Indagine etnea sulla neonata morta in ambulanza Salvi: «L’autopsia? Prima chiariamo le responsabilità»

«Ci saranno delle iscrizioni cautelative nel registro degli indagati, per accertare le responsabilità dell’intera catena che si è occupata della vicenda. Al momento non posso dare né nomi né numeri». Così il procuratore capo di Catania Giovanni Salvi sul caso della neonata morta durante il trasporto dalla clinica privata Gibiino di Catania, dov’è nata, verso l’ospedale Paternò-Arezzo di Ragusa dove doveva essere trasferita per una grave insufficienza respiratoria. Il presidio più vicino attrezzato con le culle necessarie, in assenza di posti liberi nelle Unità di trattamento intensivo neonatale (Utin) etnee. 

L’inchiesta catanese, coordinata dalla sostituta procuratore Alessandra Tasciotti, è collegata a quella del capoluogo ibleo e segue l’acquisizione delle cartelle cliniche dalla struttura Gibiino. «Noi stiamo indagando sulle cause dell’insufficienza respiratoria e sulle azioni di soccorso messe in atto da dopo la nascita, per vedere se è stato fatto tutto il possibile – continua Salvi – Sui posti nelle Utin di Catania le informazioni non vanno chieste a noi ma a chi di competenza. A partire dall’assessorato regionale alla Sanità». Intanto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin non esclude l’ipotesi di commissariamento della sanità siciliana: «Attendo il documento finale degli ispettori – spiega – per assumere le decisioni e iniziative che competono al ministero e valutare se i livelli essenziali di assistenza siano correttamente erogati dalla Regione o se ricorrano elementi per un nuovo commissariamento».

L’indagine della procura etnea segue la denuncia presentata ai Carabinieri dal papà della bambina, giovane neo-genitore alla prima figlia. E le parole del procuratore sembrano rispondere alla nonna paterna della piccola che nelle scorse ore avanzava il dubbio che «dall’una alle quattro si sia perso del tempo prezioso, forse i medici non si sono accorti che stava male, e per questo non hanno accelerato. Quello che è successo è inconcepibile. Vogliamo sapere se c’è stata negligenza, ne abbiamo il diritto». «Sarà necessario un accertamento autoptico – continua Salvi – ma solo dopo aver formulato un’ipotesi sulle responsabilità». 

Questa mattina, intanto, a Palermo, nella sede dell’assessorato regionale alla Salute, i manager delle aziende ospedaliere coinvolte nella vicenda hanno incontrato l’assessore Lucia Borsellino. Come anticipato ieri dalla stessa titolare della Salute, l’incontro con i dirigenti di Cannizzaro, Garibaldi e Santo Bambino – i tre presidi dove si era cercato un posto tra i 35 presenti in città – era stato fissato proprio per fare luce sulla vicenda. «C’è una commissione che si insedierà a breve. I chiarimenti saranno forniti in quella occasione», commenta al termine della riunione Giorgio Giulio Santonocito, direttore generale dell’ospedale Garibaldi.

Secondo le ricostruzioni del caso circolate finora, dopo la risposta negativa dai tre ospedali e la notizia che il posto più vicino si trovava a Ragusa, i medici della clinica privata avrebbero fatto trasferire la piccola paziente con un’ambulanza privata. Ma senza riuscirci: la neonata, infatti, è morta appena dopo Vizzini, nel Ragusano. La madre della bambina affida il suo sfogo alla propria pagina sul social networki Facebook. Dove parla di «errore umano» e denuncia di non aver avuto nemmeno la possibilità di vedere la figlia per darle «il suo primo e ultimo saluto». «Quello che dicono i tg è solo una parte di verità… – scrive la giovane madre – Ma presto si avrà giustizia, presto tutto verrà alla luce e la mia bambina avrà pace».


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«Ci saranno delle iscrizioni cautelative nel registro degli indagati. Al momento non posso dare né nomi né numeri». Così il procuratore capo di Catania sul caso della piccola nata alla clinica privata Gibiino ma morta per una crisi respiratoria nel trasferimento a Ragusa, per assenza di posti liberi nelle strutture etnee

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