finanziario del nostro Paese.

Ieri la Guardia di Finanza ha eseguito oggi un mega sequestro preventivo. Alla famiglia Ligresti sono stati tolti beni per oltre 250 milioni di euro. Il provvedimento adottato dalle Fiamme Gialle su richiesta della magistratura (per la precisione, dal Gip del Tribunale di Torino) riguarda alberghi di lusso (alcuni anche in Sicilia), complessi immobiliari, conti correnti, un campo da golf e polizze assicurative. (a sinistra, Salvatore Ligresti, foto tratta da leformiche.net)

L’inchiesta che coinvolge la famiglia Ligresti è denominata “Fisher Lange”. E’ l’indagine che ha portato lo scorso 17 luglio all’arresto dell’intera famiglia Ligresti e di alcuni ex manager di Fondiaria Sai. Le accusa ipotizzate sono falso in bilancio aggravato e manipolazione del mercato.

I beni sequestrati alla nota famiglia di imprenditori vanno dal Trentino alla Sicilia. Gli hotel del gruppo sono dislocati in tante province dello ‘Stivale’: ci sono il Principe di Piemonte, hotel di lusso nel cuore di Torino, il Naxos Beach di Taormina (64 milioni), il Grand Hotel Fiera Milano, il Golf hotel Campiglio, L’Antico chalet degli Asburgo (37 milioni), gli alberghi della catena Atahotels.

Il sequestro riguarda solo la proprietà (Fonsai, Milano Assicurazioni) e non la società di gestione Atahotels. In pratica, le strutture continuano a funzionare regolarmente.

Abbiamo scritto che Ligresti è un imprenditore catanese. In realtà, Salvatore Ligresti è nato a Paternò, in provincia di Catania. Da Paternò si è trasferito a Milano dove ha iniziato una scalata che è sembrata irresistibile.

Un imprenditore abile. A proprio agio nell’Italia degli anni ’60 e ’70, quando il gracile mondo della finanza italiana – dominato già allora dalla figura di Enrico Cuccia – venne travolto dal ciclone di Michele Sindona, siciliano anche lui, per la precisione di Patti.

Prima di scontrarsi con il mondo della finanza ‘laica’ (un eufemismo che non era altro che la copertura della Massoneria di Palazzo Giustiniani), Michele Sindona, in Borsa, aveva fatto il bello e il cattivo tempo. Provando anche a conquistare la Bastogi (in realtà la ‘conquistò’: ma ‘posò’ l’osso su ordine dei ‘Padroni del vapore’ del tempo).

Michele Sindona cadrà all’ombra di uno scontro durissimo tra finanza ‘laica’ (Massoneria di Palazzo Giustiniani) e finanza cattolica (Massoneria di Piazza del Gesù). Con le ombre della mafia che lo accompagneranno fino a Voghera, nel cui carcere concluderà la sua turbinosa vita.

Diversa, nei contenuti e nello stile, l’avventura di Ligresti, personaggio molto misurato, sempre attento, mai sopra il rigo. L’imprenditore di Paternò non perderà i legami con Sicilia: sarà l’Athahotels – la già citata società alberghiera del suo gruppo – che per lunghi anni gestirà i più importanti hotel dell’Isola che allora facevano capo alla Sgas, Società grandi alberghi siciliani del Banco di Sicilia: il San Domenico di Taormina, l’Excelsior di Catania, il Villa Igiea e l’Hotel della Palme di Palermo (oggi questi Hotel storici sono passati in altre mani: ma questa è un’altra storia).

E la politica? Ligresti stava simpatico a Bettino Craxi. Il leader socialista, quando veniva a Palermo, alloggiava sempre al Villa Igiea, ospite di Ligresti. E fu proprio a Villa Igiea che Craxi, al congresso socialista di Palermo del 1980, piazzò la sua base operativa. Altri tempi.

A dir la verità, nella cosiddetta Seconda Repubblica Ligresti non sembrava un sopravvissuto. E’ andato avanti, nonostante i grandi cambiamenti.

Cosa sia successo lo hanno raccontato meglio di noi i cronisti economici di altri giornali. Noi ci siamo solo limitati a descrivere, per sommi capi, l’avventura di un imprenditore siciliano molto particolare.

 

 

 

 

 


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