Italia: anche nella lirica “Un volgo disperso che nome non ha…”

Spesso rimaniamo perplessi e scandalizzati. Sì, scandalizzati, anche di fronte alla cultura, se questo significa che il nostro Paese, le nostre tradizioni, il nostro spirito vengono mortificate da scelte che definire discutibili è poco. E’ il caso della prima alla Scala di Milano di stasera che metterà in scena il Lohengrin. Si dirà: siamo nella stagione del centenario della nascita di Wagner. Vero. Ma siamo nel centenario della nascita del nostro Giuseppe Verdi. (a destra, foto tratta da musicstack.com)

Verdi è l’anima del vero melodramma italiano. Ha fatto nascere e crescere il “recitar cantando”, che non esisteva prima delle sue opere, costruite su un’alternanza di arie e recitativi. Ha rappresentato, in un periodo storico molto particolare per l’Italia, quale quello dei moti nazionalisti, delle battaglie per la libertà dal giogo dello straniero, lo spirito di un popolo intero, che addirittura, in “viva Verdi”, non inneggiava solo ad un musicista, ma ad una Patria intera ed a chi per essa si immolava.

Se anche da meridionali non ci sentiamo particolarmente vicini a quei momenti storici – il Risorgimento, per il Sud d’Italia, è stato un disastro sociale ed economico, perché per noi quel periodo storico è stato contrassegnato da sangue e depredazione – giusto per i Lombardi della ricca e raffinata Milano, che stasera in pelliccia si recheranno a vedere il Lohengrin qualcosa, questo benedetto Risorgimento, deve pur significare!

Tutto sommato, un pizzico di orgoglio patriottico, ogni tanto, ci farebbe bene. Inoltre, crediamo che avrebbe fatto bene soprattutto ai fratelli (e che ci possiamo fare…!) Lombardi non tributare così tanto onore ad un musicista tedesco parente di quel popolo tedesco da cui si liberarono con tanto sangue e dal quale furono tanto disprezzati e torturati appena 150 anni fa; tanto più a discapito di un grande loro fratello – Verdi – il quale, invece, per lungo tempo era stato venerato ed acclamato sullo stesso palcoscenico ed il cui nome era servito anche per inneggiare alla libertà dall’oppressore straniero. (a sinistra, sopra, un’immagine del Teatro alla Scala di Milano: foto tratta dabed-breakfast-milano.net)

Non riteniamo che quest’anno, nell’ultranazionalistica Germania, molte stagioni liriche si apriranno con opere del Cigno di Busseto. Ci accontenteremmo che ne ospitassero qualcuna.

Purtroppo, la storia si ripete: si ripete per Giuseppe Verdi, che fu respinto all’esame di ammissione del Conservatorio di Milano, da giovane, perché…. “era bravino…ma non aveva le doti di un buon musicista”. Adesso, in qualche modo, Verdi viene nuovamente rifiutato per un evento, quale quello di stasera – ribadiamo – in un anniversario che tornerà soltanto tra cento anni, dalla città che è stata un po’ la sua seconda Patria. Incredibile! (a destra, Giuseppe Vwerdi, foto trata dait.wikipedia.org)

Ah!, dimenticavamo: l’anno scorso la stagione milanese è stata aperta da una edizione di un altro autore dell’area di cultura germanica: Wolfgang A. Mozart con il suo “Don Giovanni”…

Anche il Teatro Massimo di Palermo, che non a caso si trova in una piazza della città dedicata a Giuseppe Verdi, darà fuoco alle polveri della sua stagione con il “Das Rheingold” di Wagner.

Che forse esordire con Wagner fa più cultural-chic? (non mancheranno i commenti!)

Tornando alla storia, stiamo attenti a che non si ripeta per noi. Ogni qual volta abbiamo avuto a che fare con la Germania sono stati dolori: a fianco della Germania abbiamo perso la Seconda Guerra Mondiale, ed essere stati a fianco della Germania di Hitler ci è costato caro, per molti, troppi versi.

Adesso la parternship con la Germania nell’area euro sta costando la fame e la vita a molti italiani, così come è già stato per molti greci, alla faccia dell’Unione Europea (Unione dovrebbe significare non solo mercato unico in cui vendere le proprie merci, ma anche sostegno economico e solidarietà nei momenti del bisogno).

A questo proposito, desidereremmo sottolineare come il Santo Padre, nell’incontro che ha avuto in questi giorni con il Presidente della Repubblica Federale Tedesca, che a quanto pare è anche teologo, abbia ricordato, per l’appunto, il significato della parola unione in tutti i suoi aspetti, anche e soprattutto nei confronti dei Paesi dell’area euro in difficoltà.

Per concludere, commentando il nostro discorso sulla mancanza di rispetto nei confronti del grande Verdi (pur con tutto il rispetto verso il grande Wagner), desideriamo ricordare due magnifici italiani: il milanese Manzoni ed il fiorentino Dante (così là al Nord giocano in casa, ma noi siamo contenti lo stesso).

Il Manzoni nel primo coro dell’Adelchi:

“…l’un popolo e l’altro sul collo vi sta.
Dividono i servi, dividon gli armenti;
si posano insieme sui campi cruenti
d’un volgo disperso che nome non ha.”

Quindi il VI canto del Purgatorio di Dante quando il Poeta, insieme con Virgilio, incontra Sordello da Goito:

“Ahi serva Italia di dolore ostello
Nave sanza nocchiere in gran tempesta
Non donna di province, ma bordello!”

Maddalena Albanese

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