«Magari li chiameremo Imperatore e Imperatrice»: l’ex ciclista professionista Paolo Alberati, mente e cuore alla base dell’idea del Parco Ciclistico dell’Etna, sorride pensando alle denominazioni da affibbiare a chi riuscirà a compiere la nuova impresa. I ciclisti che finora si sono tolti lo sfizio di scalare i sei versanti già esistenti diventano infatti Re e Regina del Vulcano: a breve però la sfida diventerà ancora più ardua. Ai percorsi già presenti, infatti, si aggiungeranno altre due salite: quella che da Adrano porta al Monte Intraleo e la Biancavilla-rifugio Sapienza.
Il versante adranita ha una storia particolare, dato che l’idea originaria era quello di inserirlo subito tra le sei salite scalabili. La selezione, poi, aveva finito per premiare il percorso Ragalna-Piano Vetore: questo grazie al passaggio del Giro d’Italia 2018, col conseguente miglioramento delle strade. «La scelta era legata anche al fatto che, nell’ascesa da Adrano, uno dei curvoni si era trasformato in una vera e propria discarica abusiva. Adesso però il famoso tornante è stato destinato a un’isola ecologica e il tracciato, nella parte alta, ha subito migliorie importanti». I tempi per l’inserimento nel Parco Ciclistico sono dunque maturi: si parte dalla circonvallazione di Adrano, per inerpicarsi fino all’area attrezzata di Monte Intraleo (circa 1400 metri sul livello del mare, totale 14 chilometri).
La Biancavilla-Rifugio Sapienza, invece, si prepara a essere la tappa più lunga, con i suoi quasi 24 chilometri di percorso tutti in salita. Saranno i paesaggi a rendere ancora più caratteristica la scalata di questo versante: «I ciclisti pedaleranno inizialmente tra le limonaie – precisa Alberati – passando poi per vigneti e meleti a quota mille, fino ad essere circondati dalla classica sciara vulcanica». I tempi dell’apertura dei due percorsi non sono ancora certi: ciò che è sicuro, però, è che tutto sarà fatto con la dovuta calma. «L’idea è quella di aggiungere un versante tra settembre e ottobre, lanciando il secondo per l’anno prossimo. La scelta – ricorda l’intervistato – è legata anche alla volontà di non bruciare l’impresa che in questo momento tanti appassionati su due ruote stanno compiendo. Sono in tantissimi, infatti, a scalare i sei versanti del Parco Ciclistico per poi ottenere il brevetto».
I numeri, in tal senso, sono emblematici. «Dal primo agosto 57 persone hanno chiesto il diploma, dopo avere percorso le sei salite: nel 2020 più o meno dieci-quindici ogni settimana». Una partecipazione sorprendente per lo stesso Alberati che, però, è riuscito a dare una spiegazione a questo boom: «È una questione di cuore. Molta gente si è approcciata a questa sfida ponendo alla base l’orgoglio. Qui ciò che conta non è essere veloci, ma tenaci. Chi decide di scalare i sei versanti non ha fretta e non si preoccupa: partono all’alba e arrivano col buio». La volontà di misurarsi col gigante Etna, dunque, è più che altro una sfida con sé stessi, nel tentativo di ridiscutere i propri limiti. Si va dal signore di Mantova che inforca la bicicletta dopo aver sconfitto un tumore al cervello, alla madre che in seguito a una delicata operazione subita dai figli decide di affrontare il vulcano, con i bambini al seguito: la magia dello sport, in fondo, è tutta racchiusa qui.
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