“In Rainbows” e i suoi fratelli…

Il vaso di pandora digitale lo hanno scoperchiato i Radiohead nell’ottobre del 2007. Una semplice nota sul loro sito in cui invitavano i fan a reperire l’album “In Rainbows” con un’offerta libera da fare via web. Nessun supporto fisico a sostegno, niente compact disc o vinile, e i negozi di dischi? Chissenefrega. Due mesi di vendita online e la band raccoglie valanghe di richieste con riscontri economici stupefacenti (considerato che in molti hanno “investito” anche pochi centesimi). A gennaio, poi, l’album esce per la Xl in versione cd raccogliendo i frutti del tam tam internettiano. Insomma, il delitto perfetto al supporto fisico della musica. I Radiohead avevano covato quest’idea non appena liberi del peso della Emi. “Cosa può fare questa che non possiamo fare, meglio, noi?” Avranno pensato. “A che mi serve una struttura così ingombrante ed invadente, se col web arrivo ovunque e a chiunque?” Nulla di più vero.
 
Negli anni ’80 e ’90 le case discografiche erano «una gigantesca catena di montaggio che produceva un’unica tipologia di prodotto: il cd», come scrive Luca Castelli, giornalista del Mucchio. Dunque parenti molto alla lontana di quelle vene pulsanti di creatività ed inventiva che hanno segnato i primi anni della musica popular. “In Rainbows”, è stato il primo colpo, perfettamente assestato, per recidere il cordone tra band ed impresari. Dopo i Radiohead, sono arrivati in molti all’appuntamento con la storia. All’estero su tutti i Nine Inch Nails di Trent Reznor che hanno passato sul web i lavori “Ghost I-IV” e “The Slip”. In Italia gli Yuppie Flu il cui “Fragile Forest” è stato proposto a offerta libera nel proprio sito web.
 
Ci sono anche casi strani: i Portishead che hanno messo sul mercato addirittura la chiavetta Usb con il disco “Third” e Costello che ha eliminato il compact disc, investendo su vinile+mp3. Insomma, la rivoluzione. Tra passaggi su You Tube, singoli in anteprima in rete (che hanno sancito la morte degli “assaggi” su cd), canzoni vendute a 99 centesimi su I-Tunes, la musica si allontana sempre di più dalla sua fisicità e dunque dai colossi discografici lenti e impreparati. I numeri sono dalla parte del digitale. L’ascolto di musica s’è moltiplicato perché vi è disponibilità di canzoni e si, certo, perché il downloading e il file sharing rendono semplicissimo consumare musica. E se i Coldplay mettono a disposizione on-line il disco live “LeftRightLeftRightLeft” completamente gratuito, c’è da stupirsi se i danesi Raveonettes stanno passando via Twitter i link ad alcuni mp3 del disco che è ancora in fase di lavorazione?
 
 
 
 


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