In mezzo mondo cresce insoddisfazione per chi governa

DALL’UCRAINA AGLI USA, DALLA FRANCIA ALL’ITALIA, DA ISRAELE AL SUD AFRICA CHI E’ AL POTERE E’ SOTTO TIRO. MAL VISTA, SE NON DETESTATA, E’ L’UNIONE EUROPEA

Ieri sono state diffuse alcune immagini (e un video) in cui si vedeva un gruppo di persone comuni che gettava di peso Vitaly Zhuravsky, una volta membro del partito dell’ex Presidente ucraino, in un bidone della spazzatura davanti al parlamento di Kiev. Sarebbe normale pensare ad un evento estremo o a un caso singolo opera di estremisti. In realtà, a ben guardare, quello avvenuto in Ucraina, non è affatto un caso singolo.

Il vero problema è: i politici al governo, a tutti livelli, godono effettivamente del cosiddetto “consenso popolare”? In altre parole, chi governa un Paese o una Regione lo fa grazie alla volontà della maggior parte della popolazione?

Sempre più spesso ormai capita di assistere a manifestazioni contro chi gestisce o amministra la cosa comune. E non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Sintomo che, forse, i cittadini non si sentono più rappresentati da chi governa.

Nei giorni scorsi, durante la visita in Sicilia del capo del governo, Renzi, sono state molte le proteste e anche abbastanza accese. E non si è trattato di una caso sporadico: lo stesso era accaduto qualche mese fa durante una sua visita a Treviso, a Napoli e anche nella “sua” Firenze. Ebbene, queste proteste sono un caso isolato (come cerca di far credere chi le subisce) oppure sono un sintomo di un malcontento e di una mancanza di sfiducia diffusi?

Negli USA, ad esempio, la fiducia degli americani nel governo federale è ormai ai minimi storici: per il 33 per cento degli intervistati il Presidente Obama sarebbe addirittura il peggior presidente dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi. E secondo un recente sondaggio Gallup, solo il 28 per cento di americani approverebbe l’operato del Congresso e la fiducia in Obama da parte dei suoi concittadini sarebbe in calo: secondo un sondaggio della Università Quinnipiac, meno della metà degli americani (49 su 100) approvano il suo operato.

Anche in Francia pare che la popolarità del presidente Hollande non sia proprio il massimo: solo il 13 per cento dei francesi sembra lo giudichi positivamente. E certo non lo ha aiutato la pubblicazione di un libro, scritto dalla sua ex compagna, in cui sono riportati numerosi dettagli privati sul presidente e sui suoi modi di fare (come aver definito i poveri “senza denti”).

Scarsa popolarità che la sua diretta concorrente alle ultime europee, la Le Pen (la cui popolarità sarebbe, invece, in crescita), non ha mancato di rimarcare: “Sono rispettosa delle istituzioni. Non contesto la legittimità del presidente. Ma non ha più la fiducia del popolo e deve trarne le conseguenze”.

La risposta di François Hollande è stata in piena sintonia con l’atteggiamento di molti altri leader resisi conto di aver perso la propria leadership: “Non esiste sondaggio, per quanto difficile, che possa interrompere un mandato”.

Un modo di attaccarsi ostinatamente alla “poltrona” che non è diverso da quello di Renzi che, secondo un sondaggio Demos, avrebbe perso, in soli tre mesi, ben 14 punti percentuali nel gradimento degli italiani (che forse si sono resi conto che i “famosi” 80 Euro al mese non basteranno a coprire l’aumento del costo della vita, delle tasse e delle imposte e che le prospettive per il futuro non sono così rosee come aveva promesso il “nuovo che avanza”).

In piena sintonia con il collega francese, il “nuovo che avanza”, pochi giorni fa, in Parlamento, ha dichiarato: “Si arriva al 2018 a condizione di mettere in campo le riforme necessarie come fisco, giustizia, questione educativa oltre che alle riforme istituzionali e alla riforma elettorale”. E giusto per dimostrare il suo rispetto per il Parlamento, ha aggiunto che il governo condurrà la riforme con gli strumenti ordinari “ma se non si riesce, anche con provvedimenti di urgenza”.

A proposito del calo di popolarità del premier italiano, Ilvo Diamanti ha scritto sulle pagine de la Repubblica: “Il calo della popolarità del premier e del governo sottolinea come l’apertura di credito degli elettori non sia infinita. Quindici punti di fiducia in meno, in tre mesi, non sono pochi”.

Pare che ormai sia venuta meno anche la fiducia nell’Europa. Anzi nell’Unione Europea e nel modo in cui i vari esemplari di Homo Politicus hanno spremuto gli europei: ben due italiani su tre ritengono che la UE abbia danneggiato l’economia italiana (il Sole24 Ore).

Anche fuori dall’UE pare che non siano molti i premier e i capi di Stato che possono vantare la stima della maggior parte dei propri concittadini. In Israele, ad esempio, i consensi nei confronti del premier israeliano, Benyamin Netanyahu, sarebbero crollati in pochi mesi del 50 per cento (sondaggio Ynet). E questo nonostante i suoi tentativi di mostrare la propria forza con i bombardamenti su Gaza: prima degli attacchi la popolarità del premier sfiorava l’82 per cento, pochi giorni fa era scesa a poco più del 30 per cento.

Pare che quella di ricevere fischi e attacchi (finora solo verbali) sia una caratteristica che accomuna il “nuovo che avanza” anche con un altro capo di Stato: il presidente sudafricano, Jacob Zuma. Fischi che, secondo alcuni, sarebbero un chiaro sintomo di insoddisfazione per il suo operato, ma anche per la differenza tra una figura carismatica come il suo predecessore, Mandela (ricordato per la sua integrità e la sua leadership inclusiva), e il presidente Zuma (che ha dovuto affrontare accuse di stupro, e che è ancora oggetto di una procedura giudiziaria per corruzione, oltre ad essere finito sulle prime pagine dei giornali per le enormi somme di denaro pubblico spese per la sua residenza privata).

E in Sicilia? Qual è l’indice di “gradimento” del presidente della Regione? Pochi ne hanno parlato sui quotidiani, ma Rosario Crocetta pare occupi il penultimo posto della graduatoria dell’apprezzamento dei presidenti di Regione. Secondo un recente sondaggio (Monitoregione dell’istituto di ricerca Datamedia), l’operato di Crocetta non convincerebbe neanche la metà dei siciliani (46,1 per cento).

Recentemente gli sarebbe stata inviata anche una lettera di minacce con la scritta: “Tu picca n’hai, malerittu” (sulla vicenda indaga la polizia). E, naturalmente, come tutti gli altri esemplari di Homo Politicus, anche Crocetta, quando gli è stato chiesto cosa ne pensasse del risultato del sondaggio, si è mostrato addirittura soddisfatto della propria performance: “Non è cambiato nulla, perché io sono stato eletto con il 34 per cento dei voti ed ho il 46 per cento di gradimento. Per me va bene perché con il 46 per cento, se mi presento, vengo rieletto”.

C’è da credere che, dopo una simile osservazione (non a caso molti giornali si sono guardati bene dal pubblicarla), la percentuale di gradimento del presidente della Regione sarà calata ulteriormente…

 

 


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