Il Palermo è ancora vivo e non si arrende A Napoli un punto utile per il morale

Ci sono casi in cui, nel calcio, la frase fatta un punto l’uno non fa male a nessuno non funziona. La gara Napoli-Palermo è uno di questi casi. Un match in cui il risultato di parità, analizzandolo dal punto di vista della classifica, non soddisfa nessuna delle due squadre. Masticano amaro sia i partenopei, che falliscono l’aggancio al secondo posto occupato dalla Roma – sconfitta a Genova dalla Sampdoria – e che molto probabilmente dicono addio al sogno scudetto, sia i rosanero. Pur essendo prestigioso, infatti, l’1-1 del San Paolo non consente al Palermo di compiere un balzo in avanti significativo (dieci i punti di distanza dal quartultimo posto) e il rammarico aumenta se si pensa che la vittoria, prospettiva inimmaginabile alla vigilia della partita, fino al 66’ era stata ampiamente alla portata. Un traguardo raggiungibile ma vanificato da una papera di Posavec su un tiro apparentemente innocuo di Mertens.

Questo è il pedaggio che deve pagare una società convinta di affidare ad un ragazzo di 20 anni un ruolo delicato come quello del portiere. Premessa doverosa: gettare la croce addosso al giovane estremo difensore croato è ingiusto e anche inutile. Detto ciò, bisogna anche aggiungere che quello di ieri sera non è il primo errore clamoroso commesso da Posavec in questo campionato. Ancora una volta il numero 1 rosanero ha alternato grandi interventi (spiccano la deviazione con il piede su un diagonale di Mertens nel primo tempo e una parata di istinto su una conclusione del neo-entrato Zielinski nella ripresa) a sbavature da matita blu. Errori che in più di una circostanza, in questa stagione, hanno avuto un peso specifico nell’economia del risultato.

In ogni caso, al di là della delusione dettata dalla consapevolezza di avere compiuto un’impresa a metà, resta in casa rosanero la soddisfazione per avere ottenuto un risultato utile su un campo difficile e contro la terza forza del campionato. Una big in ottime condizioni di salute (finora il Napoli aveva sempre vinto in questo primo segmento del 2017) e con il migliore attacco del torneo. La prima di Diego Lopez merita un’ampia sufficienza. La squadra, che ha avuto la bravura e anche la fortuna di segnare nella fase iniziale della gara (Nestorovski si è sbloccato dopo un digiuno durato otto giornate) e di costruire la propria partita su questo gol di vantaggio, ha sofferto costantemente la pressione esercitata dai padroni di casa ma si è difesa con ordine e lucidità. Come prevedibile, ha disputato una partita prevalentemente difensiva ma ciò che doveva fare lo ha fatto bene.

Chi legge il risultato di 1-1 senza scavare a fondo potrebbe pensare che i rosanero hanno affrontato un Napoli sotto tono o poco concentrato e invece il campo ha detto una cosa diversa. Ieri si è visto il solito Napoli e il volume di gioco prodotto dai partenopei è stato in linea con gli elevati standard registrati finora dalla compagine di Sarri. Se gli azzurri hanno trovato pochi sbocchi offensivi e non sono riusciti a conquistare l’intera posta in palio, il merito è soprattutto del Palermo che, pur affacciandosi molto raramente in aera avversaria (da segnalare, in fase difensiva, le prove maiuscole di Gonzalez e dell’esterno sinistro Pezzella al cospetto della squadra della sua città), ha contenuto con personalità l’onda d’urto di una formazione certamente più quotata. Il pareggio maturato al San Paolo offre sul fronte rosanero una doppia chiave di lettura: è probabilmente un brodino se si ragiona in termini di classifica ma dal punto di vista psicologico può essere un buon punto di (ri)partenza. Un segnale importante per un Palermo ancora vivo e che adesso cercherà di sfruttare nel migliore dei modi il doppio impegno casalingo contro Crotone e Atalanta per riaprire un discorso salvezza che fino alla scorsa settimana sembrava definitivamente archiviato.


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