«Io, artista davanti alla tecnologia che svela troppo»

La mostra di Video_Sicilia tenutasi al Gate 21 fino al 28 marzo ha chiamato a raccolta non solo grandi artisti ma anche un pubblico fatto di qualche ‘personaggio illustre’ e moltissimi giovani attratti dalla nuova frontiera artistica dei tempi moderni.

Sarebbe riduttivo parlare di arte solo descrivendone la tecnica e la funzione. Per questo abbiamo approfondito il tema della mostra parlando anche di emozioni e ispirazioni…«A mio parere, davanti a un quadro puoi dare una più libera interpretazione di ciò che l’artista intende rappresentare del suo io interiore. In un video, magari attraverso i suoni, i rumori, la musica, i gesti può essere più facilmente intuibile il messaggio che lo stesso artista vuole dare». Ecco cosa pensa una giovane artista, studentessa dell’Accademia delle Belle Arti con la quale abbiamo assistito alle varie performance.

Stella, pittrice, sta vivendo la formazione dell’ “essere artista” nel pieno di un momento in cui l’arte, come dice lei stessa «è violenta». E aggiunge: «La nuova arte, quella contemporanea, è un po’ tutta così».

Durante il viaggio insieme a Stella attraverso «un’arte che oggi è così vasta che può essere tutto» si susseguono tante emozioni. Attraverso i suoi occhi, cogliamo un senso di stupore di fronte ai significati nuovi che solo la tecnologia riesce a dare a un soggetto potenzialmente artistico. «La videoarte può coinvolgere il fruitore a tal punto da intimorirlo o provocargli sensazioni piacevoli» dice Stella, osservando le varie opere e descrivendone cosa sente di fronte ad esse.

In effetti, anche lo spettatore meno sensibile e “allenato” immediatamente avverte di essere come dentro a un quadro dinamico e in movimento dove, da un secondo all’altro, l’azione può avere risultati imprevisti. Quest’arte può provocare un senso di perversione, a noi è capitato con l’opera di uno dei componenti del progetto raffigurante un atto sessuale ripetuto (Santiago Serra), o di violenza, davanti ai tagli graffianti di un corpo dilaniato, dove la bodyart diventa atto di estrema catarsi e si spinge al limite della concreta realtà.

«Non bisogna preoccuparsi di questo – ci spiega la giovane artista senza tecnicismi – tutto ciò che provoca un’ emozione forte, positiva o negativa che sia, è arte». Ci soffermiamo su un opera davvero singolare di Mat Collinshaw raffigurante un uomo seduto su una sedia elettrica che canta, come fosse una preghiera, aspettando una fine che non arriva mai. «Questo loop (filmato che si ripete all’infinito, ndr) spiega il precario equilibrio della vita, che sembra un continuo riavvolgimento, una continua routine senza fine. Il suono, che sembra una canzone, si può intendere come una continua scarica elettrica che non uccide ma che pervade continuamente tutto l’essere». Perplessità, inquietudine.

Mentre nel “fermo immagine” di un quadro noi possiamo imprimere la nostra traccia e i nostri stati d’animo, questa forma moderna di espressione rivela la capacità di divagare e di dar la possibilità, attraverso più elementi, di esprimere qualcosa di più pervasivo con mezzi di più ampia diffusione.

«Tutto ciò che ho visto mi ha fatto pensare alla mia visione positiva di arte. Io, come molti altri artisti, preferiamo la pittura, anche se, oggi, la videoarte può avere sfaccettature interessanti risultando suggestiva e intrigante».

Un’arte, figlia dell’‘uomo, oggi sempre più tempestata di immagini e suoni, che può sfociare in una visione nostalgica dell’espressività. Un’arte che adesso ha la necessità e il desiderio di crescere, sentimento espresso così dalle parole di un’ artista: «Se il mondo, se gli uomini cambiano, è naturale che anche il modo più profondo e primitivo di esprimersi cambi con essi… Speriamo non si vada incontro alla contaminazione».

Daniele Palumbo

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