Incendi in Sicilia e «le ordinanze bluff dei Comuni». Anci: «Impossibile controllare i territori con gli attuali organici»

Lo schema sembra sempre lo stesso: da un lato, le ordinanze che vengono emanate perché a imporlo è la legge e, dall’altro, nessuno che si premuri, o riesca, a farle rispettare. Succede, per esempio, a Capodanno quando viene imposto lo stop ai botti e il copione si ripete, anno dopo anno, anche per quanto riguarda gli incendi. Nell’Isola, nonostante l’inizio dell’autunno risalga al 21 settembre, bisogna ancora fare i conti con boschi e terreni che vengono dati alle fiamme. Complice il clima mite del periodo, nell’ultimo fine settimana, sono stati più di 30 i roghi in cui sono stati impegnati vigili del fuoco e corpo forestale. E proprio a domenica risale la fine del periodo di emergenza per la campagna antincendio in Sicilia. Uno scenario a cui la Regione, attraverso il dipartimento della Protezione civile, sta cercando di porre rimedio con il prolungamento, fino al 21 ottobre, delle attività di pattugliamento, avvistamento e supporto all’attività antincendio.

Il nodo, però, resta quello della prevenzione. Ed è qui che torna d’attualità il tema delle ordinanze che, per legge, i vari Comuni sono tenuti a emanare per contrastare il rischio incendi. Basta una rapida ricerca su Google, alla voce ordinanze incendi Sicilia, per scorrere un lungo elenco di documenti quasi del tutto identici in cui vengono fissate le prescrizioni da rispettare. Agricoltori e allevatori, per esempio, dovrebbero creare dei viali parafuoco. Ai privati cittadini, invece, spetterebbe di pulire i bordi delle strade, spesso stracolmi di erba secca. Dopo il decespugliamento, bisognerebbe anche asportare sterpaglie e rovi oltre a esserci un assoluto divieto di accensione fuochi. Prescrizioni che, però, restano quasi sempre soltanto sulla carta, come denuncia il Wwf Sicilia attraverso il presidente Ennio Bonfanti.

«Si tratta di ordinanze bluff e fasulle che nessuno fa rispettare – incalza il presidente dell’associazione – Se questi documenti venissero presi in considerazione, dopo la loro emanazione il fenomeno incendi si ridurrebbe in maniera drastica, facendo risparmiare un sacco di soldi a fronte di una situazione in cui si fa comunque poco per prevenire gli incendi». Durante l’ultima stagione estiva, nell’Isola si sono contate anche diverse vittime. Semplici cittadini, come la 42enne Maria David morta mentre cercava di salvare i propri cavalli, ma anche operatori antincendio. Risale al 14 agosto il decesso di Matteo Blandi, rimasto gravemente ferito mentre era a lavoro sul fronte del fuoco nell’area di Monreale, in provincia di Palermo.

«La competenza, per quanto riguarda il controllo successivo all’ordinanza, è della polizia locale – spiega a MeridioNews Paolo Amenta, sindaco di Canicattini Bagni (in provincia di Siracusa) e presidente della sezione siciliana dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani – Quando viene accertato il mancato rispetto dell’ordinanza, si può inviare una nota ufficiale al proprietario del terreno. Spesso si tratta di persone che stanno fuori o hanno del tutto abbandonato i siti. Se non provvedono – aggiunge Amenta – dovrebbe intervenire la pubblica amministrazione a sue spese, magari con un’impresa vincitrice di gara d’appalto». Effettuata la pulizia, gli enti dovrebbero poi rivalersi sui privati per coprire le spese legate alla pulizia dei terreni. «La realtà – continua Amenta – ci dice che la municipale è sottostimata ovunque con impianti organici che riescono a coprire a stento le procedure d’ufficio. Per questo motivo, il controllo del territorio è particolarmente difficile, anche perché spesso si tratta di aree fuori dai centri abitati. Una soluzione, almeno inizialmente, può essere quella di avere più agenti che possano muoversi ma servirebbe anche un censimento dei terreni abbandonati, magari – conclude il presidente dell’Anci – da mettere a bando per le giovani imprese».


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