«Santo subito». Una voce si leva dai banchi affollati della cattedrale durante l’omelia di Corrado Lorefice, si insinua nel fragore di un lungo applauso scoppiato per riempire il lungo silenzio del vescovo di Palermo, fermato dalla commozione durante il suo omaggio a Biagio Conte, il fondatore laico della missione Speranza e carità, che per oltre 31 anni è stato uno dei simboli silenziosi di Palermo. Quella voce, forse un po’ sguaiata, in un momento solenne, ha però raccolto il pensiero di molte la tra le migliaia di persone che hanno riempito non solo la cattedrale, ma anche il sagrato e parte di corso Vittorio Emanuele.
Una folla composta, ma oceanica, degna dei funerali di un capo di Stato, così come lo era il parterre di autorità presenti: dal presidente della Regione Renato Schifani, al vicepresidente dell’Assemblea regionale Nuccio Di Paola, dal sindaco di Palermo Roberto Lagalla al suo predecessore Leoluca Orlando, fino ad arrivare ai massimi rappresentanti palermitani delle altre religioni, per non parlare dei messaggi di cordoglio giunti da Papa Francesco e dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha definito «eroica» la missione portata avanti per tutta la vita da Conte, che dal 1991 ha accolto sotto il suo tetto gli ultimi della nostra società, senza mai fare distinzione di colore della pelle, credo religioso o estrazione sociale.
Impressionante anche lo schieramento di prelati e rappresentanti della Chiesa, con otto sacerdoti che alla fine hanno portato a spalla il feretro di Fratel Biagio, così era conosciuto da tutti, lungo le navate della cattedrale insieme ad altrettanti rappresentanti della missione fin dentro al palazzo arcivescovile, prima che la bara, in legno semplice, simile a quelle tristemente utilizzate al porto in occasione degli sbarchi dei migranti, partisse per il suo ultimo viaggio, ancora una volta verso la missione Speranza e Carità, dove le spoglie del laico saranno seppellite, all’interno della cappella.
Ma al di là di autorità civili, ecclesiastiche e militari, i primi posti, quelli più prossimi all’altare, erano occupati dalla gente di Biagio Conte: gli uomini e le donne della missione, i parenti,i malati, chi lo aveva conosciuto e insieme a lui ha affrontato le lotte quotidiane per tenere aperto quel porto sicuro che negli anni ha dato rifugio e aiutato a tantissime persone in difficoltà, impresa non sempre semplice. «Fratel Biagio ha camminato e continuerà a camminare in mezzo a noi», dice Lorefice. E la sua gente sembra esserne certa. L’ultimo saluto, in strada, tra gli applausi scroscianti, mentre uno stormo di colombe bianche è stato liberato a sorvolare il sagrato della chiesa più importante di Palermo ne è stata solo l’ultima conferma.
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