Intervista al Consigliere Comunale Riccardo Schininà

Vent’anni, diplomato al Liceo Scientifico E. Fermi di Ragusa, studente di Giurisprudenza, laureato al Conservatorio di Catania, attivamente impegnato nel gruppo bandistico ragusano e in una compagnia di spettacoli teatrali, il diessino Riccardo Schininà è da quest’anno anche Consigliere Comunale.

Con lui, che ha sollevato il problema delle convenzioni universitarie troppo onerose per il comune di Ragusa e ha chiesto un consiglio comunale straordinario per discutere solo di quest’argomento, abbiamo scambiato quattro chiacchiere sul difficile momento che le facoltà iblee stanno attraversando.

 

La Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Ragusa si è vista costretta a ricorrere ad una sciopero (rinviando così di una settimana l’inizio delle lezioni per l’a.a. 2006/2007) a causa dei dissidi con il Consorzio Universitario di Ragusa. Qual è la tua posizione in merito ai difficili rapporti tra le due istituzioni?

E’ vero che la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere è vista dal Consorzio Universitario come il fiore all’occhiello: è trattata meglio sia dal punto di vista logistico che del personale. Tra le varie facoltà di Ragusa è forse quella che “ha di più”. Ma ciò non implica che può essere privata di ciò che ha, in quanto si violerebbe un diritto della facoltà stessa, dettato dalle convenzioni stipulate dalle due autorità che citano espressamente il numero di dipendenti, ausiliari ecc. di cui essa deve disporre.

A ciò si aggiunga che la Facoltà di Lingue contribuisce, seppur indirettamente, a muovere l’economia rivalutando l’architettura barocca e facendo circolare ingenti somme di denaro.

Assolutamente più che discutibile il metodo attuato dal Consorzio, in quanto nell’agire ha escluso a priori qualsiasi forma di dialogo; ancora più discutibili sono le posizioni dell’Amministrazione Comunale di Ragusa, che ha preso le parti del prof. Cascone.

 

Anche con le altre facoltà della provincia i rapporti non sembrano essere idilliaci…

I rapporti tra il Comune, la Provincia e le altre facoltà non sono idilliaci perché le convenzioni che sono state stipulate sono insostenibili. Ciò è diretta conseguenza del fatto che nell’arco di tempo compreso tra il 1993 e il 2000, gli anni del “boom universitario” nel territorio ragusano, l’entusiasmo diffusosi negli ambienti politici locali ha avuto il sopravvento sul buon senso, facendo sì che le facoltà approfittassero di convenzioni che, se riviste a distanza di qualche anno, appaiono prive di ogni logica razionale sia sotto il punto di vista economico che sotto quello del riscontro sul territorio.

 

Proprio mentre da più parti si lamenta a gran voce il fenomeno delle “facoltà che spuntano come funghi” a Ispica è stata recentemente firmata la convenzione tra il sindaco e il presidente del Consorzio Universitario per il corso di laurea in Politiche euromediterranee. Ma non bisognava prima risanare il deficit finanziario?

L’obiettivo che le sedi universitarie nate nel capoluogo si prefiggono è quello di avere un riscontro economico-culturale nel territorio e quella attuale non è certo la politica giusta da attuare per raggiungerlo, in quanto prevede spese onerose senza peraltro garantire alcuna certezza a lungo termine.

Ciò che allo stato attuale ci si trova a fronteggiare è proprio un enorme gap economico e l’alternativa più ovvia appare quindi quella di rivedere ex novo gli assetti dei rapporti con le università, con un occhio al bilancio e uno agli effettivi risultati raggiunti passo dopo passo, senza pensare ad istituire nuovi corsi di laurea. Tale prospettiva, infatti, sarà da tenere in considerazione solo quando quelli attuali saranno perfettamente funzionanti e poggiati su solide basi economiche.

Inutile aggiungere, a questo punto, che il processo appena illustrato necessita di qualche anno per essere attuato: il polo universitario, di conseguenza, per il momento rimane tabù.

 

La nostra sede della Facoltà di Lingue, relativamente al corso di laurea in Scienze della Mediazione Linguistica, è in grado di garantire una formazione limitata al solo corso triennale: perché non incentivare le lauree specialistiche piuttosto che sovrapporre ulteriori corsi di laurea triennali a quelli già esistenti?

Il discorso è lo stesso di prima: non c’è altra soluzione, se non quella di invertire la rotta puntando ad incentivare i corsi di laurea già presenti, far sì che si stabilizzino e che si ottengano risultati tangibili tanto nella breve quanto nella lunga scadenza.

 

A Ragusa confluiscono numerosi studenti provenienti da varie parti della Sicilia (talvolta d’Italia) con l’obiettivo di conseguire una laurea triennale di esperto linguistico per il territorio: non è una contraddizione, una volta raggiunto l’obiettivo, costringerli a “migrare” per la laurea specialistica?

Gli investimenti economici vanno fatti, ma in maniera oculata e seguendo due criteri: bisogna prima di tutto varare piani di bilancio effettivamente sostenibili, tanto per la facoltà quanto per il Consorzio Universitario; ma, non meno importante, si deve ottenere un riscontro evidente sul territorio. Quest’ultimo obiettivo può essere raggiunto, ovviamente, solo nei casi in cui il laureando inizia il suo corso triennale a Ragusa e, una volta completato, vi prosegue con la laurea specialistica.


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