Il solito Renzi: ha promesso 3,5 miliardi di euro per la sicurezza nelle scuole e se li è rimangiati

UNA NOTIZIA CHE POTREBBE INTERESSARE GLI STUDENTI ITALIANI. ALTRO CHE SICUREZZA PER GLI EDIFICI SCOLASTICI! SOLO 150 MILIONI DI EURO PER I LAVORATORI SOCIALMENTE UTILI CREATI DA PRODI NEL 2001. INSOMMA CLIENTELE AL POSTO DI OPERE PER MIGLIORARE LA VIVIBILITA’ SCOLASTICA

Come al solito, Renzi non perde occasione per far vedere come è facile dire qualcosa per fare poco o niente. A marzo 2014 preannunciò un piano per le scuole da 3,5 miliardi di Euro, svincolati dal Patto di stabilità, da destinare alla messa in sicurezza delle scuole e al rilancio del settore dell’edilizia. Un mese dopo confermò la sua promessa e disse che i lavori sarebbero iniziati il 15 giugno.

In effetti, qualche mese fa, il governo ha lanciato un progetto dal titolo altisonante: “Scuole Belle”. Tutti hanno pensato che finalmente si trattasse del tanto atteso progetto per il recupero delle strutture scolastiche italiane, da anni in crisi. “Quasi” tutti, però, sono rimasti delusi. Sì, perché, in realtà, quello annunciato da Renzi non era il tanto atteso progetto per la ristrutturazione egli edifici scolastici. E neanche il grande progetto annunciato in pompa magna qualche mese prima.

L’iniziativa che, forse, sarà realizzata, sarà solo una sorta di progetto “80 Euro” per Lsu scolastici. Sì, perché, alla fine, il governo Renzi, per il 2014, ha stanziato solo 150 milioni di Euro. E per di più soldi che serviranno solo a pagare un certo numero di Lsu (gli unici a non essere delusi dal progetto) che verranno utilizzati per la pulizia di alcune scuole.

Sabrina Bono, capo dipartimento Miur per le risorse finanziarie, ha detto: “Quella dei lavoratori socialmente utili è un’emergenza che nasce dalla gara per i servizi di pulizia: l’esternalizzazione, se da un lato ha razionalizzato i costi, dall’altro ha generato una pressante questione sociale. Per affrontarla, il nuovo governo ha pensato ad una soluzione che non fosse il solito ricorso agli ammortizzatori sociali. E visto che sul tavolo c’era già il tema dell’edilizia scolastica, si è deciso di inaugurare un filone riguardante la piccola manutenzione”.

Come dire, dato che servivano “consensi” (negli ultimi giorni il numero di iscritti al PD pare sia calato sensibilmente), meglio fare l’operazione LSU. “Per noi è una bella iniziativa”, ha continuato la Bono, “fino all’anno scorso in alcune scuole si facevano collette fra i genitori per riverniciare le aule”. Eppure era stato proprio Renzi che, nel corso delle sue visite a numerose scuole, aveva promesso interventi strutturali.

Anche le somme stanziate poi sembrano pochine. 150 milioni di Euro sono decisamente pochi, vista la situazione delle scuole in Italia. E serve a poco promettere che il governo darà altri 300 milioni di Euro nel 2016. E intanto cosa dovrebbero fare studenti e professori? Fare le pulizie da soli?

“È tutto incanalato perché quei soldi servono a dare da mangiare ai Lavoratori socialmente utili, le scuole vengono dopo”, ha spiegato Fernando Iurlaro, dirigente di un istituto in provincia di Lecce.

Senza contare che la maggior parte di questi fondi sono destinati alla Campania che, da sola, riceverà (entro il 2016) 171 milioni di Euro. Casualmente una delle regioni con il maggior numero di Lsu. E le regioni che non hanno Lsu? Non si sa.

Forse Renzi non lo sa, ma in Italia, in tutta Italia, lo stato delle scuole è terrificante. Secondo i dati dell’XI Rapporto su Sicurezza, Qualità e Comfort degli Edifici Scolastici di Cittadinanzattiva, il 41 per cento delle scuole ha uno stato di manutenzione inadeguato: muffe, infiltrazioni e segni di umidità sono presenti in un’aula su cinque e il 77 per cento degli istituti ha dovuto richiedere interventi nel corso dell’ultimo anno scolastico: interventi che – nel 15 per cento dei casi – non sono stati realizzati per mancanza di fondi.

La realtà è che, ad anno scolastico già iniziato, gli studenti sono ospitati in edifici poco sicuri: in Sicilia, ad esempio, in base alla black list pubblicata dalla Protezione civile sarebbero molti gli edifici costruiti con il cosiddetto “cemento molle”. E in Italia un quinto degli edifici scolastici con più di un piano sarebbe sprovvisto di scale di sicurezza. Nel 22 per cento dei casi mancherebbero uscite di sicurezza sui corridoi, in tutti o in parte. Per non parlare delle porte antipanico che mancherebbero in gran parte delle aule degli studenti (76 per cento), delle biblioteche (44 per cento), delle aule computer (63 per cento), dei laboratori scientifici (61 per cento), delle mense (38 per cento) e delle palestre (36 per cento) (dati Cittadinanzattiva).

Una situazione che comporta gravi rischi per la sicurezza di studenti e personale. Rischi, in alcuni casi, inaccettabili: in alcune scuole (tre su 100) mancherebbe addirittura il certificato di agibilità statica. Dato ancora più grave se si considera che molte scuole si trovano in zone a rischio sismico e che gli edifici spesso sono obsoleti essendo stati costruiti molti decenni fa.

Ma la cosa più grave è che, tutto questo, il Parlamento lo sa bene: qualche anno fa, in un’audizione al Senato, l’allora ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, promise che l’anagrafe edilizia delle scuole sarebbe stata completata al massimo entro fine gennaio 2010. Sono passati quasi cinque anni e, nonostante diverse interrogazioni per casi specifici (anche durante il “governo del fare”), non esiste ancora nulla (solo a Luglio il Miur ha iniziato i lavori per richiedere la situazione alle regioni…).

Nel Bel Paese sono molte le scuole potenzialmente pericolose. Ma né le scale di sicurezza, né gli estintori, né le porte antincendio possono votare. Né può votare la stragrande maggioranza degli studenti e, infatti, anche le risorse finanziarie a disposizione per l’anno scolastico 2014-2015 per le scuole collocate nelle aree a rischio educativo, con forte processo immigratorio e contro la dispersione scolastica, sono diminuite rispetto all’anno precedente.

Altre persone, invece, sì. Come ad esempio gli ex “Lavoratori socialmente utili”: disoccupati o cassaintegrati inseriti nelle scuole durante l’ultimo governo Prodi (era il 2001). Poi, però, col passare del tempo, spesso i servizi di pulizia delle scuole (e simili) sono stati esternalizzati. E così queste persone non hanno più potuto dire grazie a nessuno. Grazie per avere un posto di lavoro, grazie per aver ridotto il numero dei disoccupati, grazie per aver pulito edifici scolastici spesso cadenti e privi delle condizioni di sicurezza più elementari. Ma, soprattutto, grazie a Renzi per aver reso le “Scuole Belle”…

 

 

 

 


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