«Ogni tanto si perde di vista l’empatia coi lavoratori e più in generale con le persone». Il commento di Marianna Flauto, segretario generale della Uiltucs Sicilia, introduce la protesta dei lavoratori di questa mattina dello spaccio alimentare della distribuzione Cambria, in via Ugo La Malfa. Uno sciopero che giunge al culmine di una tensione lunga mesi: l’azienda – che opera tra Sicilia e Calabria coinvolgendo circa 600 tra lavoratori e lavoratrici – è infatti da tempo in una situazione critica, perché ha contratto un debito enorme nei confronti della società Sma, che fa parte del gruppo Auchan. La nota catena di supermercati sette mesi fa ha voluto recuperare il credito ma a quel punto si è innescato un meccanismo perverso, tra fornitori che lamentano di non essere pagati e la stessa Cambria che ha avviato a sua volta una richiesta di risarcimento danni nei confronti di Sma.
Una vicenda complicata, con l’azienda di distribuzione che non ha ancora predisposto il piano di risanamento del debito da depositare al Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, a seguito dell’istanza di concordato in bianco trasmessa lo scorso 10 ottobre. Dopo la prima scadenza non rispettata (il 31 gennaio), il tribunale ha concesso una proroga. Ma manca al momento l’accordo col maggior creditore, ovvero Sma. Col risultato che sono i lavoratori e le lavoratrici a subire le conseguenze di una situazione che i sindacati definiscono «non trasparente». Specie dopo l’assenza di Cambria al tavolo convocato al Ministero dello Sviluppo Economico il 12 febbraio: l’azienda ha spiegato che non si è presentata a Roma perché il clima si è esasperato.
«Ma è stato proprio il fatto che non si sia presentata a far scaldare gli animi – obietta Flauto – Il piano di ristrutturazione dell’azienda è ancora in fase di definizione, ma nel frattempo mancano le merci. I lavoratori dal 10 ottobre hanno perso una serie di diritti acquisiti, sono stati congelati gli stipendi arretrati e le quattordicesime, e al momento hanno ricevuto un acconto sullo stipendio di gennaio. Ma così non si può andare avanti: molti lavoratori hanno solo il proprio reddito in famiglia, altri hanno ricevuto un ordine di sfratto, altri ancora hanno il mutuo bloccato. Comprendiamo tutto ma è giusto che i lavoratori vengano pagati. D’altra parte qualche giorno fa l’azienda ha chiesto di firmare delle conciliazioni in bianco, che avrebbero comportato una rinuncia a una serie di diritti acquisiti, nei confronti di un imprenditore sconosciuto. Una decisione che scavalca i sindacati, col tentativo di allestire trattative individuali tra azienda e lavoratore».
In attesa di una possibile cassa integrazione per i lavoratori, che Cambria ha chiesto al ministero, resta la richiesta dei sindacati di un tavolo di monitoraggio sull’intera vicenda. Oltre che una convocazione dei sindacati da parte dell’azienda. «Fino a quel momento i lavoratori non demorderanno» conclude Flauto.
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