Irfis, Monterosso e Parlato incompatibili?

Si complica ulteriormente il quadro del rinnovo dei vertici Irfis- FinSicilia, la società finanziaria specializzata nel credito agevolato e nella erogazione di Fondi, partecipata dalla Regione siciliana al 100%.

Dopo la rinuncia di Giuseppe Rosa, l’ex direttore dell’area Mezzogiorno di Confindustria che era stato chiamato a presiedere il cda, l’assessore all’Economia, Luca Bianchi, non sa più che pesci prendere. A quanto pare, colleziona un no dopo l’altro. Non ultimo quello di Rainer Masera, già ministro del Tesoro nel governo Dini, che non ha accettato l’incarico. Ricordiamo che si tratta di un incarico retribuito con 40mila euro lordi l’anno. Difficile convincere personaggi di alto profilo ad accontentarsi di questa cifra. 

Ma, la partita, a ben vedere,  è più politica che tecnica. C’è sempre il solito problema: accontentare Confindustria Sicilia che con il suo leader Antonello Montante, vuole a tutti costi gestire la società che darà credito alle imprese. Della serie: ‘casa e putia’. E, sappiamo quanto il Presidente della Regione, Rosario Crocetta, tenga in considerazione Montante.

Bianchi, a quanto pare, starebbe spingendo per una via di mezzo: un uomo non direttamente riconducibile a Confindustria Sicilia,  ma che non sia del tutto  sgradito a Montante. Cosa non semplice. Rosa era stato scelto dagli industriali, ma è andata male. La lettera ufficiale di rifiuto è stata consegnata ieri al governo regionale.

Ci sarebbe anche Nicola Piazza, l’avvocato d’affari che Confindustria  aveva già sponsorizzato. Il problema, in questo caso, sarebbe un contenzioso (milionario) che il legale ha con l’Irfis e che renderebbe la sua nomina inopportuna.

Ci sono state, e ci sono ancora una serie di auto candidature spontanee di tono minore, come quella del commercialista palermitano, Luigi La Rosa, del patron della Ksm, Rosario Basile,e altri, che non hanno però avuto il placet di Bianchi.

Ma al di là della ricerca spasmodica di un nuovo presidente, all’orizzonte pare si profilino anche problemi per gli altri due componenti del cda che erano stati nominati con Rosa: Patrizia Monterosso, attuale segretario generale della presidenza della Regione, e  il capo della segreteria tecnica dell’assessore Bianchi, Salvatore Parlato.

Nei fatti, neanche loro, finora, hanno accettato formalmente gli incarichi. Come mai? Potrebbe esserci qualche problemino di incompatibilità.  Che nascerebbe  dal  Decreto legislativo 39 del 2013.

All’articolo 9, infatti, 

prevede che gli incarichi amministrativi di vertice e gli incarichi dirigenziali, comunque denominati, nelle pubbliche amministrazioni, che comportano poteri di vigilanza o controllo sulle attività svolte dagli enti di diritto privato regolati o finanziati dall’amministrazione che conferisce l’incarico, sono incompatibili con l’assunzione e il mantenimento, nel corso dell’incarico, di incarichi e cariche in enti di diritto privato regolati o finanziati dall’amministrazione o ente pubblico conferente.

Lo stesso decreto specifica l’incompatibilità tra

i titolari di incarichi amministrativi di vertice (segretario generale, capo dipartimento, direttore generale e similari) nelle amministrazioni regionali e gli incarichi di amministratore di ente pubblico di livello regionale.

Ad occhio e croce sembrerebbe che un segretario generale e un capo della segreteria tecnica non potrebbero aessere nominati nel cda dell’Irfis. Ma è ovvio che su questo punto le interpretazioni saranno le più varie.

In tutta questa storia c’è anche un aspetto paradossale. L’empasse del governo pare stia giovando all’Irfis:

“E’ l’unica partecipata che ha chiuso il 2012 con utili sostanziosi e che anche in questo primo semestre sta facendo bei numeri” dice a LinkSicilia Enzo Emanuele, direttore della società partecipata. L’anno scorso gli utili sono stati quasi 6 milioni di euro e quest’anno si prevede il doppio.

Vuoi vedere che meno decisioni prendono Crocetta e Bianchi, e meglio è? 

“Abbiamo consegnato al socio unico la lettera con cui Rosa ha rifiutato l’incarico. Adesso speriamo che si risolva presto la situazione, abbiamo in cantiere molti progetti” aggiunge Emanuele.

Un’altro aspetto paradossale è legato proprio ai risultati ottenuti: che senso ha cambiare un cda che ha raggiunto questi successi?  Certo, sappiamo che è stato Francesco Maiolini, ufficialmente ancora in carica, a volersi dimettere. Ma siamo proprio certi che non ci sia stato lo zampino della politica  nell’accompagnarlo in questa decisione? Dove lo trovano un altro con il suo cv e con un spirito di servizio tale da fargli accettare 40mila euro?

Solitamente un cda che ottiene questi risultati, soprattutto nella galassia delle voraci partecipate, viene premiato. Non in Sicilia, evidentemente. Dove il governo sembra più interessato ad accontentare Montante che a garantire il perfetto funzionamento di una società vitale per le PMI assetate di credito.

Irfis: Giuseppe Rosa dice no. Torna Maiolini?

 

 

 

 


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