In mostra i ritratti di Generazione Librino Volti di un quartiere tra coraggio e riscatto

Raccontare Librino attravero i volti, gli sguardi e i sorrisi dei suoi abitanti. Documentando con le immagini  il «contrasto di percezioni insito nel luogo», in cui «certi valori sprigionano un’energia particolare, forse perché costretti a convivere con il loro opposto, e a resistere». Si chiama Generazione Librino ed è un progetto del giovane fotografo catanese Fabrizio Spucches. Che si è tradotto in un sito web, un video ed una mostra – l’inaugurazione è prevista domani mattina alle 11.30 in piazza Stesicoro e visitabile fino al 10 giugno – in cui sarà esposta una parte parte degli oltre cento scatti che ritraggono gli uomini, le donne e i bambini che vivono nel quartiere che più rispecchia il volto degradato della città.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=A1OYmraXJkw

Una realtà difficile, fatta anche di criminalità, povertà ed ignoranza. Che fa paura e che per questo spesso è discriminata e vittima di indifferenza. Ma dove «gli aspetti negativi si scontrano con la resistenza della gente, che emerge da valori semplici come l’amore, l’amicizia o l’affetto di una madre, che in questo luogo si esprimono con più forza», spiega Fabrizio. Mostrando «la tenacia di una generazione che ha subito tanto», ma che nonostante tutto non si arrende. «Librino – sottolinea l’autore – è un punto di riferimento per Catania e non un luogo da discriminare. Molti catanesi dovrebbero prendere esempio dal coraggio dei suoi abitanti».

Il progetto è nato grazie ad un’esperienza di volontariato al centro Talità Kum, che ha sede proprio a Librino. Dopo qualche anno passato all’estero, infatti, Fabrizio – che nonostante abbia appena 25 anni ha un un curriculum di tutto rispetto e adesso vive e lavora a Milano – è tornato a Catania per fare qualcosa nella sua città. «Qui ho incontrato i volontari, ma anche bambini e genitori da cui ho imparato molto e ho scoperto che il quartiere non è solo il palazzo di cemento», racconta. Così ha deciso di affidarsi alla sua reflex per documentare una realtà differente da quella riportata ogni giorno dalle pagine di cronaca. «Le mie foto – sottolinea Fabrizio – non sono artistiche, dietro non ci sono grandi verità o concetti astrusi: se vai a farti un giro a Librino troverai gli stessi sguardi».

Il lavoro per realizzare Generazione Librino è durato circa un mese, durante il quale Fabrizio, fotocamera in mano, ha girato per le strade e le piazze del quartiere: Moncada, Bummacaro, Grimaldi, Castagnola, Borgo Librino, Nitta e San Teodoro. «Ogni nucleo corrisponde ad una tappa», spiega. Per la scelta dei soggetti da immortalare, racconta di essersi affidato ad istinto ed improvvisazione, cercando di vincere la reticenza degli abitanti. «Anche se non ce n’è stato bisogno», confessa. «All’inizio ero scettico sulla reazione della gente, ma in realtà mi sono divertito moltissimo. Qualcuno è stato più titubante, ma la maggior parte delle persone che ho incontrato si è dimostrata disponibilissima a farsi fotografare». Per allestire lo sfondo bianco, «ho preso in prestito la tavola di compensato che mia madre usa per i pranzi domenicali, e il lenzuolo bianco di mia nonna. Per più di un mese non abbiamo potuto apparecchiare né dormire in pace», scherza.

«Ho parlato con tante famiglie dei loro problemi e dello loro storie e ho capito molte cose». Il risultato è una serie di immagini che racchiudono «amore, discriminazione, gioia, droga, coraggio, violenza, amicizia, prigione, ottimismo, indifferenza, sole, solitudine, carisma, cemento, casa, povertà, curiosità, paura, bellezza, buio, vita». Queste sono alcune delle parole chiave che emergono dalle foto di Fabrizio e che identificano i diversi volti di Librino. Senza però darne un’interpretazione specifica. «I miei scatti documentano – spiega il giovane fotografo -, non sono foto da appendere al chiodo ma sono a disposizione di tutti, sul web ma anche in mostra in una piazza. Guardandole, ognuno può dare la sua interpretazione personale».

La scelta di allestire la mostra in piazza Stesicoro non solo non è casuale, ma apre la strada anche ad un altro spunto di riflessione, passaggio obbligato in perodio di elezioni. «Le immagini saranno esposte in centro città anche per contrapporle a tutti i faccioni sorridenti dei candidati sindaco e dei politici che occupano, anche abusivamente, la nostra città», sottolinea l’autore. Con un messaggio per l’amministrazione attuale e quella futura, «di qualsiasi colore politico, che in campagna elettorale frequentano Librino perché conta più di 80mila abitanti, ma poi se ne dimenticano. Invece, loro per primi, dovrebbero prendere esempio dai librinesi e sperare di avere un po’ del loro coraggio», afferma Fabrizio.

«Librino è un quartiere ricchissimo di sfumature, in cui è possibile sperimentare – precisa Fabrizio – dove negli ultimi anni si sono concretizzate alcune tra le cose più belle che ci sono a Catania, come la Porta della bellezza, e dove sono nate realtà di riscatto come lo stesso centro Talità Kum o il campo San Teodoro – precisa il giovane fotografo – Librino non è solo il palazzo di cemento e le mie foto vogliono contribuire a ridare dignità al quartiere e a dimostrare che tra la gente c’è anche chi, ogni giorno, si impegna per contrastare gli aspetti negativi». Partendo proprio da un sorriso.

[Foto di Fabrizio Spucches]


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Da domani fino al 10 giugno piazza Stesicoro ospiterà gli scatti del progetto fotografico realizzato dal giovane fotografo etneo Fabrizio Spucches, che ha immortalato i volti degli abitanti del rione satallite alla periferia di Catania. Una realtà difficile e degradata, ma da cui emerge con forza «un contrasto di percezioni tra gli aspetti negativi e la resistenza della gente, dove i valori come l'amore, l'amicizia o l'affetto di una madre sprigionano un'energia particolare perché costretti a convivere con l'opposto»

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