Remake di un film già visto più volte. Con lo stesso the end (1-1) in trasferta e con un’altra trama in chiaroscuro. Trama con un finale positivo coinciso con un punto che consente al Palermo di muovere la classifica e dare continuità al proprio percorso ma sporcata da alcune macchie visibili ponendo la lente di ingrandimento sulla performance della squadra. Le sensazioni che lascia il pari ottenuto a Cosenza sono simili a quelle percepite in occasione della gara esterna a Venezia dello scorso 11 marzo. Con l’aggravante, in relazione alla sfida odierna disputata allo stadio San-Vito-Marulla, che oggi i rosanero hanno subìto l’1-1 dei padroni di casa dopo essere passati in vantaggio. Si può essere arrabbiati dopo un pareggio che, comunque, resta un risultato utile e in linea con la tabella di marcia delineata dallo staff rosanero? La risposta è affermativa se l’obiettivo del gruppo è quello di crescere, migliorare e compiere un salto di qualità dal punto di vista dell’atteggiamento mentale. Seguendo questa filosofia, chi ha a cuore le sorti dei rosanero è legittimato ad essere deluso o a masticare amaro perché il Palermo, squadra più forte del Cosenza come si evince dalla classifica, con maggiore lucidità e concentrazione avrebbe potuto conquistare un successo ampiamente alla portata.
Eccolo il remake del film già proiettato sugli schermi: la ripetitività con cui siamo costretti ad esprimerci commentando un pari esterno dei rosa va di pari passo con la recidività di un gruppo incapace di correggere determinati difetti e costantemente prigioniero dei propri errori. L’undici di Stellone, che in questo torneo cadetto ha il rendimento migliore fuori casa, usando la testa avrebbe vinto il match di oggi in terra calabrese. I rosanero, avanti di un gol, ragionando di più non avrebbero creato con una sbavatura della difesa i presupposti per il gol del pareggio di Sciaudone (il centrocampista rossoblù, a segno contro il Palermo anche quando giocava nel Bari e nel Novara, al 37′ ha battuto Brignoli con la complicità decisiva di una deviazione di Murawski infortunatosi peraltro alla caviglia destra), avrebbero marcato in area con maggiore attenzione (Maniero, che al 5’ ha colpito la traversa con un colpo di testa, ha messo più volte in apprensione la retroguardia nei duelli aerei) e, in generale, sarebbero riusciti in un modo o nell’altro – come di solito fa una grande squadra – a pulire una gara sporca come quella odierna e ad incanalarla su binari più congeniali. Discontinuità di certi giocatori (Trajkovski, esterno sinistro di un 4-4-2 a trazione anteriore, non è entrato mai in partita e non ha messo le sue potenzialità al servizio dei compagni), alti e bassi di una manovra che stenta a decollare e cronicizzazione di alcune problematiche giustificano il senso di incompiutezza riconducibile all’identità di un Palermo che, pur essendo in piena lotta per la A e in grado di arrivare al traguardo, è ancora immaturo e spesso superficiale. Un Palermo che potrebbe volare ma a cui manca ancora qualcosa, in termini di personalità, per la definitiva consacrazione.
La fotografia della giornata agrodolce vissuta a Cosenza è l’espulsione rimediata al 90’ dal capitano Nestorovski. Protagonista in positivo al 20′ del primo tempo in occasione del momentaneo vantaggio degli ospiti (decima rete in campionato – destro chirurgico ad incrociare – per il macedone servito da Puscas sugli sviluppi di una sponda di testa di Moreo inquadrato questo pomeriggio da Stellone come esterno di centrocampo) ma da bacchettare per il cartellino rosso ricevuto al tramonto del match. Un doppio giallo ravvicinato che il numero 30 avrebbe potuto e dovuto evitare per non mettere in difficoltà tecnico e compagni e, contestualmente, per non aggravare la situazione in vista della prossima gara a Pescara nella quale, al di là dell’incognita legata alle condizioni di Murawski, mancheranno per squalifica anche i difensori Bellusci e Rajkovic. La leggerezza di Nestorovski rispecchia l’inaffidabilità di tutto il Palermo. Che anche oggi a Cosenza, contro una squadra tignosa e che ha fatto soffrire altre big ma di certo non trascendentale, avrebbe potuto fare molto di più ma che molto spesso si incarta su se stesso commettendo delle ingenuità – di natura tecnica ma soprattutto di tenuta psicologica (nella ripresa, su passaggio dell’ex di turno Embalo vicino al gol subito dopo il suo ingresso in campo, Tutino ha sprecato un’ottima occasione da rete) – che continuano a tarpargli le ali.
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