Il viaggio tra le abitudini del mondo giovanile a Gela Si gioca d’azzardo già a 10 anni. L’analisi dell’esperto

Più che una semplice fotografia è stato deciso di etichettarlo come un «selfie». Anche perché la telecamera immaginaria i giovani l’hanno puntata verso se stessi così da consentire la realizzazione di un’indagine sugli stili di vita. Obiettivo: individuare la funzione dei fattori di rischio e incentivare quelli di protezione. Al centro c’è Gela, la città del polo petrolchimico ideato da Enrico Mattei, e un sondaggio online somministrato ai ragazzi e alle ragazze degli istituti secondari di primo e secondo grado. Trentuno scuole coinvolte per un totale di 3000 studenti. Da quelli che sembrano freddi numeri, verrà sviluppato un lavoro di ricerca ormai diventato pane quotidiano per lo psicologo Simone Feder, da anni attivo nelle strutture della comunità casa del Giovane di Pavia dove si occupa di adolescenti e dipendenze. «Gela è stata la prima città del Sud che è stata testata come mondo giovanile – racconta Feder a MeridioNews – La politica non ha messo un euro e il lavoro è stato portato avanti dalla Croce Rossa locale e da me tramite il movimento No Slot e il centro studi Semi di melo». 

Cosa è venuto fuori? «Che bisogna cambiare approccio – sintetizza – Oggi non puoi aspettare che i giovani dicano qualcosa ma devi essere tu ad andare incontro a loro. Le istituzioni scolastiche devono aiutare questo mondo a tirare fuori quello che ha dentro la pancia, smettendola di dire “ai miei tempi”, perché quei “tempi” appartengono al passato». Le considerazioni prendono spunto dal selfie venuto fuori dal sondaggio, con i dati raccolti tra maggio e giugno dello scorso anno. Il 40,15 per cento degli alunni delle scuole medie sostiene di non avere nei professori le figure di riferimento per la vergogna che proverebbero durante un eventuale confronto. La percentuale scende al 33,86 per cento alle superiori. Con i genitori il dato è più basso ma è vero anche che il 19 per cento, alle superiori, sostiene di non confrontarsi con i papà e il motivo è sempre «la vergogna». 

«I genitori devono capire e sforzarsi di comprendere la tecnologia che usano i propri figli – spiega lo psicologo – Quando una ragazza esce di casa, le viene fatto il terzo grado: “con chi vai?”, “quando torni?”. Ma quando è chiusa in camera, nessuno dice nulla». Il sette per cento, su un campione di duemila persone alle scuole superiori, sostiene per esempio «di inviare immagini o contenuti osè o provocanti». Il 24 per cento, invece, conosce coppie di coetanei che si scambiano contenuti espliciti. «Ragazzi e ragazze non possono considerarsi protetti tenendoli in casa – continua Feder – ma bisogna capire anche che cosa fanno e oggi tutto questo non può essere rimesso in discussione nel mondo adulto». Stando ai numeri del sondaggio, quasi tutti gli intervistati usano il proprio smartphone durante i pasti oppure di notte, in particolare tra gli iscritti agli istituti di secondo grado. 

Un intero capitolo del sondaggio è dedicato alle abitudini disfunzionali, in cui si annoverano soprattutto gioco d’azzardo, stupefacenti e alcol. Negli istituti di primo grado di Gela, il 16 per cento ha giocato d’azzardo prediligendo i gratta e vinci. Alle superiori la percentuale sale al 48 per cento su un campione di 2082 studenti. In questo caso, ai tagliandi si aggiungono le scommesse sportive. «In Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna c’è la percezione del pericolo riguardo i gratta e vinci, ma è avvenuto dopo una lunga sensibilizzazione – sostiene Feder – In Sicilia, per questo si sta cominciando adesso la semina e il gratta e vinci è un gioco e basta. Quando, però, chiedi perché viene vietato ai minorenni non sanno risponderti». Stando ai dati, il 42 per cento ha utilizzato per la prima volta un tagliando da grattare insieme ai genitori e si comincia tra i 10 e i 15 anni. Il viaggio tra le abitudini degli adolescenti di Gela ha riguardato anche il mondo delle droghe. Uno studente su due delle superiori ha dichiarato di conoscere qualcuno che le utilizza. Il 10 per cento ha utilizzato cannabinoidi e il 2 per cento cocaina

Il grosso delle percentuale, nell’elenco delle spese settimanali inserite tra le abitudini disfunzionali, è però occupato dall’alcol. Negli istituti di secondo grado, tocca il 23 per cento mentre il 2 per cento in quelli di primo grado. Perché si beve? La risposta con più spunte – rispettivamente 37 e 29 per cento in base al tipo di scuola – è quella relativa alla possibilità di «affrontare momenti difficili». Feder sottolinea anche un 12 per cento, alle superiori, che dichiara di ubriacarsi almeno una volta al mese, il 4,2 per cento invece alza il gomito ogni settimana. «Sono convinto che, come comunità educante, dobbiamo farci carico dei bisogni dei ragazzi – spiega a MeridioNews Anita Lo Piano, presidente della Croce Rossa a Gela – Il progetto è iniziato poco prima della pandemia. Ci sono stati degli incontri e delle giornate per sperimentare la bellezza del gioco sano. Infine ,abbiamo somministrato questo questionario a tutti i ragazzi delle scuole di Gela tra superiori e medie».


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