Ingerenze politiche, problemi editoriali, norme stringenti per la pubblicità. L'azienda non vive il suo momento migliore e per far conoscere ai cittadini problemi e soluzioni i sindacati hanno promosso un lungo giro per lItalia. Lunedì la tappa catanese, alle 15.30 nell'aula magna dell'ex monastero dei Benedettini
In tour per salvare la Rai «Un servizio pubblico demolito»
«Siamo sullorlo del baratro, ma non si tratta solo di problemi economici». Con queste parole Antonello Carbone giornalista della Rai di Catania e dirigente nazionale dell’Usigrai, lUnione sindacale dei giornalisti Rai descrive lo stato attuale dellazienda televisiva pubblica. «Perdiamo pezzi importanti continua come Serena Dandini e Michele Santoro, per fare degli esempi».
Per «incontrare la gente» e far conoscere la difficile realtà dellazienda, è partito il tour Riprendiamoci la Rai, una serie di incontri in giro per lItalia che farà tappa lunedì 14 a Catania alle 15.30 nell’aula magna dellex Monastero dei Benedettini e martedì 15 a Palermo. «Il tour è partito da Roma il 21 giugno scorso. Regione per regione, incontriamo le realtà locali» spiega Carbone. Liniziativa è promossa dallUsigrai e appoggiata da tutte le sigle sindacali. Allincontro di lunedì saranno presenti tra gli altri il presidente dellUsigrai, Carlo Verna, lesecutivo nazionale del sindacato e Luigi Ronsisvalle della Federazione nazionale della stampa.
I problemi odierni della Rai sono sotto gli occhi di tutti. Carbone parla attraverso esempi pratici di una «politica editoriale schizofrenica», come nel caso di Italia sera, rassegna dei telegiornali regionali trasmessa su Rai news 24. Il canale all news, che per denominazione segue il flusso continuo delle notizie, si trova costretto a dover interrompere la programmazione per far spazio ad un programma sostanzialmente freddo.
Ma ci sono problemi ancora più a monte: «Bisogna spiegare ai cittadini perché in questi anni si è demolito questo servizio pubblico. A partire dai fraintendimenti generati dalla cattiva informazione sul canone» spiega Antonello Carbone. Quella che può essere considerata una delle tasse meno amate della storia italiana, infatti, non è stata creata per rimpinguare le casse di viale Mazzini, ma è unimposta sulla proprietà dellapparecchio televisivo. «Anche lemittenza privata ha giovato di una percentuale del canone e continua a farlo». Strettamente legata a questo tema è la questione della pubblicità: «La Rai non può sforare alcuni tetti stabiliti per la raccolta pubblicitaria. Questo significa che la concorrenza, con un programma simile nella stessa fascia oraria, riesce ad incassare anche il triplo delle entrate della Rai».
«Noi non siamo contrari a priori ad uneventuale privatizzazione chiarisce il dirigente sindacale siamo contrari allo smantellamento scientifico. Vogliamo coinvolgere anche la politica, a patto che non ci siano ingerenze». Proprio queste ultime, assieme a problemi editoriali ed economici, hanno indebolito la struttura. «La Rai è diventata un boccone prelibato per i privati. Il cavallo spiega Carbone, riferendosi alla scultura-simbolo di viale Mazzini non è morente, ma è già in coma».
Non tutto è perduto, però. La parola dordine è «salvaguardare lazienda – conclude – Ce la mettiamo tutta per cambiare questo percorso e ridare alla Rai il suo ruolo di servizio pubblico».
[Foto di Juan Grosso]