Incendi, la Sicilia soccombe sotto l’azione dei piromani Oltre alla conta dei danni ci sono le criticità negli aiuti

«Ieri mattina ho fatto un sopralluogo al parco forestale di Calaforno, mi viene da piangere, un’atmosfera spettrale». Così il sindaco di Giarratana, nel Ragusano, Bartolo Giaquinta racconta la sua prima visita nei luoghi dell’incendio che hanno colpito duramente il territorio che amministra. Un senso di scoramento e di impotenza che ha condiviso quest’estate con tantissimi sindaci siciliani. Una regione che mai come quest’anno è stata messa così in ginocchio dagli incendi, come buona parte del Meridione. Uno stato di calamità che di naturale, tuttavia ha ben poco. L’estate non è ancora terminata, ma già la conta dei danni assume le proporzioni di un vero e proprio bottino di guerra. Nel Palermitano «Un terzo della superficie del parco delle Madonie è andata distrutta», racconta a MeridioNews il direttore dell’Ente, Angelo Merlino i boschi di Piana degli Albanesi e lo Jatino sono stati per lunghi giorni nella morsa delle fiamme. Sull’Etna, nel territorio del Parco, nell’ultimo mese c’è stato praticamente un nuovo fronte del fuoco ogni giorno, l’ultimo ieri a Linguaglossa. E poi i Nebrodi, nel Messinese, il Trapanese, con l’autostrada Palermo-Mazara chiusa più volte per il fumo: il Ragusano e il Siracusano, dove a pagare un pesante dazio sono state le riserve naturali: da Pantalica a Vendicari, da Cavagrande alla valle dell’Anapo.

Una ecatombe dal punto di vista naturalistico, «che difficilmente potrà tornare quello di prima», come spiega il presidente del parco dell’Etna Carlo Caputo ma anche economico, con aziende agricole e zootecniche in ginocchio e gente che ha dovuto lasciare la propria casa minacciata dalle fiamme. «Il tempo delle analisi arriverà dal 15 ottobre – dice a MeridioNews l’assessore con delega al Territorio e all’Ambiente Toto Cordaro – quando terminerà il programma antincendio e si tornerà alla normalità. Si dovrà parlare anche di pianificazione che questa volta deve essere più tempestiva facendo tesoro di quanto accaduto finora. Se c’è qualcosa che non ha funzionato lo vedremo». 

«A Petralia Sottana i danni sono principalmente alle cose: terreni, villette, aziende, ma stiamo ancora registrando continue segnalazioni per fare una stima – commenta il primo cittadino del Comune madonita Leonardo Iuri Neglia – Si poteva fare sicuramente megilo. C’è stata abnegazione da parte di tutti. È chiaro che, forse anche per il fatto che nello stesso lasso di tempo si concentrano molti roghi, ci sono state carenze dal punto di vista del coordimanento di tutte le forze in campo, cosa che rispetto all’anno scorso ho trovato peggiorata. Dovrebbero esserci degli automatismi che ancora penso non ci siano e questo comporta anche ritardi che potrebbero in molti casi scongiurare danni maggiori. Durante l’incendio sono arrivati due canadair, ma non sono mai riusciti a operare contemporaneamente se non per qualche ora perché si sono susseguiti un’avaria e cambi turno e questo ha rallentato l’operatività». Parole a cui fanno eco quelle del sindaco di Giarratana, Bartolo Giaquinta: «Tutti gli alberi sono carbonizzati, si è salvato pochissimo. Molti animali sono morti, altri sono stati messi in salvo, aziende che hanno avuto danni, uliveti che sono stati interessati. Non ci sono state vittime, le abitazioni per la gran parte sono state messe in sicurezza. La perdita paesaggistica è inestimabile e le colture perse pure. I canadair, anche se con ritardo, hanno dato una grossa mano. Avere un po’ di soccorso aereo negli incendi è determinante, anche perché molti posti sono inaccessibili da terra. L’integrazione col soccorso aereo è fondamentale».

«Le cose si possono sempre migliorare – replica Cordaro – Una regia unica è auspicabile, fermo restando che mentre corpo forestale e protezione civile sono di competenza regionale, i vigili del fuoco sono nazionali. I Dos che intervengono per guidare i canadair e elicotteri da terra per capire dove sganciare appartengono ai vigili del fuoco. Si possono fare valutazioni per una modifica della normativa, ma è un tema di esclusiva valutazione nazionale e non ho nulla da rimproverare alla protezione civile nazionale, sempre tempestiva. Tutti stanno dando il massimo, e poi va considerato che rischia di diventare una guerra tra poveri: se io chiamo e mi rispondono che gli aerei sono impegnati in Calabria o in Campania, ci possiamo fare poco di questi tempi».

Altro aspetto è quello della caccia ai responsabili. Pochi i piromani che vengono colti sul fatto e i punti di innesco degli incendi sono talmente tanti, che anche con la giusta prevenzione si potrebbe mirare solo a contenere i danni. «I carabinieri hanno acquisito le immagini delle nostre telecamere di videosorveglianza – dice ancora Neglia – Noi avevamo cercato di ripulire tutte le strade comunali e le fasce di interfaccia col paese, avevo fatto un’ordinanza per farlo fare anche ai privati nei loro terreni, ma non tutto si riesce a controllare. La maggior parte dei terreni sono ormai abbandonati e i proprietari si sono persi nei meandri delle varie successioni». «Un fuoco che si estende in poco tempo in maniera così vasta, nonostante il caldo e il vento, fa nascere il sospetto – aggiunge Giaquinta – Questo fa ancora più male. Bisogna individuare questi criminali. Ogni anno cerchiamo di mantenere pulite le aree attorno al centro abitato e alla viabilità principale, ma questo rientra tra i tanti problemi dei Comuni, soprattutto i piccoli. Se non si mettono in testa di aiutare i piccoli Comuni non per le grandi opere, ma per questo ordinario, avremo sempre problemi di questo genere. Non riusciamo a operare in sostituzione della Regione, bisognerebbe impegnare enormi risorse, per cui è impossibile». 

E mentre molti sindaci sono tuttora impegnati con lo spegnimento di focolai e il contenimento dell’emergenza, l’ultimo pensiero del primo cittadino di Giarratana va alla riserva naturale di Calaforno, danneggiata in maniera molto severa. «Ci sono voluti cinquant’anni per costruire quel bosco. Sicuramente l’azienda forestale riprenderà la ricostruzione del patrimonio naturale, ma non sarà ne semplice né breve». Per citare ancora il presidente del parco dell’Etna: «Sono eventi che cambiano per sempre il volto naturalistico di un territorio».


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